
Mimmo Ferraro
23 Dint' a stu vico nc'è nata na quaglia
22 [...] puozzano accire a te e mammeta pure
21 [...] comme nce ‘e tiene a spasso
20 Ammore mio rammence ‘na pena
19 Nu poco ‘e sentimento
000 Cesacastina
Nell’estate del 1964, nel corso di un campeggio organizzato dalla curia sui Monti della Laga, a Cesacastina nel comune di Crognaleto, don Nicola Jobbi sentì alcune cuoche cantare nelle cucine mentre preparavano i pasti. Il parroco-etnografo, sempre attento e naturalmente proteso all’ascolto di ciò che gli accadeva intorno, fu colpito dai canti e dalla particolarità dei repertori che giudicò "non di uso comune". Si accordò con le signore e tornò fino a Cerqueto a prendere il suo registratore dell’epoca: un pesante ma efficace Telefunken Magnetophon 85 KL acquistato nello stesso anno da un rivenditore specializzato di Mosciano Sant’Angelo, suo paese d’orgine, strumento che utilizza per tutte le prime registrazioni in montagna. Documentò i canti (tracce 1, 16-28) e si accordò per nuovi incontri, che avvennero nel corso del 1965 con un anziano pastore e alcuni uomini incontrati in un’osteria (tracce 2-15). Le registrazioni effettuate a Cesacastina, presenti nei nastri DNI 4 e DNI 5 del Fondo Jobbi e conservate in copia presso la Fonoteca Nazionale Svizzera e il Centro di Dialettologia e di Etnografia di Bellinzona con il nome di Abruzzo 14-15-16, ci restituscono più di altre l’interazione di Jobbi nei contesti di ricerca: il parroco sollecita i suoi interlocutori, li presenta, dialoga con loro. Non risulta invece agevole la ricostruzione della successione delle registrazioni, probabilmente sottoposte in parte a successive copiature.
000 Cerqueto di Fano Adriano 1964-1965
La presente raccolta è tra le più significative realizzate da don Nicola Jobbi e risale ai primi anni della permanenza a Cerqueto di Fano Adriano. Al proprio arrivo il parroco resta colpito dall'universo sonoro del paese, dalla bellezza dei canti, delle voci. Li sentiva "canticchiare così, per conto loro, andavano a fare la serenata, facevano quelle cose spontanee", dice. In molti appunti dedica riflessioni ai suoni e ai canti, che raccoglie e di cui trascrive i testi, o li lascia scrivere agli stessi cerquetani, documenta gare di stornellate in occasione delle feste estive, e ancora quando si canta mentre si tresca il grano o si pulisce il granoturco, per la questua di Sant'Antonio abate, dell'Epifania, della Passione e del Maggio, durante la veglia del Giovedì Santo o nel corso delle messe e delle processioni del Venerdì Santo e del Corpus Domini.
Nel 1964 Jobbi registra un numero considerevole di canti e agli inizi del 1965 porta un nastro a Roma per avere dei riscontri. Lo consegna ad Annabella Rossi, alla quale si era rivolto per chiedere consigli sul museo che stava allestendo. La ricercatrice romana lo invia a Leydi a Milano, ritenendolo di grande interesse, e mette in comunicazione i due dopo aver riferito a Jobbi la scelta dell'etnomusicologo di includere un canto in una pubblicazione in preparazione. Quel canto era Donna lombarda.
E' lo stesso Leydi a sottolineare come "la generosità di don Jobbi lo ha condotto, tempo fa, a porre a disposizione di altri una parte dei suoi nastri (soprattutto i primi) ma questa generosità non è stata sempre ricompensata e così una parte delle registrazioni mancano nella sua raccolta perché mai restituite. Per fortuna nella mia raccolta vi è copia di quelle registrazioni (1964-1965) e sarà mia premura reintegrare la raccolta di don Jobbi, affinché essa possa conservarsi completa, a testimonianza anche della sua ampiezza".
La collaborazione del Centro di Dialettologia e di Etnografia di Bellinzona ha consentito a novembre del 2009 il recupero in copia dei nastri perduti, tenendo fede alla promessa fatta da Leydi quando incontrò per l'ultima volta Don Nicola Jobbi in Abruzzo nel 1992.
Il contenuto della presente raccolta è consultabile nel Fondo Leydi.
