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Archivio Sonoro

Mimmo Ferraro

Mimmo Ferraro

Venerdì, 13 Ottobre 2017 06:09

000 Perugia e dintorni

Registrazioni condotte tra il 1973 e il 1980 nelle località di Annifo (già ampiamente rappresentata nella raccolta dedicata a Francesca Albanesi), Moiano, Magione, Isola Maggiore, Sanfatucchio, Paciano e Colfiorito, che documentano forme espressive musicali tradizionali, diffuse anche in altri territori della regione presi in esame nel corso dell'indagine: l'improvvisazione poetica in ottava rima, anche nelle forme memorizzate e narrative, le danze eseguite con strumenti a mantice, il monostrofismo imperfetto del canto di lavoro - soprattutto quello per la mietitura - e dello stornello nelle forme accompagnate allo strumento e in quelle puramente vocali anche con frequenti esempi di arcaismi formali di esecuzione a discanto.
La specificità dei materiali raccolti, in comune con quanto rinvenuto a Spoleto e dintorni, sta nei canti e nelle forme rituali legati alle questue, che si articolano nel ciclo calendariale tra l'Epifania e il mese di maggio, documentati sia come repertorio memorizzato dagli informatori in contesti domestici e informali, sia in funzione, durante l'esecuzione. In particolare viene proposto un ampio gruppo di registrazioni di "Sega la vecchia " e alcune più rare testimonianze dello "Sposalizio". Si tratta, in entrambi i casi, di rappresentazioni popolari, esito finale di pratiche propiziatorie diffuse in tutta Europa e da rintracciare nel solco della tradizione germanica e longobarda data l'architettura rituale impermiata sulla centralità dell'albero [per una descrizione esaustiva ed un'analisi antropologica di entrambe le rappresentazioni si rimanda al volume di V. Paparelli,L'Umbria cantata. Musica e rito in una cultura popolare Musica e rito in una cultura popolare, Squilibri Editore, 2009, e all'ampia bibliografia sull'argomento], e proprio al "Sega la vecchia" e allo "Sposalizio", è dedicata una puntuale attenzione nell'ambito dell'estesa e accurata campagna di ricerca, a partire dal 1958, sulla musica tradizionale umbra nata dalla collaborazione tra Tullio Seppilli e l'Istituto di Etnologia e Antropologia Culturale dell'Università di Perugia, con il Centro Nazionale per la Musica Popolare diretto da Diego Carpitella, e i mezzi tecnici messi a disposizione dalla RAI.
Le registrazioni di "Sega la vecchia" qui documentate catturano esecuzioni memorizzate di frammenti del repertorio canoro e musicale che accompagna la rappresentazione nei comuni di Sanfatucchio e Magione, sia la documentazione in funzione di un'intera rappresentazione raccolta nel comune di Paciano. Sullo "Sposalizio" sono invece riportate solo alcune interviste registrate a Magione con una ricostruzione del rito e alcuni brani del relativo repertorio canoro.
Merita un cenno specifico la documentazione dell'apparato liturgico e dei canti processionali per i riti del Venerdì Santo registrati sia a Colfiorito nel 1980, sia più recentemente, a testimonianza della persistenza della tradizione, a Cascia nel 2009.
In ultimo la presenza del repertorio interpretato da una singolare figura al limite tra il cantautore e il folksinger, Silvio Pattume di Moiano, che, in un interessante esperimento di rifunzionalizzazione di temi classici e di riproposta, compone parodie con testi legati alla protesta operaia e alle condizioni sociali e lavorative dell'emigrante, utilizzando non solo, e anzi in minima parte, le melodie della discografia commerciale ma soprattutto le arie delle canzoni di maggior fama nella tradizione del canto sociale e del folk revival.

Venerdì, 13 Ottobre 2017 06:01

000 L'Amerino-Narnese

Registrazioni raccolte tra il 1973 e il 1980 in varie frazioni del comune di Narni e nei comuni di Calvi, Amelia e Otricoli, che documentano forme espressive musicali tradizionali, diffuse anche in altri territori della regione frequentati durante l'assidua attività di ricerca sul campo e coerenti con i repertori dell'intera area geografica dell'Italia centrale.
Le forme più ricorrenti testimoniate sono in prevalenza questue del ciclo calendariale pasquale (pasquelle, passioni e questue per le uova), canti narrativi e di cantastorie, forme monostrofiche improvvisate e memorizzate (utilizzate in contesti lavorativi o festivi) eseguite sia nella solo forma vocale che con accompagnamento strumentale. In ultimo è da segnalare un discreto repertorio di brani strumentali per il ballo.

