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Archivio Sonoro

Mimmo Ferraro

Mimmo Ferraro

Mercoledì, 13 Giugno 2018 18:10

000 Elvira Nobilio

Il fondo Elvira Nobilio raccoglie le registrazioni effettuate nel 1958 nella campagna di Penne (Pe) dalla ricercatrice, laureanda in Storia delle Tradizioni Popolari all'Università di Roma "La Sapienza". La tesi di laurea di Elvira Nobilio fu poi pubblicata, nel 1962 da Olschki, nella collana Biblioteca di Lares, col titolo Vita tradizionale dei contadini abruzzesi nel territorio di Penne, mentre i materiali sonori sono rimasti inediti fino ad oggi.
Nell'introduzione al volume Paolo Toschi, direttore della collana (e relatore della tesi di laurea), sottolineava l’innovativa metodologia seguita dalla giovane ricercatrice: "una serie di biografie, o meglio di autobiografie di contadini e paesani, che la Nobilio ha raccolto vivendo a quotidiano e cordiale contatto con questi protagonisti della vita tradizionale popolare, e documentandola per mezzo della registrazione su nastro magnetico".
Il corpus delle registrazioni è assai variegato, e comprende materiali etnomusicologici, fonti orali su temi di storia sociale e altri materiali più propriamente legati alla tradizione della ricerca demologica (credenze magiche, rituali, ecc.).
Quanto ai materiali musicali, la raccolta Nobilio riveste particolare interesse sia perché si colloca tra le primissime raccolte etnomusicologiche realizzate in Abruzzo (Nataletti 1948, Lomax 1954), sia perché, ancora sconosciuta al pubblico, riemerge dopo cinquant'anni di oblio; un ulteriore elemento di grande interesse è nella sua realizzazione, effettuata da una "osservatrice" interna alla comunità (e questo accade in una tradizione di ricerca solitamente riservata a uomini provenienti da contesti geografici e socioculturali altri).
Il repertorio musicale dei contadini abruzzesi della campagna di Penne registrato da Elvira Nobilio comprende canti narrativi, stornelli, orazioni sacre, brani di satira locale, canti della prima guerra mondiale, canti di pellegrinaggio, canti della tradizione carnevalesca e del ciclo del calendario religioso (Sant’Antonio, carnevale, Settimana Santa).
I canti narrativi comprendono brani della tradizione epico-lirica e più recenti brani di cantastorie e da fogli volanti; assumono una dimensione locale nell’espressione linguistica e, a volte, nella contestualizzazione geografica dell’intreccio narrativo. Sono due le principali tipologie di stornello raccolte in questo territorio: stornelli alla romana, eseguiti a contrasto uomo-donna e stornelli per la raccolta delle olive; tra i canti di e sul lavoro possiamo annoverare anche alcune carelle, o incanate, eseguite collettivamente durante la mietitura o la raccolta delle olive.
Le orazioni sacre, che recuperano elementi della tradizione agiografica e para-agiografica, sono eseguite sempre da voci femminili su una medesima melodia (con qualche variante); tra queste si segnala per la sua particolarità l'orazione di San Flicenzio, in cui un brano della tradizione narrativa diffuso anche in altre località dell'Italia centrale viene adattato alla melodia riservata alle orazioni (e lo stesso protagonista, altrove cavaliere, qui assume il ruolo di santo).  
Tra i canti del ciclo liturgico, oltre ad alcune esecuzioni del Sant'Antonio, si segnala un Orologio della passione. Un gruppo di interviste relativo ai festeggiamenti del carnevale contiene alcune interessanti messe in scena di cortei carnevaleschi con i loro relativi canti.
Le interviste, condotte nelle campagne del comune di Penne, raccolgono racconti di vita ed autobiografie di contadini, e spesso documentano il passaggio e la crisi procurata dalla meccanizzazione dei sistemi di produzione all'interno di un sistema sociale tradizionale, e il rapporto - ora conflittuale, ora positivo - con la modernità. Tra queste, una lunga intervista  ad un giovane testimone di Geova, che racconta le complicate vicende da lui affrontate in seguito alla scelta di praticare l'obiezione di coscienza alla leva militare.
Altro tema ricorrente nelle interviste è il rapporto con le credenze magiche e con le storie di streghe, fatture e incantesimi; qui trovano spazio anche alcune favole tradizionali (schede 29 e 30).

