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Archivio Sonoro

Mimmo Ferraro

Mimmo Ferraro

La ricerca condotta da Rinaldi e Sobrero, nel maggio 1978, si inseriva nel più grande progetto sulla festa del Primo Maggio in Puglia (che interessava anche le località di Cerignola, San Nicandro Garganico e Minervino Murge). La raccolta era finalizzata all'acquisizione di biografie di militanti politici e sindacali, con una focalizzazione socio-antropologica sulla fenomenologia della festa e della cerimonialità. Dalle interviste emergono le condizioni di vita e lavoro dei testimoni, in massima parte contadini e braccianti, militanti socialisti e comunisti. Le narrazioni partono dagli ultimi anni dell’800, con le prime Leghe contadine, proseguono con gli anni della clandestinità nel periodo fascista, terminando con la ripresa dell'attività sociale e politica di massa nel secondo dopoguerra. Tra gli esiti, la scoperta di un cospicuo repertorio di canti sociali e politici, che le donne del partito comunista solitamente cantavano nelle manifestazioni e nelle feste politiche dagli anni '50 in poi. Principali testimoni: il leader sindacale e politico Carmine Cannelonga, che fornisce ricostruzioni anche a partire dai propri manoscritti, e la "portabandiera" Mollica Soccorso Foschini, donna-mito e memoria cantata dei movimenti popolari locali.

Le registrazioni documentano il lavoro di ricerca, svolto dal 1978 al 1980, da Rinaldi e Sobrero, su aspetti differenti della cultura popolare nel territorio di San Marco in Lamis. L’intreccio tra rituali magici e pratiche religiose, l’influenza delle idee socialiste nei primi anni del secolo e i canti politici ad esse collegati; la partecipazione dei pellegrini al Santuario di San Matteo con i canti devozionali eseguiti dai gruppi provenienti da Cerignola (in particolare) e da altre località; il grande rito collettivo delle Fracchie, piccole, medie ed enormi fiaccole costruite con meticolosa qualità artigianale e trascinate, infuocate, tra le stradine del paese per accompagnare la Madonna Addolorata in cerca di suo figlio Gesù. Il Miserere e lo Stabat Mater cantato coralmente dai confratelli e dalle donne accompagnano la processione.

Lunedì, 11 Giugno 2018 16:52

000 Riccardo Cucciolla e Matteo Salvatore

Bari, Biblioteca Provinciale "De Gemmis", 14 gennaio 1978
Il Sud narrato e cantato dalle voci di Riccardo Cucciolla e Matteo Salvatore
Testi scelti da Emanuela Angiuli e proiezione di fotografie di Paolo Longo
Registrazione di Giovanni Rinaldi

Una serata evento realizzata per chiudere l’importante mostra "Puglia ex voto" in esposizione presso la Biblioteca De Gemmis dal novembre 1977. Forse uno dei primi 'reading' multimediali realizzati in Puglia, in cui musica, immagini, narrazione, e canto si sono fusi in un intreccio artistico, scientifico ed emozionale. Un preziosissimo e inedito documento sonoro, conservato per tre lunghi decenni nell’Archivio Rinaldi e che viene reso pubblico espressamente per l’Archivio Sonoro della Puglia.
Dalla presentazione di Emanuela Angiuli: "Vi presenteremo delle immagini sul tema della festa: la festa religiosa, la festa patronale. Nella prima parte vedrete una serie di mezzi di trasporto e il momento dell’arrivo alla festa. Vedrete poi il momento della processione, vedrete il momento del mercato, vedrete poi il momento della festa, dell’esplosione della gioia – attraverso una tarantella -, vedrete ancora i volti e le situazioni della festa, quelli che noi chiamiamo i protagonisti e vedrete il momento più particolare, che è la richiesta di grazia, che si ricollega al tema del comportamento votivo, del comportamento devozionale. Infine vedrete una serie di immagini che riprendono la situazione di base, cioè il culto alla divinità.
Accanto alle immagini, che sono di Paolo Longo, ascolterete una voce che è quella di Riccardo Cucciolla. (…) abbiamo invitato Cucciolla perché è pugliese, perché è molto vicino alla cultura della sua terra, che continuamente lo tiene legato, non soltanto per motivi affettivi, ma per motivi di profonda adesione alla cultura pugliese. Cucciolla vi leggerà dei brani tratti dalle opere di Ernesto de Martino. de Martino ha ancora molte cose da insegnarci ed è grave il vuoto che esiste intorno a de Martino nella nostra regione. Ascolterete brani tratti dalle opere di Rocco Scotellaro, brani tratti da "Contadini del sud", ascolterete ancora delle pagine di Tommaso Fiore. Fiore conosceva molto profondamente il mondo della cultura rurale della Puglia.
E poi ascolterete le canzoni e le musiche di Matteo Salvatore. Perché Matteo Salvatore? Non perché Matteo Salvatore è venuto qui a fare spettacolo. Matteo Salvatore è venuto qui a raccontare. A raccontare che cosa? La cultura di cui è espressione. Matteo Salvatore non entra nella cultura popolare dall’esterno, lui l’ha vissuta in prima persona e la racconta. Ed è, quello di Matteo Salvatore, il racconto del lungo silenzio della gente del Mezzogiorno".