00 Fondo Accademia Nazionale Santa Cecilia
Gli Archivi di Etnomusicologia (già Centro Nazionale Studi di Musica Popolare fondato e diretto da Giorgio Nataletti e, dal 1972, da Diego Carpitella) sono depositari delle più importanti raccolte di musiche di tradizione orale rappresentative delle diverse aree geografiche e culturali del nostro paese grazie alle numerose campagne realizzate, fin dal 1948, da studiosi e ricercatori che costituiscono un imprescindibile punto di riferimento per gli studi etnomusicologici ed antropologici.
Le raccolte abruzzesi comprendono 252 documenti sonori che, con la raccolta Nataletti, segnano l'avvio delle attività del Centro Nazionale Studi di Musica Popolare.
Partner della Rete degli Archivi, l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia aveva messo a disposizione le proprie raccolte, ora fruibili integralmente anche in rete.
Raccolta 3 Giorgio Nataletti (1948)
37 brani registrati a Sambuceto, il 20 dicembre 1948, S. Giovanni Teatino, il 15 marzo 1949, e a Teramo il 17 marzo 1948.
Raccolta 24 P Alan Lomax (1954)
62 brani registrati, dal 3 al 7 dicembre, a Terranera, Rocca di Mezzo, Aielli, Scanno, S.Stefano di Sessanio, Caldari, Vasto, Pescocostanzo e Castel del Monte.
Raccolta 44 Clara Regnoni Macera (1958)
10 brani registrati il 13 dicembre a Pescina
Raccolta 129 Diego Carpitella (1970)
143 brani registrati, dal 28 giugno al 7 luglio, a Civitella Messer Raimondo, Palena, Gessopalena (contrada Fosso), e Quadri: un'ampia antologia pubblicata nel CD allegato al volume, a cura di Domenico Di Virgilio, Musiche tradizionali in Abruzzo. Le registrazioni di Diego Carpitella (1970).
00 Fondo don Nicola Jobbi
"Ho conosciuto don Nicola Jobbi quasi trent’anni fa. Era stata Annabella Rossi, che già aveva incontrato, a parlarmi di lui, del suo impegno solitario (e in quegli anni pionieristico) per raccogliere e salvare i segni della vita e del lavoro contadino nella Valle del Vomano. Così lo andai a trovare e di quell’incontro porto un ricordo molto caro e molto vivo di una persona che, appartata dal mondo accademico e istituzionale, stava realizzando un lavoro straordinario, raccogliendo non soltanto gli oggetti della vita contadina, ma anche i canti, consapevole che già era in atto una trasformazione profonda della realtà economica, sociale e culturale che presto avrebbe portato alla cancellazione di quei gesti, di quelle consuetudini, di quegli attrezzi, di quelle parole, di quelle musiche e di quei canti che lui andava raccogliendo e fissando. La raccolta di canti e musiche di don Jobbi è importante, non soltanto per il materiale prezioso che comprende, ma anche per l’epoca nella quale ha cominciato a comporsi. Infatti le prime registrazioni sono del 1964 e si collocano, quindi, nel vivo della presa di coscienza, nel nostro Paese, dell’importanza (anzi, della necessità, dell’obbligo) di assicurare agli studi (e alla memoria storica) un patrimonio di cultura e di civiltà così a lungo negletto, o ignorato dalla cultura italiana".
Con queste parole Roberto Leydi racconta nel 1992 il suo incontro con don Nicola Jobbi e il senso della ricerca che il giovane parroco conduceva fin dal 1963, dall'epoca del suo insediamento in prima nomina presso il piccolo centro montano di Cerqueto di Fano Adriano, ai piedi del Gran Sasso d’Italia. Era il Natale del 1966; Leydi non era il primo ricercatore ad incontrare Jobbi, né sarebbe stato l'ultimo. Un anno prima il parroco si era recato a Roma al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, con lo scopo di approfondire il suo naturale interesse per la cultura contadina e pastorale. Fu allora che conobbe Annabella Rossi e Tullio Tentori; con la giovane antropologa sarebbe nato un rapporto di amicizia e stima durato fino alla scomparsa di lei, nel 1984.
