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Archivio Sonoro

Mimmo Ferraro

Mimmo Ferraro

La raccolta -insieme alle altre dedicate alla Settimana Santa di Montescaglioso- rileva i rituali legati al Sabato Santo con una sezione dedicata alla documentazione di un funerale. In evidenza le musiche bandistiche, gioiose per il Sabato Santo, e le marce funebri per il funerale. Nei documenti la registrazione in forma di reportage (a microfono sempre acceso) delle funzioni liturgiche, i canti polivocali di tradizione. 
(492-3, 108907)

Il corteo, i canti politici, gli slogan e il ritmo costante della Bassa musica (rullante, tamburo, piatti, grancassa e ottavino) che esegue anche interpretazioni rivisitate del Canto dei lavoratori, durante il corteo del primo Maggio 1977.
(500-1 108910)

 



Canti natalizi e una corposa serie di serenate per cupa cupa che venivano eseguite davanti alle abitazioni dopo aver bussato varie volte alla porta. Caratteristica comune di questo repertorio è la presenza di voci maschili, cupa cupa (tamburo a frizione) e bottiglie; a questo insieme strumentale in molti casi è abbinata la presenza di uno strumento melodico. Le strofe del canto sono eseguite, nella maggior parte dei casi, da una sola voce che viene affiancata nei versi successivi dalle altre voci presenti nel gruppo. 
(452-4, 108891 e 455-7, 108892)

 

La raccolta contiene materiale sulle feste della Madonna della Croce e dei Santi Medici (Cosma e Damiano) che si svolgono in due giorni, il più delle volte consecutivi, verso la fine di settembre con distinte processioni, funzioni liturgiche e relativi festeggiamenti. I documenti della raccolta, ordinati in successione cronologica, contengono due interviste, la predica del prete, canti religiosi e marce di banda.

La raccolta documenta la festività del Lunedì in Albis (la Pasquetta) dedicata, a Montescaglioso, alla Madonna della Nuova. La Chiesa della Madonna della Nuova è situata fuori dal paese e, per raggiungerla, bisogna scendere per una strada molto lunga. Costruita nel secolo XI e restaurata nella metà del XVI, è stata proprietà dell'Abbazia, tanto che sulla porta d'ingresso si conserva ancora lo stemma dei benedettini. La festa della Madonna della Nuova si svolge il lunedì di Pasqua; in questo giorno, lungo via Matera, che costeggia la chiesa, vi sono molte bancarelle. E' usanza dei ragazzi montesi, il giorno della festa, salire sul monte Vetere. La mattina la statua fa un piccolo giro del paese e si ferma nella chiesa di Santa Lucia. Il pomeriggio torna nella sua dimora abituale e vengono fatti sparare i fuochi artificiali.
(494-96, 108908)

Il Carnevale di Montescaglioso, detto Carnevalone, nasce nel mondo agro-pastorale e con esso si è trasformato nel corso degli anni. La giornata del Martedì Grasso prevede tre momenti fondamentali: la sfilata delle maschere; morte, funerale e rogo di Carnevalone; la cena finale.
All’alba c’è la vestizione delle maschere seguita dalla sfilata per il paese. I costumi, anticamente realizzati con pelli di animali, vennero in seguito creati con materiali diversi, disponibili sul momento, quali la tela di canapa o di juta, poi anche plastica, carta, cartoni, stoffa riciclata da vestiti in disuso. Al gruppo delle maschere appartengono precise figure tradizionali: la Parca apre il corteo roteando il lungo fuso tra le gambe della gente, quale simbolo della ruota del tempo che gira e della morte che prima o poi arriva; la Quaremma, lugubre figura vestita di nero e con in braccio un neonato, il Carnevalicchio, è la sposa di Carnevalone e, in maniera più o meno sguaiata, ferma tutti chiedendo offerte in natura e denaro. Il Carnevalone, vecchio intabarrato in un mantello nero, con in testa un grande cappello, chiude il corteo a cavallo di un povero asino; solitamente, sulle spalle di Carnevalone e sui fianchi dell'asino viene posto qualche cartello con perle di saggezza contadina condite da aspre critiche rivolte per lo più ai potenti. Numerosi, poi, sono i portatori dei campanacci, dai più grossi, battuti con l'ausilio del ginocchio, sino ai più piccoli. Probabilmente il loro suono ha uno scopo apotropaico, avendo l’intento di scacciare il vecchio, allontanare la sfortuna e le forze negative con il fracasso procurato. Al corteo, inoltre, appartiene anche un caprone vero e proprio che, legato ad una robusta fune e controllato da una resistente maschera, raffigura le forze primordiali della natura che è in procinto di risvegliarsi, ma soprattutto rappresenta quanto di demoniaco è insito nel carnevale. 
Durante la sfilata, ricca di chiasso e scherzi, si raccolgono offerte in denaro e natura, anche attraverso l’ausilio di barattoli e cesti posti in cima a lunghe pertiche per raggiungere chi sta al balcone. A fine mattinata si fa la conta degli incassi che serviranno per la lunga cena che avrà luogo nella notte che, in realtà, già appartiene alla Quaresima. A notte fonda, poco prima della mezzanotte, si avvia il corteo funebre di Carnevalone opportunamente sostituito da un pupazzo posto in una bara di cartone. Il corteo viene aperto da strani personaggi, quali fattucchiere, frati ubriachi e incappucciati, stregoni, e seguito da numerose altre maschere, tra cui la Quaremma piangente. A mezzanotte in punto, la campana più grande della Chiesa Madre scandisce i quaranta rintocchi che segnano l'inizio della Quaresima. A tale segnale, Carnevalone viene arso sul rogo. Successivamente ha luogo la grande cena nella quale saranno consumati cibi e bevande raccolti durante la giornata o acquistati con le offerte in denaro racimolate. 
(40-43, 469-477)

