
Mimmo Ferraro
00 Fondo Alessio Menzietti
Parte di un corpus più ampio di rilevazioni raccolte dall'ottobre 2002 al marzo 2005, il fondo riguarda prevalentemente canti e danze per organetto diatonico. Dal secondo dopoguerra la Val Vibrata, nella provincia teramana, dopo alcuni decenni caratterizzati da miseria ed emigrazione, ha subito trasformazioni sostanziali, divenendo da area prevalentemente agricola un territorio con forte vocazione imprenditoriale. Questo processo, pur migliorando il tenore di vita della popolazione, ha accelerato la perdita di tutte quelle manifestazioni legate al mondo contadino, tra cui la musica. La maggior parte delle melodie che allietavano diversi momenti della vita delle comunità vibratiane, oggi resta conservata esclusivamente dalla memoria di pochi anziani, destinata dunque all’oblio. Da tali considerazioni, unite alla scarsa documentazione relativa a questa parte d’Abruzzo, nasce l’esigenza di un recupero attendibile del patrimonio musicale locale.
La collocazione del repertorio rilevato è basata in particolare sugli studi svolti da Maurizio Anselmi (Canti e musiche popolari del Teramano, in Documenti dell'Abruzzo Teramano, "La Valle dell'Alto Vomano e dei Monti della Laga" vol. III, 1, Pescara, Carsa edizioni, 1991, pp. 132-152) e Roberto Leydi (Osservazioni sulla musica popolare nell’area teramana, in Documenti dell'Abruzzo Teramano, "La Valle dell’Alto Vomano e dei Monti della Laga", vol. III, 1, Pescara, Carsa Edizioni, 1991, pp. 116-131) che isolano un'area culturale con relativa omogeneità nello stile musicale: un impianto di tipo prettamente melodico con predisposizione alla decorazione e virtuosismo melismatico ed esecuzioni di tipo solistico; il metro dominante è l’endecasillabo e il fondo del repertorio è prevalentemente lirico (soprattutto nelle forme strambotto/stornello), ma rilevante è anche il materiale narrativo, sia del tipo ballata che del tipo storia. Allo stesso modo Domenico di Virgilio circoscrive un'area di diffusione centro-meridionale in cui convivono repertori ed atteggiamenti del meridione insieme a elementi settentrionali, come i canti epico-lirici; in particolare il repertorio cantato attiene a un'oralità comune a tutta l'Italia centro-meridionale e più in generale al mondo mediterraneo, con profonde affinità con l'area balcanica orientale.
Guardando ai repertori, le danze eseguite con l’organetto diatonico che oggi si possono apprezzare nell’Abruzzo teramano ed in Val Vibrata sono la dimostrazione di un paradosso: la presenza dell’organetto "vivifica e logora allo stesso tempo la musica etnica locale" (G. M. Gala). Questo accade perché la riscoperta dello strumento, a partire dagli anni ’70, non è avvenuta nel recupero della tradizione musicale ma per emulazione di noti suonatori, come Fanciullo Rapacchietta, e sollecitata dalla commercializzazione come fonte guadagno.
Anche il canto è stato fortemente influenzato dalla presenza dell’organetto e contestualmente dalla scomparsa di altri strumenti tradizionali come la zampogna (scupinë), presente fino agli ’50. La produzione musicale si polarizza dunque tra le forme della tradizione contadina, in Val Vibrata la saltarella (saldarellë), e il repertorio urbano moderno, non tanto per contaminazione musicale quanto per l'abitudine a emulare brani facilmente reperibili attraverso le musicassette da bancarella, oltre all'influenza di nuovi mezzi di diffusione come la radio e la televisione. Per repertorio urbano moderno si considerano polka, valzer e mazurka che entrano a far parte del patrimonio tradizionale nella seconda metà dell’Ottocento (Anselmi, 1991) e si diffondono tra i suonatori di organetto specie nel secondo dopoguerra.
