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Archivio Sonoro

Mimmo Ferraro

Mimmo Ferraro

Tipica festa estiva, che cade il 13 giugno e segue il mese mariano. Nella processione per Sant'Antonio da Padova sfilano, con le donne più anziane, le bambine che hanno ricevuto la Prima Comunione cantando i canti legati al rito mariano. I ricercatori documentano l’ambiente sonoro della festa e della processione, con i canti, il chiasso della folla e le grida dei bambini, le musiche della banda che emergono e si allontanano, le campane. 
(502-4 108911)

 

A conclusione delle festività natalizie, il tradizionale appuntamento con la Notte dei Cucibocca tanto atteso dai bambini. Restano ancora in gran parte misteriose le motivazioni ed i simbolismi contenuti nelle figure del Cucibocca, un personaggio presente anche nel carnevale di Montescaglioso, ma che vive di vita propria nella notte del 5 gennaio. Il Cucibocca è una tradizione unica in tutto il Meridione: misteriose figure vestite di scuro, con mantelli o vecchi cappotti, in testa un cappellaccio o un disco di canapa da frantoio, il viso incorniciato da folte barbe bianche. Al piede una catena spezzata che striscia sul selciato con un sordo rumore. Bussano alle porte e chiedono offerte in natura. In mano un canestro con una lucerna ed un lungo ago con cui minacciano di cucire la bocca ai bambini. Come vuole la tradizione, in casa e in piazza, si consumano così i nove bocconi del Cucibocca e il cucire la bocca segna la fine delle libagioni natalizie. L’avvicinarsi della Quaresima induce al digiuno ed alla astinenza dalla carne, peraltro ancora praticate alla vigilia dell’Epifania nelle comunità italoalbanesi della Basilicata e della Calabria. 
Il misterioso corteo dei Cucibocca, con una fiammella in un canestro, la catena al piede che segnala la propria presenza e la richiesta del silenzio e dell’offerta, appare una rivisitazione della processione delle anime del Purgatorio. Un'altra interpretazione è riferita ai retaggi dell'arcaica società agropastorale: nascosti sotto le sembianze dei Cucibocca, pastori, salariati e massari spesso in tale occasione regolavano più o meno violentemente liti e diatribe. 
La raccolta documenta anche il rito della Calza della Befana con alcune interviste a signore e bambine e il rito del Battesimo del Bambin Gesù, con la relativa funzione liturgica.
 (464-66 108896) 

L’ambiente sonoro di una caratteristica festa religiosa in un paese meridionale: le voci sparse tra la folla, le grida dei bambini, la musica della banda in giro per il paese, le campane a festa all’arrivo della statua della Madonna in chiesa, le preghiere e i canti delle donne e delle bambine in processione.
(505-7 108912)

A Montescaglioso dedicano alla Madonna Addolorata due cerimonie durante l’anno: quella del Venerdì di Passione, otto giorni prima del Venerdì Santo, una festa interna solenne in cui si canta lo Stabat mater del Pergolesi e altre varianti di autori locali; mentre l’altra festa - documentata in questa raccolta - si svolge il 15 settembre o la domenica successiva, con le cerimonie festive esterne con processione e batterie pirotecniche. Nella raccolta sono documentate, in sequenze che si succedono, spesso comprensive dell’ambiente sonoro, le musiche bandistiche e i canti polivocali che vengono eseguiti in chiesa con l’accompagnamento dell’organo. 
 (435-6, 108884)

 

I canti partigiani intonati in corteo dalle donne e dagli uomini, gli slogan antifascisti e gli interventi degli oratori nel comizio finale evidenziano il clima di tensione e di preoccupazione dovuto ai recenti attentati alle forze dell’ordine e agli scontri che hanno visto le manifestazioni studentesche sfociare nella violenza. 
(497-99 108909)

 

 

 

La raccolta documenta i rituali legati alla Domenica delle Palme quando, a Montescaglioso, i giovani appena fidanzati portavano in chiesa palme e ghirlande fatte con foglie di olivo e al centro vi appendevano gli ori da regalare alle fidanzate. Ancora oggi, nella chiesa Madre, il giorno delle Palme le coppie che devono sposarsi nello stesso anno solare vengono chiamate sull’altare e partecipano alla processione dopo la celebrazione della messa. Il Giovedì Santo i riti prevedono l'ufficiatura della messa con la distribuzione del pane a simboleggiare l’Ultima cena. In serata cominciano le processioni per visitare tutte le chiese ove in sontuosi apparati baroccheggianti sull’altare è stato allestito il Sepolcro. L’ostia è esposta racchiusa in una teca d’oro circondata da drappi e germogliature ottenute dalle donne con grano e legumi lasciati germinare in poca acqua ma senza luce. Nella stessa serata o il Venerdì Santo, nelle chiese delle confraternite si celebrava L’chrialist’: il canto di salmi in presenza di tredici candele infisse in un triangolo. Ai lati gli apostoli, al vertice il Cristo. Ad ogni passaggio del rito si spegneva una candela, finchè spenta l’ultima, nella chiesa calava il buio ed i presenti sbattevano inginocchiatoi e quant’altro ad imitazione del terremoto che accompagnava la morte del Cristo sul Golgota (testi di Orazia Cifarelli). 
Seguono i canti in latino nella Chiesa Madre, la benedizione delle palme, la messa solenne. Le interviste descrivono i riti della Settimana Santa. Nei documenti la registrazione in forma di reportage (a microfono sempre acceso) delle funzioni liturgiche, con gli interventi dei sacerdoti officianti, e i canti polivocali di tradizione.
(481-3, 108903)

