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Archivio Sonoro

Mimmo Ferraro

Mimmo Ferraro

Ricerca sul campo condotta da Danila Marinaro, Nadia Esposito e Antinesca D’Ottavi in località Campovalano di Campli (Te) per l’esame di Storia delle tradizioni popolari presso l’Università di Chieti. La raccolta comprende stornelli, un’orazione ed alcune preghiere popolari.

Venerdì, 15 Giugno 2018 22:17

000 Doralice De Nobili, Casoli di Chieti

Doralice De Nobili, studentessa in Lettere all'Università di Chieti, per l’esame di Storia delle tradizioni popolari conduce (probabilmente tra il 1968 ed il 1970) un’indagine sul campo nel territorio di Casoli di Chieti. Dalle sue registrazioni su nastro a bobina sono tratti canti, proverbi e scongiuri che compongono la raccolta

Venerdì, 15 Giugno 2018 22:15

000 Chioviano di Colledara 1963

Giuseppe Profeta incontra una donna di ottantasette anni residente a Chioviano di Colledara (Te) che presenta diverse  orazioni diffuse sul territorio abruzzese e cantate su una medesima melodia.

Venerdì, 15 Giugno 2018 22:12

000 Cesacastina di Crognaleto 1963

Indagine condotta da Giuseppe Profeta nel 1963 in località Cesacastina di Crognaleto (Te) che documenta esecuzioni di canti legati a rituali calendariali (Sant’Antonio Abate, Epifania, carnevale), canti a braccio (ottava rima), serenate, stornelli a tempo di saltarello, ballate e canti fanciulleschi. La zona teramana di Cesacastina-Tottea rappresenta per l’Abruzzo il confine orientale per la diffusione del canto in ottava rima.

Venerdì, 15 Giugno 2018 22:00

00 Fondo Alberto Negrin

Nel corso delle rilevazioni sul campo effettuate in vista del Sentite buona gente, Roberto Leydi e Diego Carpitella il 30 dicembre 1966 arrivano a Cerqueto di Fano Adriano: con loro è anche Alberto Negrin che, in tutte le fasi di quella memorabile esperienza di ricerca e spettacolo, ebbe un ruolo ben più rilevante della sola "messa in scena" indicata nel libretto di sala, come si evidenzierà una volta completato lo spoglio del suo archivio privato, ricco di una documentazione sonora e fotografica finora del tutto inedita. In questa raccolta, l’occhio del fotografo, ancora giovane ma all’epoca già con diverse collaborazioni alle spalle con periodici come Storia IllustrataPanoramaL’Espresso e L’Europeo, restituisce una pregnante rappresentazione visiva delle "audizioni" svoltesi nei locali della parrocchia di Cerqueto, dove emerge il ruolo rilevante svolto da Leydi, assieme a brevi ma intensi spaccati di vita quotidiana di quella piccola comunità teramana che non venne poi inclusa nello spettacolo che da lì a poco sarebbe stato allestito al Lirico di Milano per la stagione del Piccolo Teatro.
Nato a Casablanca nel 1940 da genitori che avevano abbandonato l'Italia durante il fascismo, Negrin nel 1962 è assistente alla regia di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano per il quale, oltre a numerose regie, nel 1969 realizza anche il film-inchiesta Operai. Dal 1968 si dedica al cinema e alla tv, avviando una fortunata carriera di regista e sceneggiatore che si caratterizza per l'attenzione riservata a vicende biografiche particolarmente rilevanti (da Io e il duce, del 1984, fino al più recente Pane e libertà, del 2009, dedicato al sindacalista Giuseppe Di Vittorio) e per l'originale adattamento di opere letterarie, da Il gatto con gli stivali a La promessa, dall'omonimo racconto di Dürrenmatt. Costante, e particolarmente significativa per le connessioni con le diverse forme dell’espressività popolare, la sua attenzione a vicende in apparenza marginali ma rivelatrice di tendenze profonde della società italiana, colta in orizzonti inediti e a torto trascurati dalle grandi narrazioni storiche: oltre al già citato Operai, spiccano in questo ambito il docu-film dedicato a Peppino Marotto del 1967, e Volontari per destinazione ignota, del 1977,  sui braccianti pugliesi inviati, a loro insaputa, dal regime fascista a combattere come "volontari" in Spagna nel 1936.