000 Tagliacozzo
Materiali sonori registrati nei primi anni Ottanta nel comune di Tagliacozzo (Aq) e nella frazione di Poggio Filippo dove il parroco del paese aveva radunato alcune anziane contadine: le informatrici eseguono un repertorio misto di stornelli tradizionali (stornelli di mietitura, stornelli alla romana, incanate) e brani della tradizione narrativa e religiosa. Gli stessi materiali sono stati poi utilizzati dalla sede RAI di Pescara nell’ambito di un reportage sul folklore marsicano (con Francesco Di Donato e Carlo Orsini).
Le registrazioni di Tagliacozzo contengono, invece, alcuni materiali della tradizione locale rielaborati e arrangiati musicalmente per l’esecuzione corale e polifonica ("Corale Luigi Venturini", allora diretta dalla maestra Elisa Blasetti).
000 Sant'Antonio - Marsica
Nel calendario tradizionale il 17 gennaio, giorno di sant’Antonio Abate, rappresenta una delle principali festività del mondo contadino. La ricorrenza dedicata al santo protettore degli animali si conclude, in Abruzzo, con una questua che coinvolge la collettività degli abitanti e che assume nei singoli territori forme anche molto differenti tra loro. Alcune località della Marsica hanno mantenuto la questua e la tradizione delle panarde, o cottore, in altre l'uso della questua è andato perduto e le celebrazioni si limitano alla processione o alla funzione religiosa in onore del santo.
000 Collelongo
Le registrazioni di Collelongo (Aq) sono state raccolte tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta in occasione di alcune trasmissioni realizzate per emittenti radiofoniche locali.
La prima parte dei documenti è stata registrata presso il Cantinone, un’osteria del paese, e contiene interviste ai frequentatori dell’osteria, che eseguono canti tradizionali e parodie scherzose, e raccontano aneddoti biografici.
Le altre registrazioni sono state effettuate in occasione della scartocciata, la festa per la sfogliatura del granturco, durante la quale una corale polifonica esegue un repertorio misto di canti della tradizione locale e del repertorio folklorico nazionale.
00 Fondo Angelo Melchiorre
Docente di materie letterarie nei Licei e negli Istituti secondari, poi preside nei Licei statali, Angelo Melchiorre è uno studioso di tradizioni popolari abruzzesi e, in particolar modo, di tradizioni popolari della Marsica (territorio sudorientale della provincia dell’Aquila), e affianca all’attività di ricerca una parallela attività divulgativa radiofonica, televisiva (per la RAI di Pescara e per emittenti locali) e giornalistica. I materiali sonori raccolti in questo fondo sono divisi nelle seguenti serie: Tagliacozzo, Collelongo, Sant’Antonio-Marsica.
000 Simonetta Di Quirico, Montesilvano, Pineto 1985 (Abruzzo 25 18BD407)
I documenti sonori raccolti da Simonetta Di Quirico a Montesilvano (Pe) e Pineto (Te) nel 1985 sono rappresentativi della prassi esecutiva di uno degli strumenti più cari alla tradizione musicale abruzzese: l’organetto diatonico a due bassi, o du’ botte. La diffusione dell’organetto è caratteristica della provincia di Teramo e in generale dei territori dell’Abruzzo costiero (anche, probabilmente, per prossimità con l'area marchigiana), come documentato nella presente raccolta, mentre nelle zone interne e montane, seppure in passato l’organetto deve aver avuto un largo impiego, l’uso è andato via via perdendosi, probabilmente a causa dell’influenza del ballo liscio e della diffusione della fisarmonica. Le registrazioni esemplificano i principali generi di accompagnamento alla danza: valzer, polka, quadriglia, saltarello (tipicamente locale).
(Abruzzo 25 18BD407)
000 Roberto Leydi, Diego Carpitella, Cerqueto di Fano Adriano 1966 (Abruzzo 9-12, 18BD388, 414, 405, 408)
È il 30 dicembre del 1966 quando Roberto Leydi e Diego Carpitella arrivano a Cerqueto di Fano Adriano, un piccolo paese di pastori a ridosso del Gran Sasso. Sono accompagnati per l’occasione da Alberto Negrin, giovane regista del Piccolo Teatro di Milano, assistente di Giorgio Strehler; assieme preparano lo spettacolo Sentite buona gente. Sono reduci da una campagna di ricerca nell’Aretino, finalizzata alla costruzione dello spettacolo ormai imminente: il nastro Toscana 20/Abruzzo 9 (cui seguono Abruzzo 10,11,12 documentati nella presente raccolta) dal quale è possibile ricostruire i loro spostamenti, contiene registrazioni effettuate da Leydi e Carpitella il 29 dicembre 1966 in provincia di Arezzo, e il 30 dicembre 1966 a Cerqueto di Fano Adriano.