Sabato, 14 Ottobre 2017 06:13

000 R. Minutiello, Ripacandida 1972

La festa di San Donato Vescovo ha luogo a Ripacandida il 5 agosto; in questa occasione la statua del santo viene portata in processione per le vie del paese. Non è possibile stabilire una data di edificazione certa per il santuario di San Donato, molto probabilmente la chiesa ha assunto la sua attuale conformazione, compresa l'affrescatura interna, tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento. La fondazione del convento risale ai primi del Seicento e, dopo essere stato soppresso nel 1866, è stato trasformato nel 1894 in asilo comunale e affidato alle suore dell'Istituto Francescano di Gesù Bambino che lo gestiscono ancora oggi. Le registrazioni che compongono questa raccolta sono state realizzate da R. Minutiello e una sua collaboratrice alle cui generalità non si è riusciti a risalire. 
La documentazione è costituita da una intervista alla Madre Superiora del convento focalizzata sullo svolgimento della festa di San Donato, sulle fasi in cui è articolata e sulle forme di devozione messe in atto dai fedeli. In particolare i due ricercatori si sono concentrati sulla realizzazione degli abitini, che riproducono l'abito del Santo e che sono custoditi presso il santuario, indossati dai bambini durante la processione di agosto; un altro aspetto preso in considerazione riguarda le questioni relative agli ex-voto e alla partecipazione dei fedeli. Durante questo incontro i ricercatori hanno avuto modo di registrare, da disco, un canto religioso in onore di San Donato. 
(87/108746)

Venerdì, 13 Ottobre 2017 23:34

000 Le ricerche visive di Michele Gandin

Negli stessi luoghi dove due anni prima aveva girato Cristo non si è fermato ad Eboli, Michele Gandin torna nel 1954 per girare a Pisticci il cortometraggio Lamento funebre, con la consulenza scientifica di Ernesto De Martino, per l’incompiuta Enciclopedia Cinematografica Conoscere: un’opera con finalità essenzialmente didattiche, destinata alla programmazione nelle sale, in cui ogni voce doveva avere una durata non superiore ai tre minuti.

Venerdì, 13 Ottobre 2017 23:14

000 G. Di Buduo, Salandra 1974

Le registrazioni indagano sulla storia e la figura di un mago locale che afferma di guarire grazie a  poteri magici e alla conoscenza di erbe e piante medicinali. L’informatore narra la sua vicenda personale, la scoperta della magia, i riferimenti bibliografici e l’iniziazione ricevuta da un monaco, spiegando più volte che non si sceglie di curare ma si è destinati a farlo per via di un "dono di natura" determinato da lune e combinazioni astrali. Gli autori mirano, attraverso l’intervista, all’analisi delle funzioni e delle modalità d’uso della magia, provando a tracciare paragoni e confronti nella relazione tra medicina popolare e medicina ufficiale, indagando il fascino che la magia esercita tra differenti gruppi sociali. L’informatore, mago guaritore, parla degli strumenti e dell’efficacia della "medicina naturale", di peculiarità e sostanziali differenze tra una serie di azioni: fattura, legatura di sangue, legatura di membro, fattura a morte e fattura temporanea, incantesimi per fermare il sangue, possessioni e fascinazioni.
Molti dei contenuti d’indagine sono stati ampiamente trattati dall’antropologia italiana, in particolar modo da Ernesto De Martino nella sua opera più estesa sulla magia e la Lucania, Sud e magia. Tuttavia, i documenti presenti in questa raccolta rivelano altri e differenti aspetti di un pensiero e di un mondo molto ampi, quali quelli connessi alla complessa esperienza storico sociale della "medicina popolare". Ancora presente e agente, costruita su una ragionevolezza storicamente determinata, la magia e la "medicina naturale" (com’è definita dallo stesso informatore), sembrano conservare un proprio ordine e una propria efficacia, senza poter essere in maniera riduzionista relegate alla definizione di credenze popolari, forti di un sapere profondo vissuto nell’esperienza di larghi gruppi di persone.
(170, 93955)

 
Venerdì, 13 Ottobre 2017 23:08

000 Aurora Milillo, Tricarico, Garaguso 1980

La raccolta contiene testimonianze e documenti emersi durante un’indagine realizzata a Tricarico e Garaguso nell’aprile del 1980. Gli informatori narrano frammenti di storie di vita, testimonianze storiche, favole e leggende dei luoghi, storie di briganti, cantano canzoni dell'infanzia, ricordano usanze e rituali come l’uccisione del lupo (uso di San Silvestro), spiegano l’utilizzo di erbe medicinali, formule magiche e scongiuri.
(745-8, 109008-9)

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