
Mimmo Ferraro
000 San Mango Piemonte 1974
Documenti sonori registrati il 21 dicembre 1974 nella cittadina salernitana di San Mango Piemonte, il cui nome deriverebbe dai due antichi casali denominati San Magno (santo patrono, festeggiato il 19 agosto col pellegrinaggio alla grotta dove il santo, secondo la leggenda, si sarebbe rifugiato per sfuggire alle persecuzioni di Decio del 252 d.C.) e Piedimonte (ovvero "ai piedi del monte" Tubenna, sulle cui pendici sorse anche l'abbazia di Santa Maria).
Dalle notizie tratte dall'album Carnuvà pecchè si muorto, in cui viene riproposto una parte del canto sul tamburo qui documentato, apprendiamo che i brani sono stati registrati in occasione della festa dell'Immacolata del 1975 e l'esecutore, ovvero la voce solista, era uno degli organizzatori dei vari fuochi che vengono accesi per l'occasione in diversi luoghi del paese.
La prima traccia documenta un tipico canto sul tamburo in uno stile vicino a quello tipico dell'agro nocerino-sarnese ma caratterizzato da "una più distesa cantabilità e un minore sviluppo melismatico", accompagnato dal classico tamburo a cornice (tammorra o tammurro) e da altri strumenti ritmici come i tricchebballacche o triccabballacche (idiofono composto da tre martelletti di legno, suonato battendo i due martelletti laterali su quello centrale che è fisso) e, meno spesso, anche da campanelli che sono legati al telaio del tamburo insieme a giuggiole, ottenendo così "un effetto sonoro marcato e diverso da quello reso dai normali sonagli".
Segue l'esecuzione di Cicerenella, brano dal testo carico di riferimenti magico-simbolici (già Cicerenella è un nome da gallina, in riferimento al carattere infero e sotterraneo dei gallinacei) notissimo nella tradizione campana sia in ambito contadino che urbano, secondo alcuni di origine settecentesca ma diffuso ed eseguito in particolare come "canzone sulla tarantella" (così come Lo Guarracino, E lu mare marenella e altri brani) fin dalla prima metà dell'800, quando si diffuse anche in una versione a stampa (risalente all'incirca alla metà dello stesso secolo) ad opera di Pietro Labriola col sottotitolo "tarantella di Posillipo".
000 Salerno 1974
Documenti sonori raccolti nella città di Salerno il 20 dicembre del 1974. Gli zampognari scendevano dal Cilento interno (Colliano, Caggiano, Polla, ecc.) nelle città per eseguire tradizionalmente le novene davanti al presepe, ogni giorno dall’8 al 24 dicembre, con zampogna e ciaramella. Le registrazioni documentano due novene cantate e accompagnate con zampogna e ciaramella, due zomparielli, ovvero una sorta di tarantella usata come accompagnamento al ballo, e un’intervista finale con gli esecutori in cui si descrive la costruzione della zampogna e si riferisce sui periodi di esecuzione delle novene, che, oltre al periodo pre natalizio, si svolgevano anche nei giorni di Capodanno e della Befana.
000 Roscigno 1974
Documenti sonori registrati il primo gennaio del 1974 a Roscigno, piccolo paese della provincia salernitana, situato nell'entroterra cilentano. Si tratta di due ninne nanne, due filastrocche e un canto alla cilentana, eseguiti da una sola voce femminile. La cattiva qualità dell'audio, unita alla particolare tessitura vocale della cantora, rende difficile la comprensione dei testi dei brani eseguiti.
000 Polla 1975
Documenti sonori raccolti a Polla nel 1975 in due diversi momenti dell'anno: il 15 gennaio e il 15 novembre. Protagonista della raccolta è Luigi Lapadula, ex barista della stazione ferroviaria del paese, suonatore e costruttore di zampogne e ciaramelle. Le registrazioni contengono diverse esecuzioni di novene strumentali (solo con zampogna oppure con la tipica accoppiata zampogna-ciaramella) e cantate (come la Novena dell'Immacolata Concezione o la Novena di Natale), zomparielli, valzer e una lunga conversazione con Luigi Lapadula che, mentre ripara e accorda per l'intervistatore (Carlo Vassallo del Teatrogruppo di Salerno) le canne di una zampogna e di una ciaramella, svela una serie di "segreti" legati alla costruzione di questi strumenti, spiega cosa s'intende per fauzetto nella pastorale o strofette per la novena, e racconta episodi autobiografici legati alla propria esperienza di musicista ambulante, mentre eseguiva la novena, in particolare nella città di Salerno.