Pranzano a casa di don Nicola Jobbi, con la madre e il padre, risiedono a Teramo in albergo, ospiti dell’Ente Provinciale per il Turismo, e si trattengono anche il 31 dicembre. Durante il soggiorno i due etnomusicologi non mancano di effettuare delle registrazioni insieme a Jobbi, grazie agli incontri da lui organizzati presso i locali della parrocchia. Alcuni fra i documenti sonori raccolti in quei giorni, tuttora in gran parte inediti, confluiranno in tre pubblicazioni discografiche, assieme ad altri che lo stesso Jobbi aveva precedentemente registrato a Cerqueto e nell’area della montagna teramana: il Saltarello, la La vita di Sant’Alessio, gli Stornelli, gli Stornelli d'amore, il Canto a batoccu, La storia del brigante Mastrilli, inclusi nei dischi Italia 1. I balli, gli strumenti, i canti religiosi (1970) e Italia 3. Il canto lirico e satirico, la polivocalità (1971), curati dallo stesso Leydi, e in Canti e musiche popolari del Teramano di Maurizio Anselmi, edito nel 1991 all’interno di un più ampio volume dedicato all’Alta Valle del Vomano, a cura di Luisa Franchi Dell’Orto.
Nei giorni della loro permanenza sono coinvolti nei festeggiamenti della comunità, e Leydi è chiamato a risolvere una discordia per la scelta della Madonna del primo Presepe Vivente, ideato e organizzato dallo stesso Jobbi, nominando la sua preferita fra le pretendenti in conflitto. Tornato a casa scrive al parroco una lettera per ringraziarlo dell’accoglienza, incoraggiarlo per le ricerche spontanee che svolge e annunciargli la volontà di pubblicazione di alcuni documenti di Cerqueto nel primo disco in preparazione per la collana Albatros, che uscirà nel 1970.
Leydi e Jobbi manterranno rapporti di collaborazione e amicizia per molti anni. L’etnomusicologo tornerà per l’ultima volta a Cerqueto nel 1992, in occasione della presentazione di un libro, Canti popolari dell’Alta Valle del Vomano dalla raccolta di Don Nicola Jobbi, parziale rielaborazione di quanto Soriana Martegiani, sua allieva al D.A.M.S. di Bologna, aveva scritto per una tesi di laurea: il primo tentativo di riordinamento e catalogazione dell’articolato archivio di documenti sonori prodotti dal parroco nei suoi anni di permanenza in montagna. La presentazione avviene a Teramo e la giornata si conclude a Cerqueto, presso i locali adiacenti la parrocchia, con balli e canti: lo stesso ambiente che aveva accolto la sessione di documentazioni del primo incontro. Qualche suonatore c’è ancora, come Carino Misantoni; si provano delle stornellate, dei passi di ssaldarellë. Sono le tracce indebolite di un patrimonio espressivo in lento e progressivo esaurimento, consegnato alla memoria dalle registrazioni dei primi anni ’60.
(Abruzzo 9-12, 18BD388, 414, 405, 408)
000 Nicola Jobbi, Cerqueto, Pietracamela, Cesacastina 1964-65 (Abruzzo 13-14-15-16 26BD128)
Raccolta realizzata da Roberto Leydi con i materiali provenienti da diversi nastri registrati da don Nicola Jobbi a Cerqueto, Pietracamela e Cesacastina nel 1964 e 1965. I documenti attestano le prime ricerche del parroco nell’area dell’Alta Valle del Vomano, a partire dalla comunità di Cerqueto, nella quale svolgeva la sua missione pastorale sin dall’estate del 1963 e risiedeva stabilmente dal Natale dello stesso anno. Testimonianza di un impegno religioso, sociale e culturale in prima linea, intensivo e sviluppatosi in numerosi anni di permanenza nel territorio (fino al 1984), le registrazioni di Jobbi restituiscono il ricco repertorio etnomusicale della montagna teramana dell’epoca, ascoltabile nelle documentazioni integrali all’interno delle raccolte Pietracamela e Cesacastina nel Fondo Jobbi; i seguenti documenti sonori relativi a Cerqueto invece, incisi nel nastro DNI2, sono al momento presenti solo nel Fondo Leydi.