Lunedì, 11 Giugno 2018 16:49

000 Natale Orecchia

Le registrazioni dei canti (e filastrocche, macchiette e scioglilingua) eseguiti da Natale Orecchia, bracciante e militante comunista, furono consegnate nel 2007 a Giovanni Rinaldi da Angela Tempesta, allora assessore alla cultura del Comune di Minervino Murge. Rinaldi e Tempesta collaboravano nell’ambito delle iniziative del progetto Casa Di Vittorio, che vedeva più Comuni promuovere una sorta di consorzio di sostegno del progetto stesso. La prima idea fu quella di pubblicarle nel sito “Casa Di Vittorio”, in una sezione da dedicare alla cultura popolare bracciantile in Puglia nelle sue espressioni più rappresentative. Purtroppo nel 2008 il progetto si interruppe e questa sezione non fu più realizzata.
Ad Angela Tempesta il CD era stato consegnato dalla signora Maria Orecchia, sorella di Natale, che, anche a nome dell’altra sorella, invitava a dar rilievo pubblico e scientifico a questa raccolta. Non è mai stato individuato, però, il nome del rilevatore di queste registrazioni. I ventiquattro documenti sonori vanno inoltre confrontati e analizzati con quelli raccolti da Giovanni Rinaldi e Paola Sobrero nel 1978 a Minervino Murge nell’ambito delle ricerche del progetto Archivio della Cultura di Base (vedi Raccolta Minervino Murge). Grande fu il contributo di Natale Orecchia, e della sua formidabile memoria, alla ricerca di Rinaldi e Sobrero, che spaziò dal canto popolare alle approfondite testimonianze sulla storia sociale, politica e culturale del suo paese, soprattutto riguardanti il periodo del secondo dopoguerra. I titoli sono riportati così come proposti nella registrazione originale.

Lunedì, 11 Giugno 2018 16:32

000 Minervino Murge

Una selezione di documenti sonori curata da Giovanni Rinaldi e Paola Sobrero nel 1978, a partire dalle registrazioni da loro effettuate nella Puglia settentrionale quando svolgevano ricerche con il sostegno della Biblioteca Provinciale di Foggia nell’ambito del progetto Archivio della Cultura di Base. In questa selezione, denominata MINERVINO MURGE, distribuirono, suddividendoli per generi, documenti sonori quali canti narrativi, canti di lavoro, canti sociali e d’argomento storico politico. Evidente la forte presenza di canti sociali: Minervino Murge, come la vicina Cerignola, fu teatro già nei primi anni del Novecento, di movimenti bracciantili che lottavano per la conquista dei più elementari diritti. Inoltre era accomunata a Cerignola dalla presenza nelle due realtà di una figura sindacale carismatica quale quella di Giuseppe Di Vittorio. 
I documenti sonori, inoltre, erano estrapolati da un complesso di registrazioni nelle quali in primo piano emergeva la storia orale del territorio interessato dalla ricerca, all’interno della quale veniva poi sollecitata l’esecuzione di canti e musiche. In questo quadro si distinsero alcuni protagonisti privilegiati, quali Grazia Balice, Leonardo Malizia e Natale Orecchia, che con la loro capacità mnemonica fornirono un contributo eccezionale.     
Una copia di questa selezione su nastro magnetico fu consegnata a Roberto Leydi, mentre l’altra è attualmente conservata nell’Archivio Rinaldi. Fu proposta a Leydi, allora docente di etnomusicologia al Dams di Bologna dove studiavano Rinaldi e Sobrero, in vista di possibili pubblicazioni tematiche nella collana Albatros.         
Roberto Leydi inserì tale selezione di brani nel suo Fondo, duplicando le registrazioni (rispettandone la sequenza originale) nei suoi nastri “Puglia 16-17-18-19”.       
Tutte le registrazioni sono state realizzate da Giovanni Rinaldi, Paola Sobrero, Alberto Vasciaveo nel 1978.

