
Mimmo Ferraro
000 Autori anonimi, Sessa Aurunca 1984
Una selezione di brani che offre una panoramica completa sull'articolato ed eterogeneo patrimonio musicale e canoro legato ai riti della Settimana Santa di Sessa Aurunca, comune della provincia di Caserta. Registrazioni che risalgono al 1984, prive di notizie certe sull'autore (negli appunti di Leydi si legge la titolarità di TVC-HIFI STEREO CENTER ROCCO, probabilmente una radio libera o un centro di registrazione dell'epoca).
I riti che si svolgono durante la Settimana Santa segnano ancora oggi una tappa fondamentale per la popolazione suessana, e il repertorio musicale e canoro ad essi legato compone un patrimonio da conservare e tutelare.
Il tempo di Quaresima culmina nella Settimana Santa che si apre ufficialmente con le processioni penitenziali delle confraternite cittadine, associazioni laiche che svolgono azioni caritatevoli nella comunità, distinte per il colore dell'abito indossato dai confratelli e per lo stemma applicato. In esse le donne hanno un ruolo alquanto marginale: solo da pochi anni alcune sono riuscite, con molte difficoltà, a farne parte.
La Settimana Santa suessana, con i suoi riti penitenziali, rappresenta un'espressione di cordoglio popolare che si carica di un altissimo valore religioso-sociale, dipingendo un toccante quadro di lutto corale. Le peculiarità, come la Cunnulella, il Miserere, e le marce funebri suonate dalla banda del paese (tracce dalla 01 alla 08), rendono la festa oggetto di una particolare riflessione antropologica.
Il lunedì santo, secondo un ordine probabilmente legato all'anzianità delle confraternite, apre le processioni della Settimana Santa l'Arciconfraternita di San Biagio, contrassegnata dalle mozzette color melagrana, che parte oggi dalla Chiesa dell'Annunziata, in seguito al crollo della Chiesa di San Biagio, un tempo situata lungo la via dei Ferrari.
Nel pomeriggio, dalla Chiesa di Santa Maria del Rifugio, conosciuta popolarmente come "dei Carcerati", partono i confratelli, con le mozzette di colore verde, della confraternita del SS. Rifugio che, attraversando il Corso, raggiungono la cattedrale.
Il martedì santo, verso le undici, si muovono in processione i confratelli dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso e Monte dei Morti, partendo dalla Chiesa Francescana di San Giovanni a Villa. Questi congregati sono caratterizzati dal saio e dal cappuccio, entrambi neri e senza mozzetta, sui quali spicca uno stemma che rievoca la crocifissione. La stessa congregazione organizza anche la funzione dell'Ufficio delle Tenebre la sera del mercoledì santo e la Processione dei Misteri del venerdì santo.
Nel pomeriggio partecipa ai riti penitenziali l'Arciconfraternita della SS. Concezione, che partiva dalla chiesa dell'Immacolata, annessa al convento. I confratelli con la mozzetta color celeste, dopo che la sede originaria fu dichiarata inagibile e dopo un lungo peregrinare da una chiesa all'altra, escono oggi da S. Giovanni a Piazza.
Il mercoledì santo, in mattinata, è di scena la confraternita di San Carlo Borromeo. Questa congregazione organizza anche la processione della mattina del sabato santo, portando in spalla il gruppo della Deposizione del Cristo: si caratterizza per le mozzette color rosso vermiglio ed ha la propria sede nella chiesetta di San Carlo.
In serata, poi, conclusasi la processione, inizia il rito dell'Ufficio delle Tenebre: rito secolare, detto popolarmente il Terremoto, che si svolge nella chiesa dei Frati Minori a San Giovanni a Villa. Come ha sottolineato Pietro Perrotta, nelle pagine di La Settimana Santa a Sessa Aurunca, questo brano liturgico apparteneva un tempo ai Mattutina Tenebrarum, a quel tessuto di riti e di preghiere che riempiva di poesia e di passione la Settimana Santa: "nel terremoto, il popolo sessano ritrova una specifica e quasi personale rappresentazione dello sconvolgimento degli uomini e delle cose dinanzi al Figlio di Dio che piange e muore".
La funzione si articola su vari testi sacri, tra i quali si eseguono, a conclusione della liturgia, il Miserere (traccia numero 11 e 12) ed il Benedictus, il Canto di Zaccaria. Al rito partecipano i confratelli del SS. Crocifisso ed ogni fase è accompagnata dal suono dell'harmonium. Nel presbiterio, di fronte all'altare, viene collocata la saetta, un grande candeliere a forma triangolare, sul quale ardono quindici candele. Dopo ogni cantico o salmo si spegne una candela, lasciando accesa alla fine soltanto quella centrale posta alla sommità del candeliere.