Venerdì, 13 Ottobre 2017 05:55

000 La Valneriina ternana

La Valnerina ternana è la parte sud-occidentale della Valle del Nera che ricade nel territorio dei comuni di Arrone, Montefranco, Ferentillo, Polino e in piccola parte di Terni. La sua economia, tradizionalmente incentrata sull’agricoltura e sulla pastorizia, il suo territorio e i suoi rapporti sociali furono segnati profondamente dall’industrializzazione, sia da quella che interessò direttamente la valle fin dall’inizio del '900 (lo Stabilimento elettrochimico di Papigno e, più tardi, la SNIA-Viscosa di Collestatte), sia soprattutto dalla creazione già nel 1884 dell’Acciaieria, posta proprio al suo imbocco. Le sue dimensioni e le modalità della sua espansione (la fabbrica rispondeva a esigenze belliche, non già a quelle di un armonico sviluppo) resero il rapporto in particolare dell'Acciaieria col territorio piuttosto traumatico. La velocità con la quale intere generazioni di contadini si ritrovarono a fare i conti con la nuova realtà economica e sociale produsse necessariamente lacerazioni culturali profonde che spinsero quelle generazioni a non abbandonare mai del tutto il rapporto né con la terra – creando, per esempio interessanti fenomeni di part-time – né con la propria cultura di origine e con i suoi apparati espressivi. E l’aspetto più rilevante di quest’ultimo fenomeno è consistito nell’uso - da parte dei nuovi operai e, più tardi, dei partigiani formatisi politicamente in fabbrica – delle forme espressive più tradizionali, sia musicali che narrative, per esprimere i nuovi contenuti legati alla lotta politica. Capitò così che Valentino Paparelli e Alessandro Portelli, che insieme hanno condotto la ricerca in questa parte dell’Umbria, si ritrovarono a registrare discussioni sul "compromesso storico" in ottava rima, invettive contro il governo che utilizzavano le melodie dei canti del lavoro, o considerazioni politiche su argomenti i più disparati all’interno di sequenze di stornelli a saltarello.
Questa scoperta convinse i due ricercatori della possibilità di costruire su questa realtà, già di per sé dirompente, un’ipotesi di trasformazione della ricerca in momento di organizzazione culturale "dal basso", operazione resa possibile dalla decisione di un gruppo di informatori, certamente i più consapevoli, di costituirsi in Gruppo della Valnerina, che segnò profondamente con la sua attività la riproposta negli anni Settanta. Si trattava di Dante Bartolini, Americo Matteucci, Pompilio Pileri, Trento Pitotti, Luigi Matteucci. I documenti di questa raccolta vanno dunque integrati con quelli della Raccolta Dante Bartolini.

Venerdì, 13 Ottobre 2017 05:51

000 La conca ternana

La storia della città di Terni resta indissolubilmente legata alla storia dell’industrializzazione del paese. Già nel 1875 vi fu impiantata una Fabbrica d’armi e solo sei anni più tardi la famosa Acciaieria. In poco tempo quella che fu retoricamente definita la "Manchester italiana" divenne il più importante polo industriale del Centro Italia, estendendo la produzione anche alla chimica e all’energia idro-elettrica. 
Non stupisce, pertanto, che la città e le sue immediate vicinanze – la cosiddetta "Conca ternana", appunto – rappresentino un giacimento di primario interesse per la canzone sociale e politica sia di tradizione orale (dalla canzone di protesta all’innodia operaia) che d’autore. Possiamo anche dire che tutti gli episodi salienti della storia del movimento operaio, anche femminile, sia sul piano nazionale che locale, trovano in questo repertorio puntuale rappresentanza. Non stupisce neppure la presenza di canti antifascisti e della Resistenza, anche in questo caso sia di tradizione orale che d’autore, visto che la forte opposizione al regime in fabbrica ebbe in zona il suo naturale epilogo nella costituzione di una delle prime formazioni partigiane, la Brigata Garibaldina Gramsci.
Stupisce, invece, che questo giacimento si sovrapponga a un altro che affonda le radici negli strati più profondi della cultura locale e che ci restituisce integri numerosi documenti dell’espressività contadina più arcaica, come canti rituali e ballate. "In realtà, il fenomeno è molto più credibile di quanto possa apparire a un'osservazione superficiale. La decontestualizzazione dei documenti più legati alla cultura contadina tradizionale, sottraendoli all'azione di adattamento e modifica permanenti da parte della comunità, ha avuto l'effetto di 'congelarli' nello stato originario, preservandoli anche da fenomeni di contaminazione" (Valentino Paparelli, L’Umbria cantata. Musica e rito in una cultura popolare, Squilibri, 2008, p. 24).

