Dal 1978 a Biccari furono ripresi e organizzati i rituali legati al ciclo carnevalesco. Le registrazioni realizzate in due missioni, nel 1978 e nel 1979, da Rinaldi e Sobrero, ne documentano gli aspetti principali: gli nzammaruchele, o canti sull'altalena, che venivano eseguiti su altalene sistemate sulla soglia delle abitazioni. Sulle altalene si sedevano coppie di donne, facendole dondolare tra interno ed esterno. Le protagoniste del rito eseguono questi nzammaruchele, dodecasillabi, nelle varianti "di sdegno", "d'amore" e "di lagnanza". Nelle domeniche nelle piazze del paese vengono rappresentati testi dialettali in forma cantata in quartine libere o a rima alternata ABAB. Il gruppo (tra dieci e venti attori) è composto da soli uomini e prima della rappresentazione procede in forma di corteo, a coppie (come nei matrimoni), con alla testa l'Angelo (S. Michele) e la Sposa. Li accompagnano un gruppo di suonatori (fisarmonica, rullanti, grancassa) e, in continua corsa avanti e indietro, tre Pulcinella che schioccano delle lunghe fruste. Arrivati alla piazza prescelta il gruppo si dispone in cerchio e i protagonisti volta per volta avanzano al centro per cantare la loro parte. Le registrazioni documentano integralmente queste recite.
Il martedì grasso, invece, gruppi di giovani girano nel paese tra lanci di farina in processioni funebri per la morte di Carnevale: inscenano brevi rappresentazioni improvvisate (in italiano, dialetto o latino maccheronico) dell'operazione chirurgica sul Carnevale fantoccio, il referto per la morte, le lamentazioni funebri, il testamento. Verso notte fuori dal paese il bruciamento di Carnevale, con altre lamentazioni e canti liturgici intorno al falò e distribuzione di carne e vino.
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