Dopo il Benedictus, mentre i confratelli recitano il Miserere, il cerimoniere si allontana nascondendo dietro l'altare il solo cero ancora acceso. La chiesa resta così completamente buia finché, recitato nuovamente il Miserere con l'Oremus relativo, segue un fragore procurato dai partecipanti che ricorda la reazione della natura alla morte del Figlio di Dio. Il Terremoto termina quando la candela nascosta dietro l'altare riappare, per annunziare con la sua luce sempre viva che l'Ufficio delle Tenebre è terminato.
Il venerdì santo si presenta come il polo d'attrazione dell'intera Settimana e le note delle tradizionali marce funebri, suonate dalla banda del paese, annunciano l'imminente inizio della processione. A tale richiamo la folla si riversa nelle strade.
I confratelli del SS. Crocifisso e Monte dei Morti hanno da sempre l'onore di portare i Misteri lungo le vie cittadine, compenetrandosi al dolore di Cristo. Al tramonto i Misteri, antiche statue barocche di cartapesta rappresentanti i momenti cruciali della Passione di Cristo, escono dalla chiesa di San Francesco poggiati su baldacchini moventi, portati in spalla lungo le vie del paese da membri della confraternita del SS. Crocifisso e Monte dei Morti, che avanzano eseguendo la cosiddetta cunnulella, un movimento ondulatorio e sincrono delle spalle e di tutta la persona. Tale dondolio è rivestito di un forte valore simbolico, rappresentando la compartecipazione dei fedeli al dolore di Cristo. Questa unione in un movimento comune, unione, quindi, nel dolore e nella fede, rappresenta la volontà di appartenenza al gruppo.
I Misteri avanzano, così, per le strade del paese e, al loro passaggio, quasi a scandire il ritmo dell'incedere, vengono accesi i suggestivi carraciuni, enormi roghi di sterpi posizionati nei punti nevralgici del paese. La loro accensione aveva un valore puramente funzionale, ovvero di illuminazione; ma per i fedeli, ancora oggi, è rivestita solo di un valore allegorico. Antropologicamente, rappresenta, invece, un rito di passaggio, un rito di purificazione: come l'acqua nel battesimo, così il fuoco monda gli animi dei fedeli.
Il ritorno della processione nella cattedrale è accompagnato dalle note struggenti del Miserere, un canto di tradizione orale eseguito a cappella da tre cantori sui versi del salmo 50 di Davide. Questo canto così antico, è ormai eseguito solo a Sessa Aurunca e in altri due paesini dell'Umbria e della Toscana. Il Miserere è, fra le manifestazioni della religiosità popolare sessana, senza dubbio, quella più sentita e coinvolgente con la compartecipazione emotiva dei presenti.
Quando l'ultimo dei Misteri plastici è rientrato in chiesa, "il sipario si chiude a testimonianza di un altro anno trascorso".
Le donne alluttate e scauze, ogni anno, con enormi ceri tra le mani, si ritrovano puntuali e fedeli a perpetuare il loro voto fatto a Maria Vergine: insieme ad altri confratelli saranno le protagoniste dell'ultimo atto dei riti penitenziali che si tiene durante la mattina del Sabato Santo. A caratterizzarlo è la processione del gruppo della Deposizione e della Pietà, che vede la maggiore partecipazione popolare. Anche loro madri, anche loro figlie, si ritrovano a condividere il dolore della Vergine nell'umiltà della ricerca di un contatto intimo col divino.
000 Autori anonimi, Sessa Aurunca 1984
Una selezione di brani che offre uno spaccato significativo del repertorio musicale tradizionale di Sessa Aurunca, comune della provincia di Caserta: registrazioni in presa diretta, raccolte sul campo, di alcune performance musicali durante i rituali legati ai festeggiamenti per la festa di San Silvestro, il primo gennaio del 1984.
Non vi sono notizie certe sull'autore di queste registrazioni (negli appunti di Leydi si legge la titolarità di TVC-HIFI STEREO CENTER ROCCO, probabilmente una radio libera o un centro di registrazione dell'epoca).