Venerdì, 13 Ottobre 2017 05:47

000 Il gruppo della Valnerina Ternana

Il Gruppo della Valnerina nasce all'inizio degli anni Settanta. Ne fanno parte Americo e Luigi Matteucci, Pompilio Pileri, Dante Bartolini e, più discontinuamente, Trento Pitotti. Tutti loro rappresentano anche il nucleo più organico di testimoni della tradizione musicale locale, coinvolto nella ricerca condotta da Valentino Paparelli e Alessandro Portelli a Terni e nella Valnerina ternana. E proprio da questa collaborazione nasce l'idea di creare una formazione che possa produrre spettacoli e interventi culturali.
"Era una proposta culturale decisamente insolita: da un lato, i protagonisti della comunicazione non erano i musicisti urbani del folk revival che imparavano le canzoni popolari dalla ricerca o dai dischi, ma i creatori stessi della cultura popolare e della sua musica; dal'altro, questi non venivano esibiti sul palco come reperti filologici  e residui di un mondo arcaico (i cosiddetti portatori, come si usava dire nell'etnomusicologia accademica), ma erano lì come protagonisti del presente, intenti a trasmettere alle nuove generazioni una memoria storica operaia e antifascista e una gamma di forme espressive in perenne evoluzione", Alessandro Portelli, introduzione a Valentino Paparelli, L’Umbria cantata. Musica e rito in una cultura popolare (Squilibri Editore, 2009).

Venerdì, 13 Ottobre 2017 05:45

000 Francesca Albanesi

Francesca Albanesi (1929) è nata e ha sempre vissuto ad Annifo, una piccola frazione montana del comune di Foligno, poco distante dal valico di Colfiorito che unisce l’Umbria alle Marche. È una delle voci più belle, tra le tante che compaiono nell’archivio Paparelli, e nello stesso tempo uno dei personaggi più rappresentativi della musica di tradizione orale dell’Umbria per la vastità del repertorio e per la disinvoltura con la quale si muove all’interno di tutti i generi, con l’eccezione della sola ottava rima, genere maschile per antonomasia. 
Il suo repertorio è, infatti, molto ampio e copre, di fatto, tutte le forme musicali tipiche della dorsale appenninica umbro-marchigiana, spaziando dai canti rituali di questua (Passioni, Pasquelle, Maggi) alle canzoni narrative (particolarmente ricco sia il repertorio da foglio volante, sia quello delle ballate, tra le quali spiccano pregevoli versioni di alcune delle più note, come “Fiore di tomba”). Molto ricco anche il repertorio lirico-monostrofico in tutte le sue declinazioni (serenate e canti del lavoro per la mietitura, soprattutto), nel quale spiccano alcune sequenze di particolare pregio poetico. 
La sua forte personalità, unita a un carisma istintivo, ne hanno fatto nel tempo un punto di riferimento imprescindibile per i cantori e gli strumentisti popolari di tutta l’area, e un’animatrice instancabile, convinta della necessità di difendere e di promuovere il patrimonio rituale ed espressivo della zona.

Venerdì, 13 Ottobre 2017 05:41

000 Dante Bartolini

"Dante Bartolini (1909-1979), originario di Castiglioni (Arrone), ha vissuto a lungo a Casteldilago (Arrone). La sua lunga e appassionata militanza nelle file del Partito Comunista Italiano, l’attività di dirigente di primo piano della guerra partigiana nella Brigata "A. Gramsci" di Terni, dove assunse il nome di battaglia di Tito, e la conoscenza e la capacità straordinaria d’uso di tutte le forme espressive della zona ne fanno un personaggio di tutto rilievo. Era tra i quarantacinque partigiani che il 16 settembre 1943 costituirono a Forca di Arrone (ribattezzata Rocca rossa) il primo nucleo della Brigata, nella quale ricoprì le cariche di aiutante di campo, comandante di battaglione e commissario politico. Operaio alle Acciaierie di Terni, fu tra i protagonisti di tutte le lotte che vi si svolsero, finché nel 1952 fu tra le prime settecento vittime dei licenziamenti.
Nella sua vastissima produzione, fatta di poesie d’occasione, di racconti in ottava rima sugli argomenti più vari, di poesie e canzoni satiriche, di racconti in prosa, spicca un notevole gruppo di canzoni sulla Resistenza e sulle lotte e sui fatti politici di maggior rilievo, che rappresentano documenti di eccezionale importanza della storia del movimento operaio ternano fin dagli ultimi anni del fascismo.
Il suo alto livello di coscienza politica e la sua particolare capacità di articolazione espressiva all’interno delle forme tradizionali ne facevano una personalità di straordinaria importanza. Dotato di una straordinaria comunicatività, allorché cantava le sue canzoni, recitava le sue poesie e narrava i suoi racconti partigiani, ne intensificava il messaggio dando loro uno spiccato carattere di recitazione". (Valentino Paparelli, Alessandro Portelli, La Valnerina ternana. Un’esperienza di ricerca-intervento, Squilibri 2011)