Mercoledì, 13 Giugno 2018 18:08

000 Alessandro Portelli

Il Fondo Alessandro Portelli rappresenta il nucleo principale dell’Archivio Sonoro Franco Coggiola, e raccoglie i materiali di ricerca prodotti da Alessandro Portelli a partire dal 1969. Il fondo è suddiviso in un articolato sistema di serie che individuano i numerosi contesti di ricerca presi in esame nella lunga e costante attività di raccolta di questo studioso, sia nell'ambito della ricerca etnomusicologia sia in quello della storia orale.
I più importanti temi documentati sono: la città di Roma (interviste e materiali muisicali sulla Resistenza, la lotta per la casa negli anni Sessanta e Settanta, la musica dei migranti), le musiche tradizionali dell’Italia mediana, la città di Terni e il territorio della Valnerina ternana (interviste e materiali muisicali sulla storia delle lotte operaie legate alle acciaierie cittadine, sulle musiche tradizionali, sulla Resistenza), gli Stati Uniti (interviste e materiali muisicali tradizionali e del folk revival, sulla storia delle lotte sindacali nel bacino carbonifero degli Appalachi, sulla storia del movimento per i diritti civili).
I materiali abruzzesi registrati da Alessandro Portelli trovano spazio all’interno della serie archivistica Roma e Lazio: si tratta di interviste realizzate a Roma, ma tutti gli informatori sono abruzzesi, da poco emigrati in città per ragioni di lavoro. Nelle interviste trovano spazio numerosi brani della tradizione narrativa, della prima guerra mondiale, della tradizione contadina (stornelli di mietitura, stornelli alla romana). 

L'Archivio Sonoro "Franco Coggiola" del Circolo Gianni Bosio, istituito nel 2001, raccoglie i materiali di ricerca prodotti dal Circolo Gianni Bosio a partire dalla sua fondazione, alla fine degli anni '60, e si arricchisce con le registrazioni e i materiali rilevati da singoli ricercatori in ambito etnomusicologico o di storia orale; esso, infatti, non è solamente un luogo di deposito di nastri e documentazione di memorie: parallelamente all'attività di documentazione, vi si svolge una costante attività di ricerca, in linea con i principi teorici ai quali il Circolo fa diretto riferimento: ricerca, dunque, che è diretta alla riproposta e all'intervento, senza soluzione di continuità rispetto alle passate esperienze già raccolte ed archiviate.
L'archivio possiede ad oggi un corpus di centinaia di ore di registrazioni sonore che coprono la storia della tecnica della ripresa audio dalla fine degli anni Sessanta ai nostri giorni: dal nastro magnetico al nastro digitale fino alle più recenti memorie solide. Quando l'archivio ha cominciato a descrivere in pubblico il percorso di conoscenza del suo patrimonio documentale ed il lavoro intrapreso per dotarsi degli strumenti necessari per organizzare e rendere fruibile questo materiale, si è raccontato attraverso una metafora che è poi rimasta un piccolo classico negli eventi pubblici di questi anni: "L’archivio è un armadio, un armadio pieno di voci che spingono per uscire e per tornare a essere vita". 
I materiali abruzzesi presenti nell'Archivio Sonoro "Franco Coggiola" sono divisi tra alcuni fondi: Fondo Elvira Nobilio, Fondo Alessandro Portelli, Fondo Marco Müller, Fondo Fucino [in corso di catalogazione].
Il fondo Elvira Nobilio (1958) conserva le registrazioni realizzate da Elvira Nobilio per la sua tesi di laurea in Storia delle Tradizioni Popolari sui contadini abruzzesi della campagna di Penne (PE); è l’unico fondo interamente dedicato all’Abruzzo; il corpus delle registrazioni è assai variegato, e comprende materiali etnomusicologici,  fonti orali su temi di storia sociale e altri materiali più propriamente legati alla tradizione della ricerca demologica (credenze magiche, rituali, ecc.).
Il nucleo centrale dell'Archivio è costituito dal fondo Alessandro Portelli, che conserva i materiali sonori delle ricerche condotte dal ricercatore a partire dal 1969 e tuttora in costante incremento, abbracciando più di quarant'anni di ricerca e svariati territori nazionali e internazionali; è ripartito in serie tematiche, ciascuna relativa ad uno degli ambiti o dei territori oggetto di ricerca; tra queste, nella serie Roma e Lazio, trovano anche posto alcune registrazioni condotte sul finire degli anni Sessanta presso le comunità abruzzesi presenti nelle borgate romane. Gli intervistati sono emigrati abruzzesi, per lo più della provincia aquilana, e documentano con le loro voci un repertorio musicale e di storia orale assai significativo.
Il fondo Marco Müller raccoglie registrazioni di musica tradizionale e interviste realizzate fra il 1973 e il 1976; tra queste trovano spazio anche alcuni materiali abruzzesi, registrati in provincia dell'Aquila (Rocca di Mezzo) nel 1974 durante un'occasione di ritrovo per le festività natalizie, con un repertorio misto di canzoni tradizionali abruzzesi con accompagnamento alla chitarra e coro.
Il fondo Fucino, registrato tra il 2007 e il 2008 da Omerita Ranalli, raccoglie alcune interviste condotte nella Marsica (territorio sudorientale della provincia dell'Aquila), aventi per oggetto la memoria delle lotte per la terra nel Fucino e i canti di protesta elaborati nel corso di queste lotte (1950-51); nelle interviste, inoltre, trova spazio un repertorio di brani della tradizione narrativa, stornelli, brani di cantastorie.