Sono da considerare parte della raccolta MINERVINO MURGE anche i seguenti 9 brani, già collocati in altre raccolte del Fondo Rinaldi:

Come debbo far a cantarla a trovarla da munachella
Sta in Fondo Rinaldi - Racc. Incoronata 104

Necola morra ch' guardiane faceve
Sta in Fondo Rinaldi - Racc. Incoronata 131

Ai cuma gann'
Sta in Fondo Rinaldi - Racc. Incoronata 101

Ij passe e sembe passe
Sta in Fondo Rinaldi - Racc. Incoronata 102

Sciame alla Puglia u 'rane stij ammature
Sta in Fondo Rinaldi - Racc. Incoronata 133

Mietetore ca jiate metenna
Sta in Fondo Rinaldi - Racc. Incoronata 134

E patreune ve la pigghje e ve la pigghia
Sta in Fondo Rinaldi - Racc. Incoronata 135

Meizza leir' la mitt teu
Sta in Fondo Rinaldi - Racc. Incoronata 136

Tenga nu curtelluzz 
Sta in Fondo Rinaldi - Racc. Incoronata 137

Dal 1978 a Biccari furono ripresi e organizzati i rituali legati al ciclo carnevalesco. Le registrazioni realizzate in due missioni, nel 1978 e nel 1979, da Rinaldi e Sobrero, ne documentano gli aspetti principali: gli nzammaruchele, o canti sull'altalena, che venivano eseguiti su altalene sistemate sulla soglia delle abitazioni. Sulle altalene si sedevano coppie di donne, facendole dondolare tra interno ed esterno. Le protagoniste del rito eseguono questi nzammaruchele, dodecasillabi, nelle varianti "di sdegno", "d'amore" e "di lagnanza". Nelle domeniche nelle piazze del paese vengono rappresentati testi dialettali in forma cantata in quartine libere o a rima alternata ABAB. Il gruppo (tra dieci e venti attori) è composto da soli uomini e prima della rappresentazione procede in forma di corteo, a coppie (come nei matrimoni), con alla testa l'Angelo (S. Michele) e la Sposa. Li accompagnano un gruppo di suonatori (fisarmonica, rullanti, grancassa) e, in continua corsa avanti e indietro, tre Pulcinella che schioccano delle lunghe fruste. Arrivati alla piazza prescelta il gruppo si dispone in cerchio e i protagonisti volta per volta avanzano al centro per cantare la loro parte. Le registrazioni documentano integralmente queste recite.
Il martedì grasso, invece, gruppi di giovani girano nel paese tra lanci di farina in processioni funebri per la morte di Carnevale: inscenano brevi rappresentazioni improvvisate (in italiano, dialetto o latino maccheronico) dell'operazione chirurgica sul Carnevale fantoccio, il referto per la morte, le lamentazioni funebri, il testamento. Verso notte fuori dal paese il bruciamento di Carnevale, con altre lamentazioni e canti liturgici intorno al falò e distribuzione di carne e vino.