Dal Natale alla Pasqua, dal Capodanno al Carnevale, non c’è festività che non veda la popolazione di Sessa Aurunca vivere momenti d'intensa partecipazione popolare. E proprio negli ultimi giorni dell'anno, in occasione dei riti legati alla festa di San Silvestro, la tradizione aurunca vive da sempre una tappa fondamentale. Come riconosce Roberto De Simone il Capodanno appare come un vero e proprio rito di passaggio, che vede da parte della comunità la commemorazione della fine dell'anno e l'inizio del nuovo, e con essa l'esorcizzazione del vecchio e la benedizione di ciò che verrà.
In questa sentita tradizione popolare determinante è stata la trasmissione orale, ma anche l'uso di strumenti musicali che servono a dare vita alla celebrazione dell'evento. Strumenti musicali semplici, costruiti artigianalmente dagli stessi esecutori, caratterizzano ancora oggi questa particolare liturgia, impermiata intorno al canto del Buco Buco.
Di quest'ultimo, un canto di strina che viene eseguito da squadre di musicisti, detti bucobuchisti, ritroviamo nella raccolta tre diverse versioni, una esclusivamente strumentale, mentre le altre due presentano una rielaborazione diversa del testo originale. Le squadre, in competizione, sfoggiando divise diverse per essere riconoscibili, costumi che variano, di anno in anno, per ogni squadra impegnata ad offrire le voci migliori, il maggior numero o la migliore qualità possibile degli esecutori, organizzati in una sorta di banda musicale, alla ricerca di un'offerta. Ad accomunarli il canto, nel testo come nella melodia, e lo strumento che dà il nome al rito: il buco buco, strumento principe della liturgia e che conduce il canto. Si tratta di un tamburo a frizione, putipù, che nel casertano ha come denominazione locale quella appunto di buco buco.
Questo membranofono è accompagnato da molti altri strumenti: varie tipologie di idiofoni a raschiamento e a frizione, dal tricchebballacche allo scetavajasse; membranofoni di varie dimensioni, dalla tammorra alla grancassa; ma anche fisarmoniche, piatti, trombe, chitarre, mandolini e molti altri.
La partecipazione è prettamente maschile e vige una sorta di gerarchia e di apprendistato all'interno delle squadre dei bucobuchisti. Interessante è osservare come nell'anno 2008, per la prima volta nella memoria fino a noi giunta di questa tradizione, una donna abbia preso parte ad una delle squadre nel ruolo, centralissimo, di cantante, generando stupore e curiosità all’interno della comunità sessana.
Quella di Sessa Aurunca non è l'unica forma di tale canto ancora eseguita. Il comune consta di un numero molto elevato di frazioni, in alcune delle quali vengono eseguite differenti forme di canti di questua, tra cui il più particolare e conosciuto è il Buco Buco di Corigliano.
In questa raccolta oltre al Buco Buco, fulcro dei festeggiamenti di fine anno ma non unico canto messo in scena, sono documentati altri momenti del rito: nei punti più sfrenati della condivisione comunitaria dei festeggiamenti, venivano eseguiti vari brani della tradizione classica napoletana, versioni riadattate alla musicalità degli strumenti tradizionali dell'area casertana. Tale fusione di repertori diversi si può ancora oggi osservare negli attuali festeggiament
000 Sessa Aurunca 1982
Una breve raccolta di musiche, canti e testimonianze sui riti quaresimali e sul Miserere, cardine del patrimonio canoro sessano, risultato di un'indagine condotta nel 1982 dal parroco della stessa comunità.
Nello specifico, la prima traccia contiene la lettura di alcuni passi di un articolo del 1963 di Mauro Volante, Riti e tradizioni pasquali a Sessa Aurunca(pubblicato in "Rassegna aurunca: rivista di cultura, politica, economia e attualità"), che ripercorre i momenti chiave del rito delle cene conviviali. Il periodo quaresimale è inaugurato dalla funzione religiosa del Mercoledì delle Ceneri a conclusione della quale "un gruppo di confratelli, invitati singolarmente e a voce, siederà assieme per la prima delle cosiddette Cene conviviali, un rito tradizionale che è particolarmente caro ai sessani, chiamate anche Cene del Miserere, che assumono un po' il ruolo di continuazione laica della funzione religiosa".
Tali convivi sono quindi strettamente legati all'esecuzione del Miserere, antico canto di tradizione orale a tre voci, del quale, in questa raccolta, vengono riportate tre versioni [traccia 02, 03, 04]. Quest'ultimo non viene eseguito solo durante il periodo quaresimale, ma è anche un momento topico delle processioni del Venerdì Santo.