Mercoledì, 13 Giugno 2018 17:59

000 Pietracamela 1983

Maurizio Anselmi, nel quadro della collaborazione con Leydi, prepara nei primi anni Ottanta del materiale da far confluire in un comune progetto discografico, da pubblicare nella collana Albatros, che doveva unificare materiali prodotti dall’etnomusicologo lombardo con proprie registrazioni realizzate nell’area della montagna teramana. Il fallimento della casa editrice che avrebbe dovuto editare la collana interromperà questa iniziativa, ma di quella esperienza restano le documentazioni di Anselmi condotte tra il 1982 e il 1983 a Cerqueto, Forca di Valle, Casale San Nicola, Piano Roseto, Cesacastina, Tossicia e Pietracamela, dove il giovane etnomusicologo effettua le registrazioni assieme a don Nicola Jobbi, che lo accompagna presso le informatrici a lui note registrando a sua volta un nastro oggi custodito nel Fondo Jobbi. L’incontro avviene la sera del 5 gennaio del 1983, all’interno della chiesa di San Leucio, con un gruppo di sei donne del paese, che eseguono stornelli polivocali, canti del repertorio natalizio, canti di questua della pasquetta e di sant’Antonio abate, poesie e canzoni composte localmente, in particolare da Ginevra Bartolomei. Nel nastro si distinguono entrambi i ricercatori interagire con le testimoni, che in chiusura dedicano loro una stornellata improvvisata.