Lunedì, 11 Giugno 2018 16:23

000 Le maitanate di Celenza Valfortore

Nelle notti di Natale e Capodanno la comunità di Celenza (e dall’altra parte del confine provinciale, tra Puglia e Molise, anche quella di Gambatesa) si anima di squadre che vanno di casa in casa a cantare strofe improvvisate, dall'intento satirico o di pubblica denuncia. La composizione dei gruppi varia per le categorie di lavoro rappresentate, ma anche per le classi generazionali che li contraddistinguono (gruppo degli anziani, gruppo dei giovani, gruppo dei bambini). 
La struttura delle esecuzioni vede una prima voce solista che improvvisa quartine in rima dedicate a diversi soggetti (il medico o il sindaco, il notaio o l’avvocato, presso le cui abitazioni i gruppi fanno sosta per essere rifocillati di salumi, dolci, e bevande). Il coro e gli strumenti eseguono il ritornello che si alterna alla voce solista. Varia è anche la strumentazione utilizzata che mette insieme diversi modelli di tamburo a frizione, tamburelli e percussioni, chitarre, fisarmoniche, organetti, saxofoni, clarinetti e trombe. Importante l’elemento vocale improvvisativo che si alterna agli incisi di tipo tradizionale alla celenzana e alla gambatesana (Gambatesa, paese vicino in provincia di Campobasso).      
La raccolta presenta brani vocali e strumentali registrati fuori contesto nei momenti di prova o in esibizioni realizzate per i ricercatori, in contesto negli itinerari attraverso le strade e nelle soste presso le abitazioni del paese e in momenti dedicati a singoli portatori (vedi Michele Cicchetti e Luigi Codianni detto Sacrapanza) i quali eseguono altri modelli musicali tra stornelli, canti di lavoro, narrativi, canti della Prima guerra mondiale, strofe satiriche e canzonette di importazione campana. In alcune interviste ai componenti dei diversi gruppi emergono momenti della storia del paese, leggende e storie di brigantaggio, narrazioni autobiografiche. 
Registrazioni di Giovanni Rinaldi e Paola Sobrero effettuate il 23-24 dicembre 1977.

Un'approfondita ricerca/inchiesta di tipo socio-antropologico in cui documenti sonori, canti e memorie del lavoro e del tempo libero, compongono il racconto orale ricostruendo condizioni di vita e lavoro delle donne lavoratrici dagli inizi del secolo agli anni '70. La ricerca entra nel vivo della condizione della donna lavoratrice, del suo rapporto con l'economia locale, con l'ambiente sociale e familiare, del rapporto con l'altro sesso, il sindacato, il tempo libero. Da una parte la cultura contadina, tradizionale e cattolica, dall’altra la vita precaria e difficile delle braccianti agricole, politicizzate ed emancipate. La ricerca di Rinaldi e Sobrero, svolta in più missioni, dal 21 dicembre 1977 al 20 febbraio 1978, scava nella memoria autobiografica di decine di anziane e giovani testimoni, ricavando una grande quantità di documenti cantati, di teatro popolare carnevalesco, di rituali legati al lavoro (dall’arcaica ritualità dei lavori collettivi della famiglia contadina allo sfruttamento dei caporali  che trasportano "alla Puglia" le braccianti), di psicologia sociale (l’interpretazione dei sogni), di letteratura popolare (manoscritti e poesia).

La processione del Venerdì Santo a Roseto Valfortore è uno degli eventi religiosi più antichi e suggestivi del Sud Italia. E’ una rappresentazione vivente con la partecipazione di oltre cinquanta figuranti ad eccezione di Gesù, impersonato da una statua di cartapesta, della Madonna e di San Giovanni, testimonianze dell’antica arte napoletana delle statue in conocchia (statue, cioè, che hanno scolpiti soltanto testa, braccia e piedi, legati da un'intelaiatura in legno ricoperta dal vestito). Altra particolarità è il percorso in salita come metafora della Via Crucis e del sacrificio di Gesù Cristo.           
La processione comincia alle 10 accompagnata dalla banda musicale del paese che intona l’inno, composto dal maestro Donatelli nel 1882, che viene eseguito, da allora, solo in questa occasione. Il Cristo, nel suo tragitto, è scortato da tredici soldati romani a cavallo ("i Giudei"). Lungo il percorso si inseriscono i personaggi della Via Crucis come la Veronica, che asciugò il viso a Cristo, San Giovanni e le tre Marie. Gli interpreti (la Veronica, i soldati romani, le tre Marie, i bambini con i simboli della Passione, il Cireneo) si contendono tale onore in un'asta pubblica. I momenti importanti della rappresentazione sono sottolineati da tre prediche in altrettante soste nel percorso, da un sacerdote chiamato appositamente. Un ruolo importantissimo nell’antico rito è riservato ai bambini che vestiti di bianco portano i simboli della Passione di Cristo: il gallo, i chiodi, il calice, le scalette e altri emblemi della Via Crucis. Imponente e suggestiva è la rappresentazione della sepoltura del Cristo, un catafalco ("La Tomba") con una struttura di cinque metri, portato a spalla da dodici portantini, alla cui sommità sono issati alcuni bambini vestiti da angioletti. Per assistere alla processione del Venerdì Santo tornano in paese decine di famiglie originarie del posto che risiedono in tutta Italia e all’estero. Le registrazioni di Rinaldi e Sobrero, raccolte dal 31 marzo all’8 aprile 1977, documentano tutte le fasi dei riti: l’asta per l’attribuzione di ruoli e simboli, i canti corali in latino nelle chiese (le "Lezioni"), le musiche eseguite dalla locale banda, le interviste approfondite con i numerosi protagonisti e interpreti della Sacra Rappresentazione.