I riti della Settimana Santa costituiscono uno dei momenti più alti dell'espressione religiosa di Montescaglioso, con consuetudini e tradizioni tramandate nei secoli e giunte ai nostri giorni quasi immutate. Con i quaranta rintocchi di campana, che segnano la fine del carnevale a mezzanotte del Martedì Grasso, inizia il periodo della Quaresima. Secondo un’antica tradizione, si espongono sulla strada sette pupazze nere ed una bianca, realizzate con stoffe e abiti in disuso. Le pupe in nero rappresentano le sette settimane della Quaresima e sono di diversa statura; la maggiore (prima settimana) e la minore (ultima settimana) fino ad arrivare all’unica pupa bianca che rappresenta la Pasqua. Ciascuna pupazza ha un nome: Anna, Susanna, Rebecca, Rebanna, Pasqua, Pasquaredda, Palma e Pasquairanna.
Il Giovedì Santo, in particolare, i riti prevedono l'ufficiatura della messa con la distribuzione del pane a simboleggiare l’Ultima cena. In serata cominciano le processioni per visitare tutte le chiese ove, in sontuosi apparati baroccheggianti, sull’altare è stato allestito il Sepolcro. L’ostia è esposta racchiusa in una teca d’oro circondata da drappi e germogliature ottenute dalle donne con grano e legumi lasciati germinare in poca acqua ma senza luce. Nella stessa serata o il Venerdì santo, nelle chiese delle confraternite, si celebrava L’chrialist’: il canto di salmi in presenza di tredici candele infisse in un triangolo. Ai lati gli apostoli, al vertice il Cristo. Ad ogni passaggio del rito si spegneva una candela, finchè spenta l’ultima, nella chiesa calava il buio ed i presenti sbattevano inginocchiatoi e quant’altro ad imitazione del terremoto che accompagnava la morte del Cristo sul Golgota.
La raccolta - insieme alle altre dedicate alla Settimana Santa di Montescaglioso - documenta i rituali legati al Giovedì Santo. I canti in latino e in italiano, la messa solenne che precede la funzione della Cena del Signore e della lavanda dei piedi. Nei documenti la registrazione in forma di reportage (a microfono sempre acceso) delle funzioni liturgiche, con gli interventi dei sacerdoti officianti, e i canti polivocali di tradizione durante i Sepolcri. 
(484-85, 108904)

 

Il rito dei falò di san Giuseppe documentato registrando quanto avviene intorno al fuoco fino a tarda sera. Alcune interviste ai bambini e ai ragazzi che si occupano della raccolta della legna per la preparazione delle fascine accatastate, i canti religiosi eseguiti dai ragazzi più grandi sotto la guida degli adulti e lo stato di crescente ebbrezza dei protagonisti, elemento centrale dell’esecuzione.
(478-80 108902)

La venerazione e la devozione per San Rocco da Montpellier a Montescaglioso si rivela nei festeggiamenti durante il mese di agosto in onore del santo protettore. Una tradizione risalente al 1684, quando san Rocco fu posto a salvaguardia della città. Le celebrazioni si svolgono durante tutto il mese di agosto, quando i molti emigranti rientrano proprio in occasione di queste celebrazioni che culminano nella giornata del 20. Dopo la messa solenne nella Chiesa Madre, al mattino il Santo viene portato a spalla dai devoti per le suggestive vie del centro storico e per le principali strade della città. E’ accompagnato dal clero, dalle Confraternite, dalle autorità civili e dal popolo. La prestigiosa banda cittadina segue la processione che fa ritorno sotto un sole cocente nelle prime ore pomeridiane.
La più interessante manifestazione di fede popolare verso il Santo è legata al suggestivo rito del tiro del carro trionfale. Il Santo infatti, all’imbrunire, viene posto su un carro trionfale in cartapesta trainato da sette cavalli e attraversa le vie della città tra la folla acclamante e festosa. A notte inoltrata la statua di san Rocco, giunta nella piazza principale, viene portata nella chiesa che porta il suo nome, per essere venerata. 
(508-10 108913)

 

La fonosfera della festa di San Francesco a Montescaglioso nel 1976, con la predica del prete e dei francescani, i canti polivocali religiosi e i suoni di banda in processione.
(443-444, 108887)

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