Quando nei primi anni '60 Jobbi intraprese la sua ricerca museografica ed etnomusicologica la riflessione sul patrimonio immateriale demoetnoantropologico e il suo riconoscimento come parte integrante dei beni culturali erano ancora lontani. A queste espressioni "volatili", come le definiva Cirese, Jobbi dedica, istintivamente, una particolare attenzione, che ha origine nel suo ambiente familiare: figlio di piccoli coltivatori diretti, don Jobbi ha trascorso la sua infanzia in campagna, sulle colline di Mosciano Sant’Angelo a ridosso dell'Adriatico, dove è nato nel 1934.
Dalla fine del 1963, parallelamente all'attività di raccolta della cultura materiale, il parroco-etnografo ha condotto un'intensa ed articolata documentazione sonora e visiva della comunità di Cerqueto e di alcune località della montagna teramana. Accanto all'interesse per le testimonianze della vita locale Jobbi ha infatti coltivato una inusuale passione tecnologica, acquistando e utilizzando nel corso degli anni numerosi apparecchi fotografici, registratori, videocamere, proiettori, ciclostili per la stampa di comunicati e riviste autoprodotte.
Già nel 1982 il suo lavoro di ricerca è accostato da Tullia Magrini a quello di Pietro Sassu, Francesco Giannattasio, Roberta Tucci, Annabella Rossi, Sandro Biagiola, Bruno Pianta ed è l’unico citato in riferimento all'Abruzzo. Don Nicola Jobbi è in effetti fra i primi a compiere registrazioni di repertori musicali nella regione, assieme a Emiliano Giancristofaro (dal 1965), Carla Bianco (1963), Cesare Bermani (dal 1964) e dopo Elvira Nobilio (1958), Clara Regnoni Macera (1958), Alan Lomax e Diego Carpitella (1954), Giorgio Nataletti (1948).
Il Fondo Jobbi è un sistema complesso, dalle molte diramazioni, corrispondenti alle numerose relazioni istituite dal parroco nel corso della permanenza nella montagna teramana. La disponibilità a condividere i frutti delle proprie ricerche, è stata, in anni passati, anche la ragione della perdita di alcuni documenti importanti, come quelli registrati a Cerqueto nel 1964-65, e recuperati nel 2009 grazie alla disponibilità del Centro di Dialettologia e di Etnografia di Bellinzona, custoditi in copia nel Fondo Leydi unitamente ad altri nastri registrati da Jobbi, alle documentazioni di Leydi, Carpitella e Jobbi a Cerqueto nel 1966 e a quelle di Maurizio Anselmi nell'Alta Valle del Vomano presenti nell'istituto svizzero.
Il progetto "Culture Immateriali" curato dall'Associazione Culturale Bambun – per la Ricerca Demoetnoantropologica e Visuale, ha affidato la documentazione alla supervisione di un comitato scientifico (diretto da Antonello Ricci e coordinato da Gianfranco Spitilli, che ne è l'ideatore) che opera nell'ambito di un partenariato istituzionale internazionale affrontando dal 2003 il delicato compito di provvedere alla catalogazione e alla digitalizzazione di tutti documenti sonori, conclusa nel 2012, e all'organizzazione dell'intero materiale documentale (fotografico, audiovisivo, cartaceo), numericamente imponente. Scopo ulteriore del progetto è il recupero dei materiali dispersi o custoditi in altra sede, come quelli presenti nel Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma, e prodotti dai ricercatori che a Jobbi si rivolgevano per le loro inchieste nell'Alta Valle del Vomano: Anselmi (43 nastri acquisiti nel 2011), Candelori (5 audiocassette acquisite nel 2013), e numerosi altri in via di reperimento.
Questa fase di attività è giunta ad un primo esito editoriale con la pubblicazione, a cura di Gianfranco Spitilli, di Cerqueto è fatto a ferro di cavallo. L’attività di Don Nicola Jobbi in un paese montano dell’Appennino centrale (1963-1984), in cui confluiscono documenti sonori inediti provenienti dai numerosi nastri recuperati, organizzati nel cd allegato curato di Marco Magistrali.
Testimonianza concreta della capacità del prete-etnografo di tessere continui e produttivi rapporti, i documenti presenti in altri archivi pubblici e privati costituiscono un obiettivo patrimoniale essenziale, la cui reintegrazione potrebbe condurre all'istituzione di un polo documentale digitale dell'Alta Valle del Vomano a lui intitolato, e alla nascita di un archivio o istituto di ricerca sul territorio.