Venerdì, 13 Ottobre 2017 05:38

000 Corrado Leonardi

Le registrazioni con Corrado Leonardi sono state effettuate a Civita Castellana (Viterbo) ma egli è originario di Itieli (Narni) e i documenti raccolti appartengono tutti al patrimonio espressivo tradizionale della zona di origine. La padronanza assoluta dello strumento (la fisarmonica) e della voce gli consentono di muoversi con grande disinvoltura all’interno di repertori anche molto diversi, come i canti rituali (magistrale la sua esecuzione della Passione Correte sorelle) e gli inni politici (l’adattamento delle trascrizioni per banda alla fisarmonica sono autentici pezzi di bravura), gli stornelli a saltarello (nel suo repertorio lirico-monostrofico spiccano alcuni documenti per la bellezza del testo) o i balli. Ma probabilmente la parte di repertorio nella quale egli si sente più a proprio agio e dà il meglio di sé come interprete è quella narrativa da foglio volante. Per il pathos che riesce a esprimere, per i preziosismi strumentali, per l’attenzione alla componente stilistica, l’esecuzione di L’Assidea di due prigionieri resta un pezzo di riferimento.

Venerdì, 13 Ottobre 2017 05:32

000 Adelia e Villalba Grimani

Le sorelle Adelia e Villalba Grimani, di Stroncone (Terni), hanno rappresentato un punto di riferimento imprescindibile all’interno della ricerca di Valentino Paparelli per diversi motivi. L’elemento catalizzatore in ogni incontro non poteva non essere la loro voce, di rara potenza ed efficacia, soprattutto nei canti bivocali del lavoro per la mietitura, sia quando cantavano insieme, sia quando lo facevano con una voce maschile. Il loro repertorio non è vastissimo, ma va molto a fondo nei generi praticati, con una spiccata attenzione alle componenti stilistiche, soprattutto nel canto lirico-monostrofico: negli stornelli "a saltarello", oltre che nei canti del lavoro, dei quali hanno permesso di ricostruire un giacimento di dimensioni notevoli e di grande interesse anche letterario. Sono entrambe ottime conoscitrici ed esecutrici di canti narrativi, sia ballate che canzoni da foglio volante. Adelia aggiunge anche un vasto repertorio di intrattenimento infantile e di canti sociali (alcuni dei quali inediti) tra i quali un Caserio che spicca per la qualità dell’esecuzione.

Giovedì, 12 Ottobre 2017 19:32

00 Fondo Paparelli

Il fondo Valentino Paparelli è composto da poco meno di 1500 documenti, frutto di registrazioni sul campo effettuate in massima parte in Umbria nel periodo che va dal 1973 al 1980, e costituisce il più vasto archivio privato di musiche tradizionali della regione, con un'ampia e articolata documentazione di repertori e forme espressive, dal canto narrativo -sia nell'ambito epico-lirico sia nelle forme per cantastorie e da foglio volante- al monostrofismo imperfetto -nelle forme monodiche, in quelle bivocali e in quelle accompagnate dagli strumenti a mantice, in contesto di lavoro o in quello di festa-, dal canto rituale e processionale all'improvvisazione poetica in ottava rima, dai repertori per la danza al canto sociale e di protesta. Le registrazioni sono realizzate sia in contesti domestici e di fissazione dei repertori memorizzati sia in contesti pubblici di esecuzione in funzione. Di considerevole importanza inoltre il vasto apparato di interviste, realizzate a volte a corredo e commento dei repertori musicali registrati e a volte come raccolta autonoma di memorialistica o vere e proprie storie di vita su temi come la Resistenza, le lotte operaie e contadine e molti altri ancora.

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