Mercoledì, 13 Giugno 2018 17:56

000 Cerqueto 1983

Maurizio Anselmi, nel quadro della collaborazione con Leydi, prepara nei primi anni Ottanta del materiale da far confluire in un comune progetto discografico, da pubblicare nella collana Albatros, che doveva unificare ricerche dell’etnomusicologo lombardo con proprie registrazioni realizzate nell’area della montagna teramana. Il fallimento della casa editrice che avrebbe dovuto editare la collana interromperà questa iniziativa, ma di quella esperienza restano le documentazioni di Anselmi condotte tra il 1982 e il 1983 a Pietracamela, Forca di Valle, Casale San Nicola, Piano Roseto, Cesacastina, Tossicia e Cerqueto, dove il giovane etnomusicologo effettua le registrazioni assieme a don Nicola Jobbi, che lo accompagna presso i testimoni della comunità di cui è parroco dal 1963, registrando a sua volta un nastro oggi custodito nel Fondo Jobbi. L’incontro avviene il 3 gennaio del 1983, all’interno del salone dell’albergo Vena d’oro; Anselmi documenta in particolare il ricco repertorio di stornelli cerquetani, trasmesso dalle famiglie Di Matteo e Leonardi, i canti di questua della Pasquetta e di sant’Antonio abate, il canto dei mesi e una originale versione di Donna lombarda, interpretata da Antonio Leonardi.

Mercoledì, 13 Giugno 2018 17:53

000 Casale San Nicola 1982

Il 27 agosto del 1982 Maurizio Anselmi realizza una documentazione nella Valle Siciliana, nel comune di Isola del Gran Sasso, con una squadra di tamurrecaratteristica di quest’area e della contigua Valle del Fino. Attestazioni di formazione dei tamurre sono anche a Pretara, Fano a Corno, Forca di Valle, Cerchiara e San Massimo, sempre nel comune di Isola, a Befaro, nel comune di Castelli, dove fino a tempi recenti erano anche presenti costruttori di gran casse e tamburi, tuttora attivi solo nelle località di Pretara e San Massimo. Le ricerche di Anselmi ipotizzano la derivazione di questo genere di squadre da formazioni militari di probabile origine spagnole; il loro impiego in chiave rituale è tuttora in funzione in alcune processioni della zona, come quelle di Santa Colomba e di Santa Maria di Pagliara, sempre in territorio di Isola del Gran Sasso.
L’originale documentazione di Anselmi, in buona parte deteriorata, occupava due nastri. Una parte è accessibile nel Fondo Leydi.

 