Venerdì, 15 Giugno 2018 21:58

000 Fototeca d'Abruzzo

Una ridotta selezione di foto dell'Archivio Fotografico Moderno a mo' di indicazione della ricchezza delle collezioni fotografiche del Museo che si spera di poter documentare meglio nel prosieguo dei lavori.

Venerdì, 15 Giugno 2018 21:56

000 Fondo Adriana Gandolfi

Adriana Gandolfi svolge attività di ricerca e documentazione etno-antropologica per il territorio abruzzese e molisano. È socia dell’A.I.S.EA. (Associazione Italiana Scienze Etno-Antropologiche) e socia-fondatrice di S.I.M.B.D.E.A. (Società italiana per la museografia e i Beni Demo-Etno-Antropologici). Consulente scientifico per l’allestimento di musei a carattere demo-etno-antropologico, ha curato allestimenti di mostre ed esposizioni dedicate all’artigianato d’eccellenza. Attualmente lavora presso l’Agenzia di promozione culturale della Regione Abruzzo, nella sede di Pescara, coordinando le attività dell’Osservatorio per i Patrimoni culturali e demo-etno-antropologici del territorio. 
Quasi la totalità delle registrazioni è stata effettuata in un arco di tempo compreso tra il 1984 e il 1987: sono il frutto di ricerche sul campo condotte con lo scopo di implementare l’Archivio del costituendo Museo delle Genti d’Abruzzo, inaugurato nel 1991, e per contestualizzarne gli allestimenti. Per questa ragione del corpus di registrazioni fanno parte numerose e preziose interviste che danno conto di un’attenzione particolare rivolta non soltanto alle forme della musica tradizionale e al loro contesto d’origine, ma anche alle tradizioni narrative, ai racconti di vita, alle testimonianze legate alle credenze popolari, a certe forme di artigianato, ad attività lavorative spesso in disuso.
La maggior parte dei documenti sonori sono stati raccolti nella provincia di Chieti, soprattutto in zone interne, ma ve ne sono anche alcuni raccolti a Pescara e provincia (Città Sant’Angelo), e nelle province di L’Aquila (Pescasseroli e Civitella Alfedana) e di Teramo (Arsita).
In questa raccolta di registrazioni si conferma uno degli elementi che caratterizzano il repertorio di musiche della tradizione orale in Abruzzo: la netta prevalenza di musica vocale. Dai canti di lavoro (arie di mietitura, canti a dispetto), ai brani di varia contestualizzazione, ai canti di carattere religioso (per la Settimana Santa, per i festeggiamenti per San’Antonio Abate), vi è una preponderanza di brani a voce sola, senza accompagnamento strumentale, eseguiti da uno o più interpreti. Quando tale accompagnamento è presente è quasi sempre fornito dall’organetto diatonico, solitamente a due bassi (du’ botte), che è anche lo strumento preposto ad accompagnare il ballo che assume la forma ritmico-melodica caratterizzante molte delle danze del centro-sud: il saltarello (saltarellazumbarella).