(Abruzzo 13-14-15-16 26BD128)
000 Nicola Jobbi, Cerqueto di Fano Adriano 1964-1965 (Abruzzo 6 26BD165)
La presente raccolta è tra le più significative realizzate da don Nicola Jobbi e risale ai primi anni della permanenza a Cerqueto di Fano Adriano. Al proprio arrivo il parroco resta colpito dall'universo sonoro del paese, dalla bellezza dei canti, delle voci. Li sentiva "canticchiare così, per conto loro, andavano a fare la serenata, facevano quelle cose spontanee", dice. In molti appunti dedica riflessioni ai suoni e ai canti, che raccoglie e di cui trascrive i testi, o li lascia scrivere agli stessi cerquetani, documenta gare di stornellate in occasione delle feste estive, e ancora quando si canta mentre si tresca il grano o si pulisce il granoturco, per la questua di Sant'Antonio abate, dell'Epifania, della Passione e del Maggio, durante la veglia del Giovedì Santo o nel corso delle messe e delle processioni del Venerdì Santo e del Corpus Domini.
Nel 1964 Jobbi registra un numero considerevole di canti e agli inizi del 1965 porta un nastro a Roma per avere dei riscontri. Lo consegna ad Annabella Rossi, alla quale si era rivolto per chiedere consigli sul museo che stava allestendo. La ricercatrice romana lo invia a Leydi a Milano, ritenendolo di grande interesse, e mette in comunicazione i due dopo aver riferito a Jobbi la scelta dell'etnomusicologo di includere un canto in una pubblicazione in preparazione. Quel canto era Donna lombarda.
E' lo stesso Leydi a sottolineare come "la generosità di don Jobbi lo ha condotto, tempo fa, a porre a disposizione di altri una parte dei suoi nastri (soprattutto i primi) ma questa generosità non è stata sempre ricompensata e così una parte delle registrazioni mancano nella sua raccolta perché mai restituite. Per fortuna nella mia raccolta vi è copia di quelle registrazioni (1964-1965) e sarà mia premura reintegrare la raccolta di don Jobbi, affinché essa possa conservarsi completa, a testimonianza anche della sua ampiezza".
La collaborazione del Centro di Dialettologia e di Etnografia di Bellinzona ha consentito a novembre del 2009 il recupero in copia dei nastri perduti, tenendo fede alla promessa fatta da Leydi quando incontrò per l'ultima volta Don Nicola Jobbi in Abruzzo nel 1992.
(Abruzzo 6 26BD165)
000 Maurizio Torelli, Città Sant'Angelo, Ortona, Bussi sul Tirino 1981 (Abruzzo 22 18BD410)
I documenti sonori della raccolta di Maurizio Torelli sono stati raccolti nel 1981 in diverse località abruzzesi: dalla costa pescarese e teatina (Città sant’Angelo, Ortona) all’entroterra pescarese e teramano (Bussi sul Tirino, Castilenti); pur nella varietà geografica, linguistica e culturale questi materiali sono riconducibili ad alcune tipologie caratteristiche del repertorio canoro della regione. Un primo gruppo è costituito dai canti del calendario religioso: anzitutto i brani in onore di sant’Antonio Abate, tra cui orazioni, canti devozionali, canti di questua e rappresentazioni teatrali; a questi si aggiungono i canti devozionali del ciclo della Settimana Santa (Passione, Orologio della passione, Pianto di Maria). Di seguito, vari esempi di stornelli tradizionali (per la mietitura e la raccolta delle olive), filastrocche e brani del repertorio per l’infanzia (tra cui un interessante esempio di ninna nanna eseguita da voce maschile), canti narrativi, di cantastorie e della leva militare.
(Abruzzo 22 18BD410)