000 Pellezzano 1975
Documenti sonori registrati il 31 agosto a Pellezzano, in provincia di Salerno. Si segnala l'esecuzione con organetto e tamburello di una tarantella ballata in particolare per l'occasione della festa di Sant'Anna di Pellezzano (conosciuta anche come festa dei Santi Martiri) durante la quale vengono portate in processione, oltre alla statua della santa, anche quelle di San Giocchino, e San Clemente, patrono del paese. La celebrazione si articola in più momenti: il 26 giugno comincia con l'alzata del "panno" (un dipinto raffigurante da un lato la santa e dall'altro San Clemente), e riprende il 26 luglio con il pellegrinaggio, per continuare nei giorni seguenti.
La singolare tarantella documentata a Pellezzano, "ha come particolarità le note staccate (mozzicate sulla tastiera dell'organetto) e la frase breve e ossessivamente ripetuta; è una delle musiche che più frequentemente accompagna un ballo con funzione di sfida osservato, oltre che a Pellezzano, a Baronissi e a Montoro, che comprende, fra le altre figure, il duello con i fazzoletti e con i bastoni, oramai sempre meno eseguito" [dal booklet di accompagnamento al disco Carnuvà pecchè si muorto, in cui l'organico del Teatrogruppo ne ripropone una propria versione]. Completano la raccolta una serie di registrazioni vocali, sempre accompagnate con organetto e tamburello, di canti "alla campagnese" (cfr. Campagna 1975 e Eboli 1975-1976).
000 Montemarano 1975
Registrazioni effettuate a Montemarano il 10 febbraio 1975 (alla vigilia del martedì grasso) in occasione del carnevale che si tiene nella cittadina avellinese (cfr. R. De Simone, A. Rossi, Montemarano 1974). Si tratta di esecuzioni della tipica tarantella montemaranese (nell'ormai "classico" trio costituito da clarinetto, fisarmonica e tamburello) documentate sia all'aperto, durante il ballo processionale, che in interni. Tra gli esecutori compaiono due nomi "storici" della tarantella montemaranese come Antonio Bocchino, detto "Nduniuccio" (alla fisarmonica) e Umberto Cantone, detto "Berto" (al clarinetto). Completano la raccolta una polka eseguita con fisarmonica e tamburello, e una serenata cantata "alla montemaranese" con accompagnamento di fisarmonica (per ulteriori notizie sulla tarantella, e in generale sulle tradizioni musicali di Montemarano, si segnala, di Luigi D’Agnese e Giovanni Giuriati, Mascarà Mascarà me n’a fatto ‘nnammorà. Le tarantelle e i canti di Montemarano, Nota, 2011).
000 Montecorice 1975
Documento sonoro registrato il 5 ottobre 1975 a Montecorice, piccolo centro agricolo del salernitano situato nel basso Cilento. Si tratta di un'esecuzione, con sola chitarra battente, di una pizzitata (per altri esempi si rimanda a Castellabate 1975): "termine molto simile a quello che designa la tarantella utilizzata nel Salento per l'esorcismo coreutico-musicale nella terapia del tarantismo (pizzica tarantata); allo stato della ricerca etnomusicologica ignoriamo se e quali connessioni e interrelazioni possano essersi sviluppate in passato tra pizzica e pizzitata" [dal booklet allegato al disco Carnuvà pecchè sì muorto].
000 Eboli 1975-1977
Documenti sonori raccolti a Eboli in occasione di cinque incontri avvenuti tra il 15 ottobre del 1975 e il 13 febbraio del 1977. Gli informatori, in larga parte aderenti alla sezione locale del PCI, riferiscono su diversi repertori: ampio spazio viene riservato alla farsa carnevalesca tipicamente ebolitana del Don Annibale (cfr. A. Rossi, Eboli 1976) documentata attraverso diversi momenti di prova ed alcune esecuzioni, e alla versione locale della Canzone di Zeza, messa in scena sostanzialmente nello stesso stile musicale del Don Annibale. Dato il posizionamento politico degli interlocutori sono testimoniate canzoni di propaganda sindacale, contro lo sfruttamento dei lavoratori, spesso costruite ironicamente sulle melodie di note canzoni napoletane o di stornelli romani. Umoristiche sono anche le diverse interpretazioni di macchiette o canzoni tratte dal repertorio di Nino Taranto, Armando Gill e altri, proposte da Cosimo Tucci. Sul versante più tradizionale si segnalano invece esecuzioni di terzetti alla campagnese: canti maschili a più voci con accompagnamento di organetto (cfr. Campagna 1975), canzoni narrative come I tre figliolini van sulla tomba(Madre resuscitata nella classificazione del Nigra ) oltre a canti cumulativi o enumerativi (Che se mangiaie la Zita, nota come La Cena della Sposa) ed Esce lu ragno da la ragneria (conosciuta come Rancio e mosca), entrati a far parte stabilmente anche del repertorio dei gruppi di folk-revival dagli anni ’70 (come nel caso della Nuova Compagnia di Canto Popolare). Completano la raccolta alcuni brani strumentali per il ballo (per lo più tarantelle e valzer) eseguiti essenzialmente con la fisarmonica, talvolta accompagnata da percussioni.