I canti cosiddetti di mietitura possono in realtà indicare i canti di lavoro in senso più ampio, eseguiti in contesti lavorativi diversi da quelli legati alla coltivazione e alla raccolta del grano. Nella maggior parte dei brani appartenenti a questo repertorio - e le registrazioni di Adriana Gandolfi ne forniscono conferma - sono le voci femminili a condurre il canto. Solitamente i canti di lavoro che vedono impegnati più di un esecutore sono basati su due parti reali: lu avetë e lu bassë, disposte a distanza di terza; nel caso di polivocalità, il ruolo di alto viene coperto dalla voce solista, mentre il coro svolge quello di basso.
Il canto a dispetto (o suspettë) fa parte del repertorio monodico, anche questo prevalentemente femminile, a due voci che si alternano intonando testi diversi sulla stessa linea melodica. Il carattere derisorio (o licenzioso) di questo repertorio di canti spiega la loro denominazione che è però dovuta anche alla modalità di esecuzione. Il canto a dispetto segue le regole dell’improvvisazione della poesia orale, con un testo solitamente strutturato in un distico di endecasillabi, dove la qualità dell’esecuzione è determinata anche dalla capacità dell’esecutore di legarsi all’argomento proposto dall’altro cantore nel distico precedente, secondo la modalità esecutiva proposta/risposta.
Un nucleo tematico rilevante delle registrazioni di Adriana Gandolfi è costituito dai festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate. Il culto del santo, ampiamente diffuso nell’Abruzzo rurale, ha il suo culmine il 17 gennaio quando, con modalità differenti e peculiari a seconda delle aree geografiche, hanno luogo le celebrazioni dedicate. In questo corpus di registrazioni si può trovare testimonianza delle modalità celebrative in uso a Gessopalena (Ch), Fara Filiorum Petri (Ch), Villamagna (Ch) e Città Sant’Angelo (Pe). Il santo può essere festeggiato con grandi fuochi (ad esempio, le cosiddette farchie di Fara Filiorum Petri), rappresentazioni drammatiche più o meno strutturate (come nel caso di Città San’Angelo e Villamagna), processioni e canti di questua (come quelli di Gessopalena).
Importanti sono anche le documentazioni relative alla festa del Majo di San Giovanni Lipioni (Ch), con il tipico canto beneaugurante e di questua, e quelle relative alla festa dei Banderesi di Bucchianico (Ch) legata alle celebrazioni in onore di Sant’Urbano.
Il fondo contiene anche un cospicuo numero di fotografie realizzate dalla Gandolfi, spesso contestualmente alle rilevazioni sul campo.