Mercoledì, 13 Giugno 2018 17:45

00 Fondo Maurizio Anselmi

Alla fine degli anni Settanta Maurizio Anselmi, seguendo le evoluzioni del folk-revival italiano, si avvicina alla ricerca etnomusicologica per raccogliere materiali di prima mano utili alla propria esperienza di musicista. Con Paolo Speca si reca nella primavera del 1979 a Scapoli (Is) e poi a Villa Latina (Fr), dove conosce Gerardo Guatieri, Cesare Perilli e numerosi suonatori e costruttori di zampogne e ciaramelle, realizzando le prime registrazioni e fotografie sul campo. Iscritto all’università di Firenze, lascia la città toscana per trasferirsi al DAMS di Bologna, dove conosce già nei primi mesi di permanenza Roberto Leydi preparando il primo esame di Etnomusicologia. Anselmi porta Leydi a conoscenza delle proprie ricerche sulla zampogna, e l’etnomusicologo gli offre subito la possibilità di una collaborazione per l’organizzazione dell’Autunno Musicale di Como del 1979, per la sezione di musica popolare dedicata alla zampogna che prevede l'allestimento di una mostra dal titolo La zampogna in Europae numerosi concerti e seminari con suonatori di tradizione provenienti da varie località d’Europa e della penisola. Rientrato a Bologna, Leydi offre ad Anselmi la possibilità di lavorare all’interno del nuovo Laboratorio di Etnomusicologia dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, appena fondato, del quale sarà responsabile sotto la guida di Leydi e in collaborazione con Tullia Magrini per avviare una attività di documentazione, ricerca e archiviazione delle culture musicali dell’Emilia-Romagna. Con Leydi e Magrini Anselmi compirà in quegli anni anche un viaggio di ricerca a Creta, durante il quale si occuperà di realizzare la documentazione fotografica e accompagnare i due etnomusicologi agli incontri con i suonatori nelle montagne dell’isola.
Nei primi anni Ottanta collabora nuovamente alle edizioni dell’Autunno Musicale di Como, in particolare quella del 1982 dedicata nella sezione sulla musica popolare alla tradizione musicale greca, allestendo una mostra fotografica degli scatti realizzati a Creta. Nell’estate dello stesso anno partecipa all’organizzazione di una rassegna alla Civica Scuola d’Arte di Milano, curata da Leydi, alla quale prendono parte alcuni dei più significativi suonatori di zampogna, ciaramella e launeddas della penisola, occupandosi in prima persona delle documentazioni sonore degli eventi che vedono protagonisti Ciccio Crudo e Michele Monteleone, suonatori di ciaramella e zampogna a mezza chiave di Rombiolo (Cz), Ciccio Currò, suonatore di zampogna a paro siciliana, Alfredo Durante detto Raffone, suonatore di zampogna zoppa amatriciana (Ri), Sebastiano Davì, suonatore di zampogna a chiave di Monreale (Pa), Damiano e Luigi Palazzo, suonatori di zampogna 25 e ciaramella di Esperia (Fr), Giuseppe Russo, Rocco Carbone e Michele Strollo, suonatori di zampogna a sei palmi e ciaramelle di Colliano (Sa), Dionigi Burranca, Luigi Lai e Aurelio Porcu, suonatori di launeddas sardi.
Parallelamente a queste dense esperienze formative, Maurizio Anselmi continua la sua attività di ricerca sul campo in Emilia Romagna, documentando il Carnevale di Benedello in provincia di Modena nel 1983, in Abruzzo e nel Lazio, interessandosi in particolare ai repertori dei cosiddetti tamurre, squadre di percussioni di derivazione militare, e a quelli per zampogna e organetto.
Le registrazioni presenti nel fondo, purtroppo in buona parte compromesse da una cattiva conservazione, interessano le seguenti località: Basciano, Piano Roseto, Forca di Valle, Faieto, Torricella Sicura e Floriano di Campli, dove Anselmi registra repertori per organetto; Corropoli, dove documenta un eccezionale suonatore di organetto e cantore, Silvio Di Filippantonio detto Silviucce; Cesacastina, raggiunta assieme a Giuseppe Savini di Nerito di Crognaleto con cui rileva i repertori locali interpretati da due manovali incontrati in un’osteria; Cerqueto e Pietracamela, paesi in cui, sotto la guida di don Jobbi, registra numerosi stornelli, canti di questua, canti narrativi; Tossicia, dove documenta il repertorio per bande; Teramo, dove intervista il vecchio costruttore di organetti a due bassi Raffaele Pistelli presso la sua fabbrica; Casale San Nicola, documentati per i repertori delle squadre di tamurre. Sono tutte località, prevalentemente montane, della provincia di Teramo.
A Cavagnano in provincia dell’Aquila, Anselmi registra invece il suonatore di zampogna zoppa e organetto Donato Corrieri, mentre a Turrita di Amatrice in provincia di Rieti, incontra il leggendario suonatore di zampogna zoppa Alfredo Durante, detto Raffone .
I materiali raccolti nell’area montana, in particolare, dovevano confluire in una pubblicazione assieme a Leydi nella collana Albatros, dedicata alla montagna teramana e mai realizzata per il fallimento della casa editrice. Le registrazioni di Anselmi si esauriscono nel corso del 1983, quando chiude il Laboratorio di Etnomusicologia di Bologna presso il quale lavorava. L'ultima attività come etnomusicologo sarà la partecipazione ad alcune pubblicazioni dedicate alla Valle Siciliana e all’Alta Valle del Vomano, edite dalla Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo, che vedranno il coinvolgimento in prima persona dello stesso Roberto Leydi: nel disco allegato al secondo dei due volumi troveranno spazio alcune delle documentazioni realizzate da Anselmi negli anni dedicati alla ricerca etnomusicologica nell’area del Gran Sasso.
Il Fondo Anselmi è composto da 57 nastri, custoditi presso il Museo delle Genti d'Abruzzo di Pescara (14 nastri) e l'Associazione Culturale Bambun (43 nastri), che sta acquisendo anche i documenti fotografici.