000 Curteri di Mercato San Severino 1976
Documenti sonori raccolti il 2 gennaio 1976 a Curteri, frazione del comune di Mercato San Severino, nella provincia salernitana. Protagonista è la voce femminile di Teresa (di cui non conosciamo il cognome) che interpreta una serie di canzoni narrative, filastrocche, ninnananne e ballate. Spiccano, tra le altre, le esecuzioni di brani comuni ai repertori tradizionali di diverse regioni italiane, come Rosina bella ciao (conosciuta anche come Morettina bella ciao), La mamma di Rosina era gelosa, Fischia il vapore (nota come Sento il fischio del vapore, soprattutto nell’esecuzione della mondina e cantastorie Giovanna Daffini) e Ninno Mio, dormi e riposa (tradizionalmente eseguita durante le novene natalizie).
000 Colliano 1975
Documenti sonori registrati a Colliano, tra le contrade di Pazzano e S. Vittore, in due successivi incontri a pochi giorni di distanza, il 2 e il 4 novembre 1975. Gli informatori sono diversi: Lorenzo Russo, anziano zampognaro e padre di Peppe "Sciarrillo" Russo, anch’egli zampognaro ma soprattutto uno dei migliori costruttori di zampogne e ciaramelle dell’area salernitana, in particolare dopo la morte di Carmine Trimarco, operativo per diversi anni a Polla; Michele Strolla (nella cui casa si svolgono prevalentemente gli incontri), cantore e suonatore di ciaramella; Carmine Strolla, suonatore di ciaramella; Pasquale Iannarella (detto "Pascale cu ‘a barba"), suonatore di zampogna; ed infine Vito "Feliciello" Fasano, cantore e suonatore di chitarra battente. Agli incontri sono presenti anche altre persone, rimaste anonime, appartenenti probabilmente alle famiglie dei vari suonatori. Le registrazioni comprendono novene (cantate o strumentali), brani di accompagnamento al ballo (zomparielli) e canti di saluto o di benvenuto improvvisati per l’occasione con zampogna e ciaramella. Riguardo al repertorio finora descritto due sono le particolarità da sottolineare: l’uso in più brani della zampogna 6 palmi dalle grosse dimensioni (circa 1 metro e 50 centimetri) e dal suono particolarmente grave e solenne, suonata in alternativa (ma talvolta anche contestualmente) alla zampogna 3 palmi adoperata più frequentemente per accompagnare le novene; e il contemporaneo utilizzo, testimoniato in diversi brani, di due ciaramelle: una che esegue la parte melodica del canto ed un'altra invece in una sorta di "controcanto". Occorre notare che in questa zona molto spesso si formano veri e propri gruppi di suonatori: ciascun gruppo viene chiamato "concertino" e prevede una o due zampogne (una 3 palmi e una 6 palmi che suonano nella stessa tonalità), una o due ciaramelle e talvolta anche una doppia ciaramella. Un’altra caratteristica è la consuetudine di impugnare la zampogna "alla mancina" o "alla salernitana", ovvero tenendo con la mano destra la canna più lunga (quella con la chiave) e con la mano sinistra la più corta. Tra i documenti sono riportati diverse interviste che approfondiscono le caratteristiche strumentali, le tecniche costruttive, l’accordatura delle ance (chiamate "puche" o "linguette"), storie di vita degli esecutori. Un'altra parte rilevante dei materiali registrati riguarda invece le esecuzioni di alcuni canti e cilentane dalla voce di Vito "Feliciello" che si accompagna alla chitarra battente. Alcuni di questi brani, come ad esempio Occhi niurelli e palma d’auliva e Stamattina mi sono alzata sono stati riproposti dai ricercatori del Teatrogruppo nel loro secondo disco Canuvà pecchè si muorto. Si segnala infine la presenza di numerosi brani di accompagnamento al ballo (tarantelle, zomparielli, pizzitate, valzer, ecc.) eseguiti talvolta anche con formazioni "insolite": ad esempio zampogna, ciaramella e chitarra battente; oppure ciaramella e chitarra battente.