Venerdì, 15 Giugno 2018 21:53

000 Gianni Fidanza

Gianni Fidanza, nato a Luco dei Marsi (Aq) nel 1961, partecipa negli anni Ottanta alle campagne di ricerca coordinate da Roberto Leydi sulle musiche di tradizione e dedica la vita professionale allo studio e all'educazione musicale: specializzato in discipline tecnologiche musicali al Conservatorio di Adria, docente di educazione musicale nelle scuole medie e superiori, bibliotecario e docente di discipline storico-musicali nei Conservatori di Trieste, Matera, Trapani, Campobasso e Vibo Valentia, insegna discipline tecnologico-musicali nei conservatori di Bari e Siviglia. Attualmente è titolare della cattedra di Bibliografia e biblioteconomia musicale al Conservatorio G. Verdi di Milano. Dalla tesi di laurea presso il DAMS di Bologna nel 1985 sulla diffusione della zampogna in Abruzzo, relatore Roberto Leydi, Fidanza documenta la cultura musicale della zampogna in un'area che, a partire dalle registrazioni condotte a Luco de Marsi e Castellafiume (Aq), si estende fino alle zone d'elezione laziali: Anticoli Corrado, Villa Latina e Acquafondata (Fr).

Fondo in corso di catalogazione.

Venerdì, 15 Giugno 2018 21:46

000 Fondo Domenico Di Virgilio

Nato a Chieti nel 1952 si laurea in Lingue Orientali a Venezia, dove frequenta anche il Conservatorio, iniziando ad interessarsi all'etnomusicologia e documentando il repertorio folklorico in Uttar Pradesh e Bihar durante una ricerca sul campo condotta tra il 1977 e il 1980. Tornato in Italia conosce il professor Diego Carpitella che lo spinge ad occuparsi delle musiche di tradizione orale in Italia, in particolare in Abruzzo. Le numerose campagne di registrazione lungo il territorio regionale sono restituite in pubblicazioni a stampa [La musica di tradizione orale in Abruzzo, Quaderni della Rivista Abruzzese n. 35, Lanciano 2000 (con CD allegato); Musiche tradizionali in Abruzzo. Le registrazioni di Diego Carpitella in provincia di Chieti, Squilibri, Roma 2010; Badhesa, canti liturgici dall’oriente cristiano. Villa Badessa, comunità di origini albanesi nel comune di Rosciano (Pe), Menabò, Ortona 2012, una prima ricognizione del repertorio liturgico greco-bizantino cantato nella più piccola e settentrionale comunità arbëresh dell'Italia centro-meridionale] ed in video (http://fieldworkmusic.it5.it), spesso esito della collaborazione con le istituzioni locali.
Nel 2009 fonda A.E.L.M.A. (Archivio EtnoLinguistico Musicale Abruzzese) con il fine di promuovere "la ricerca demo-etno-antropologica, etnomusicale e linguistica delle culture di tradizione orale presenti sul territorio della Regione Abruzzo e delle culture altre provenienti da fuori regione e ugualmente presenti sul suo territorio". 
Nel 1997 realizza, con l'ingegnere Graziano Tisato, la postazione multimediale Il canto popolare abruzzese, presso il Museo delle Genti d'Abruzzo di Pescara.
Le registrazioni qui conservate documentano il lavoro di ricerca condotto a partire dalla metà degli anni Ottanta nell'arco di un decennio in provincia di Chieti (in forma capillare), Pescara (limitatamente ai comuni di Manoppello e Farindola), e L'Aquila (a Scanno, Celano, Villavallelonga, Collelongo) e compongono un'articolata antologia di generi: se è l'occasione a caratterizzare il canto, se questo era legato al diletto, ma più spesso al lavoro, alla  festa, alla fede, a momenti circostanziati, nel diventare occasione espressiva del sentire del singolo e della comunità assieme, assumendo quindi funzione rituale in alcuni momenti critici (il lavoro, il matrimonio, la morte), allora una possibile classificazione potrebbe essere in canti di lavoro nei campi in occasione della mietitura o della raccolta olive, e nella forma di stornelli a dispetto; ninna nanne, filastrocche, storie cantate, musiche di corteggiamento e canti per la sposa, lamenti e litanie, composizioni di accompagnamento di processioni e pellegrinaggi, canti di questua e repertori trasmessi nelle Confraternite.