Mercoledì, 13 Giugno 2018 17:40

000 Anna Di Vincenzo

I documenti sonori raccolti in registrazioni su bobina da Anna Di Vincenzo per l'esame di Storia delle tradizioni popolari (anno 1968-1970?) - presumibilmente nell’area teramana (almeno stando alla pronuncia dialettale degli informatori). Risultano di grande interesse etnomusicologico per le modalità esecutive degli stornelli cantati a tempo di saltarello su melodie che esulano dall’impianto tonale maggiore (di derivazione moderna) e rimandano alle scale modali lidia (tracce 01, 04, 05), dorica (tracce 03, 06) ed eolia (seconda parte traccia 11 e traccia 12). Tali sonorità abbinate al ritmo del saltarello, oggi eseguito esclusivamente in tonalità maggiore, sono testimoniate nelle indagini più recenti (1980-2012) solo in alcuni canti sul lavoro (arie della mietitura e della raccolta delle olive), in alcuni canti religiosi e non negli stornelli eseguiti a tempo di saltarello. Questi stornelli a tempo di saltarello su melodie modali possono essere considerati come momento di raccordo e di passaggio dalle forme di saltarello medioevale al moderno saltarello di tipo tonale introdotto con l'arrivo dell'organetto diatonico a due bassi.

Mercoledì, 13 Giugno 2018 17:35

00 Fondo Giuseppe Profeta

Giuseppe Profeta nasce a Arsita, comune della provincia di Teramo ai piedi del Gran Sasso d’Italia, nel 1924.
Insegnante e dirigente nelle scuole statali di vario ordine e grado, consegue la libera docenza universitaria in qualità di professore ordinario in scienze demo-etno-antropologiche nelle università di Calabria e di L'Aquila, e come ordinario di sociologia a Chieti e Teramo. Membro di associazioni culturali italiane e straniere, ha partecipato con proprie relazioni a diversi convegni scientifici nazionali e internazionali (Palermo, Parigi, Mosca, Helsinki, Bukarest, ecc.). E' stato responsabile, per oltre un ventennio, della sezione italiana della Internationale Volkskundliche Bibliographie, bibliografia internazionale del folklore, ed ha scoperto e recuperato gli otto volumi manoscritti della Bibliografia delle tradizioni popolari d’Italia di Giuseppe Pitré, principe dei folkloristi italiani.
Ha ideato e diretto la collana Documenti e studi di vita tradizionale-popolare editi da Japadre (L'Aquila-Roma), ed è stato, per un quinquennio, presidente nazionale della FITP (Federazione Italiana Tradizioni Popolari).
Giuseppe Profeta, oltre all’esperienza didattica e di promozione culturale, ha svolto un’intensa attività di ricerca scientifica, restituita in un centinaio di pubblicazioni, che recano contributi originali nei vari aspetti del dominio demo-antropologico: dalla dimensione politica al folklore, dalla religiosità popolare alla letteratura passando per la cultura materiale.
Nel 1970, su commissione del Ministero per i beni e le attività culturali, Profeta ha fornito parte dei suoi materiali sonori alla Discoteca di Stato. Il Fondo Profeta, in fase di catalogazione, è costituito da più di 800 registrazioni audio (bobine e cassette analogiche) effettuate in parte durante le personali indagini sul campo risalenti agli anni 1963-1968 ed in parte, tra il 1968 ed il 1975, realizzate dai suoi studenti universitari di L’Aquila e di Chieti per l’esame di storia delle tradizioni popolari. La catalogazione del Fondo Profeta è stata affidata all’etnomusicologo Carlo Di Silvestre per i riversamenti in digitale, i restauri audio, la selezione e schedatura delle fonti.
Da una prima stima, circa la metà dei materiali audio d’interesse etnomusicologico, contengono registrazioni di canti di genere diverso (canti lirico-monostrofici, canti narrativi, canti religiosi, canti sul lavoro) nonché detti, proverbi, preghiere, scongiuri e fiabe popolari. Nelle schede raccolte dagli studenti in alcuni casi non sono esplicitati date, informatori o località per il mancato ritrovamento delle tesine e per la carenza di annotazioni scritte su nastri e bobine. 

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