Lunedì, 11 Giugno 2018 16:13

000 La Passione di Vico del Gargano

I canti liturgici e paraliturgici tradizionali monodici e polivocali delle Confraternite laicali, con testi in latino e italiano. Canti processionali delle Confraternite del Purgatorio, di San Giuseppe, di San Nicola, del Carmine. Lamentazioni per i Sepolcri, versetti polivocali dell’Agonia e del Miserere (Confraternita dei Cinturati) e le quartine di esaltazione, urlate ed esasperate, nell’Evviva la Croce. La ritualità tipica delle cerimonie legate alla Passione che prorompe in una kermesse vocale esaltata e ‘festosa’. Le cinque Confraternite presenti a Vico del Gargano: Arciconfraternita del SS. Sacramento, la Confraternita dei Cinturati di Sant’Agostino e Santa Monica, e la Confraternita della Orazione e della Morte fondate tra il XVI e il XVIII secolo; la Confraternita dei Carmelitani Scalzi fondata agli inizi del XX secolo; la Confraternita di San Pietro rifondata negli anni ’90 del secolo scorso, ma nata alla fine del ‘700 con il nome di Congregazione dei Santi Pietro e Paolo. 
Il Venerdì Santo è il giorno più interessante per la varietà di manifestazioni in cui si articola: le processioni del mattino, cosiddette “Madonne”, itineranti visite ai Sepolcri nelle 11 chiese del paese; la “messa pazza” e l’Agonia nel pomeriggio; le processioni di tutte le Confraternite nel pomeriggio. Sfilando per le strade del paese i confratelli cantano i versetti polivocali del Miserereche, a Vico del Gargano, riguarda solo alcuni dei venti versi del Salmo 50 (51 nella tradizione ebraica) e si caratterizza per la peculiare esecuzione vocale: una prima voce solista esegue la prima parola del versetto, segue una seconda voce solista che elabora i suoni finali del primo versetto, entra infine tutto il coro che esegue l’intero versetto. 
I testi degli otto canti eseguiti dalla Confraternita dell'Orazione e della Morte durante le tre ore dell'agonia (e perciò denominati Canti dell'Agonia) sono di autore anonimo, mentre la musica è attribuita a Raffaele Buonomo, compositore di Vico. I primi sette canti sono abbinati alle sette parole di Gesù sulla croce e prima dell'ultimo, denominato la conclusione, è eseguito un brano latino su musica di Lorenzo Perosi. 
Durante la processione del Venerdì Santo, dal Calvario alla Chiesa Madre, è eseguito un canto polivocale, Evviva la Croce, per voce solista e coro. Da sottolineare l’aspetto ‘liberatorio’ nella partecipazione dei confratelli giovani e anziani, che passano gradualmente dal canto composto al canto scomposto e ‘urlato’ per evidenti effetti alcolici (numerosi sono i partecipanti che nascondono bottiglie e borraccette di vino sotto le tonache. Si arriva in un crescendo caotico fin dentro la Chiesa Madre, che rimbomba di echi e frastuono).
Registrazioni effettuate da Giovanni Rinaldi il 23 e 24 marzo 1978.  

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