Venerdì, 15 Giugno 2018 18:29

00 Fondo Museo delle Genti d'Abruzzo

Il Museo delle Genti d'Abruzzo, considerato uno dei modelli più innovativi nel panorama nazionale della museografia demo-antropologica, nasce nel 1982 dalla fusione del Museo delle Tradizioni Popolari Abruzzesi e della Mostra Archeologica Didattica Permanente ad opera delle due associazioni ASTRA (Associazione per lo Studio delle Tradizioni Popolari Regionali) e Archeoclub di Pescara; nel 1998, grazie all’apporto del comune di Pescara e della Fondazione Pietro Barberini, si costituisce come Fondazione. 
Con le sue tredici sale completate nel 2003 il Museo ripercorre la storia dell’uomo in Abruzzo dal paleolitico fino alla meccanizzazione dei processi produttivi, verificatasi in regione a partire dagli anni '50 del XX secolo: particolare attenzione è data agli aspetti etnografici che risaltano sopratuttto nelle sale dedicate alla pastorizia, ai cicli produttivi dell'economia rurale, alla continuità tipologica e funzionale degli strumenti di lavoro, alla vita domestica e all'artigianato artistico. All'interno delle sale, grazie ad un sistema audio di registrazioni sonore effettuate su campo, è possibile ascoltare i suoni della tradizione: melodie legate al ciclo della vita, canti cerimoniali e di lavoro.
Straordinamente ricca la documentazione raccolta negli anni. Tra le sezioni più rilevanti si segnalano il Centro di Documentazione Etnografica, l'Archivio Reperti, il Centro Didattico Sperimentale "P. Barberini-R. Laporta" e la Biblioteca Genti d'Abruzzo con oltre 4.000 documenti catalogati su supporto informatico, suddivisi tra volumi, riviste, opuscoli e materiale minore ed articolati  nelle diverse sezioni. All'interno del Museo è anche la Biblioteca Civica "Vittoria Colonna", con oltre 1000 volumi di abruzzesistica che sono costantemente incrementati grazie ad una fitta rete di scambi con altre istituzioni culturali; annesso alla biblioteca è il Fondo Storico Giovanni Pansa costituito da circa 2.000 volumi e 3.000 opuscoli raccolti tra il XIX e XX secolo dallo studioso sulmonese, tra i quali anche 44 cinquecentine, circa 1.300 edizioni del '600, del '700 e dell'800 e 114 manoscritti.
Ancora più ricco l'Archivio Fotografico che annovera 850 positivi anteriori al 1950 su usi, costumi e paesaggi d'Abruzzo; il Fondo Paul Scheuermeier, raccolta di stampe fotografiche provenienti da negativi originali conservati nell'Archivio Scheuermeier (Biblioteca del Dipartimento di Lingua e Letteratura II e Biblioteca Jaberg, Università di Berna) riguardanti tecniche e strumenti di lavoro contadino nell'Abruzzo tra gli anni Venti e Trenta; il Fondo De Antonis, costituito da 1128 fotografie scattate dal celebre fotografo Pasquale De Antonis tra gli anni Venti e Trenta, con molte immagini di feste tradizionali regionali; il Fondo Olinto Cipollone, 383 negativi con immagini di Pescara e Francavilla duplicate dagli originali degli anni Venti, ed il Fondo Mapei Tonini, 189 negativi con scene di vita contadina e momenti rituali di diverse località abruzzesi risalenti agli anni '30. L'Archivio Fotogafico Moderno è costituito invece da 800 positivi sia a colori che in bianco e nero posteriori al 1950 d'argomento etnografico e pastorale; la parte più consistente è comunque costituita dall'Archivio Diapo con oltre 7000 unità suddivise per sezioni tematiche.
L'Archivio Sonoro del Museo delle Genti d'Abruzzo, oltre a copia delle le registrazioni di Giorgio Nataletti, Alan Lomax e Diego Carpitella, concesse dall'Archivio di Etnomusicologia dell'Accademia di Santa Cecilia, e della raccolta di Ferdinando D'Amario, i cui originali sono depositati presso l'ex Discoteca di Stato, ora Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi (ICBSA), ha numerose altre registrazioni realizzate nel corso di ricerche sul campo effettuate, tra gli anni '80 e gli anni '90, da Adriana Gandolfi, Maurizio Anselmi, Domenico Di Virgilio e  Giovanni Fidanza: canti di lavoro, canti rituali e processionali, musiche vocali e strumentali del mondo rurale e pastorale appartenenti a tradizioni di diverse località abruzzesi.
Recentemente l'Archivio Sonoro ha acquisito anche la raccolta "Voci Contadine" di Francesco Avolio: registrazioni effettuate in oltre un ventennio di attività di ricerca dialettologica ed etno-antropologica dal docente dell’Università dell’Aquila. Tale raccolta va ad arricchire il precedente nucleo "Storie", realizzato da Adriana Gandolfi con uno straordinario patrimonio di proverbi, racconti, indovinelli, esempi dei diversi dialetti locali, testimonianze di vita. 
Fa parte dell'Archivio anche una raccolta di circa 160 audiovisivi relativi a varie tematiche  concernenti la storia, le tradizioni, la cultura del territorio abruzzese.

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