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Archivio Sonoro

Mimmo Ferraro

Mimmo Ferraro

Mercoledì, 27 Giugno 2018 12:17

072 E tu alzati surelle

Mercoledì, 27 Giugno 2018 12:14

071 E mo esci Gesù Criste

Martedì, 26 Giugno 2018 18:28

11 Canto della partenza della sposa

Martedì, 26 Giugno 2018 18:23

10 Canto scherzoso registrato a Prezza

Martedì, 26 Giugno 2018 18:16

04 Canto della vendemmia registrato a Prezza

Martedì, 26 Giugno 2018 17:41

000 Annibale Ruccello, Pagani 1976

Rilevazioni realizzate nel 1976 in occasione della Festa della Madonna delle Galline che si tiene la domenica in albis a Pagani, nella provincia di Salerno (per le notizie storiche legate al culto della Madonna delle Galline si rimanda alla raccolta Marialba Russo, Pagani 1973).
I brani testimoniano balli e canti sul tamburo con voci femminili e maschili, in alcuni casi alternate secondo una modalità esecutiva molto frequente nello stile di canto sul tamburo dell'agro nocerino-sarnese. La raccolta contiene anche momenti del paesaggio sonoro della festa, con l’accompagnamento della banda musicale e i fuochi d'artificio (brano 09), interviste ai fedeli sulle origini del culto della Madonna delle Galline, sulle offerte devozionali e le pietanze che si preparano nel giorno della festa (brani 19-21). Inoltre sono documentate una fronna con voce maschile (brano 29), e una fronna a dialogo (brano 15) tra una voce femminile e diverse voci maschili. La traccia 49 contiene la declamazione di alcuni versi molto usati nel canto sul tamburo, in particolare nell’area dell’agro nocerino-sarnese, che rimandano al testo della celebre canzone napoletana conosciuta col titolo di Michelemmà. Infine, alla traccia 43, l'esecuzione senza soluzione di continuità di parte di tre classici della canzone napoletana: 'A tazza ‘e cafèComme facette mammeta e 'O surdato 'nnammurato.
La qualità delle registrazioni non è sempre buona: in alcune tracce il fruscio di fondo rende la comprensione del testo piuttosto difficile per i canti sul tamburo.

(523-38, 108919-22)

Martedì, 26 Giugno 2018 17:32

000 Annibale Ruccello, Montevergine 1979

Indagine condotta da Annibale Ruccello il 12 settembre 1979 nei pressi del santuario di Montevergine a Mercogliano (Av) in occasione della juta a Montevergine (pellegrinaggio a Montevergine). 
Il santuario, voluto da Guglielmo da Vercelli nel primo quarto del XII secolo (i primi pellegrinaggi cristiani sono documentati già in quel periodo), è attestato da Papa Urbano IV come un importante centro di preghiera e raccoglimento in un documento del 12 settembre del 1263 . Il quadro della Madonna seduta su un trono con in braccio il bambino Gesù custodito nel santuario risale al secolo XII-XIV ed è venerato dai pellegrini con l'appellativo di Madonna Nera, Mamma Schiavona o più semplicemente Madonna di Montevergine. Il mito delle Sette Madonne della Campania racconta che all'inizio erano sette sorelle, sei belle ed una brutta e nera. La fondazione del culto è legata al trasferimento di quest'ultima sulla montagna di Montevergine. I pellegrinaggi in passato erano caratterizzati dal digiuno; altra tradizione vuole che a recarsi in pellegrinaggio fossero donne o ragazze non ancora sposate, le quali, durante la salita verso il monte, intrecciavano rami di ginestra, promettendo alla Madonna di tornate l'anno successivo e di sciogliere il nodo in compagnia dello sposo. Ragazzine molto giovani, inoltre, vanno scalze al santuario per conto di terzi per ringraziare la Vergine delle grazie ricevute. Durante la discesa gli uomini sono soliti svolgere una corsa su carri, la recanata, mentre le donne intonano canti tradizionali. Lungo tutto il pellegrinaggio, inoltre, vengono eseguiti canti e balli sul tamburo e i caratteristici canti a figliola in onore di Mamma Schiavona. Un tempo, al ritorno da Montevergine ci si fermava nella piazza di Nola per una sfida di canti a figliola. A Montevergine inoltre si possono degustare i caratteristici torroni di nocciole.
La qualità generale delle registrazioni è molto bassa. La maggior parte delle tracce documenta testimonianze del pellegrinaggio dei fedeli di Pagani a Montevergine seguito dal ricercatore probabilmente anche durante il viaggio in pullman (brani 01–08). Gli altri documenti contengono tre canti sul tamburo con voci maschili e femminili (brani 09, 16 e 18), un ballo sul tamburo (brano 17), due esecuzioni del canto polivocale Addio a Montevergine (brani 10 e 20) e alcuni canti devozionali per la Madonna di Montevergine. Nei canti per Montevergine, come in altri repertori legati a pellegrinaggi verso santuari difficili da raggiungere, c’è spesso il riferimento "all’andata e al ritorno": qui si canta "simme jute e simme venute, quanta grazia c’avimme avute", alludendo alla difficoltà del viaggio resa sopportabile solo da una profonda devozione. Il brano 11 contiene, invece, un'intervista a due pellegrine.

(557-61, 108932-3)

Martedì, 26 Giugno 2018 17:22

000 Annibale Ruccello, Cairano 1978

Risultato di un'indagine condotta nel 1978 da Annibale Ruccello, probabilmente durante una delle numerose ricognizioni etnografiche svolte in quegli anni con Roberto De Simone, i seguenti documenti sonori testimoniano diverse esecuzioni di una forma arcaica di litania cantata, ritenuta tipica di alcune aree della provincia di Caserta, che viene eseguita in occasione del sabato di Pentecoste, quando da Recale, Portico, Macerata, Teverola e altri paesi del casertano numerosi gruppi di devoti si recano in pellegrinaggio presso il Santuario della Madonna dell'Arco, a Sant'Anastasia (cfr. R. De Simone, Son sei sorelle: rituali e canti della tradizione in Campania, Squilibri, Roma, 2010, pp. 248, 249); il contesto è indicato dalle invocazioni all'indirizzo della Madonna dell'Arco (traccia 06) e presentato dal ricercatore nella definizione del materiale documentario come "canti di pellegrinaggio del casertano". Ruccello aggiunge anche l'indicazione "Pasqua delle rose" che indica l'usanza, ormai poco diffusa, di gettare petali di rosa sui fedeli riuniti in chiesa il giorno di Pentecoste oppure, ed è questo forse il caso, in una più larga accezione mutuata dalla precedente, il sabato di Pentecoste. L'indicazione di Cairano come località in cui è stata effettuata la registrazione presenta invece diversi dubbi interpretativi: Cairano si trova in provincia di Avellino, ben al di fuori dell'area di diffusione dei canti presenti nella raccolta, mentre potrebbe trattarsi  di Caivano, nell'agro aversano, più plausibilmente zona di  provenienza di questo tipo di canti; l'ipotesi di un refuso nella specificazione del nome spiegherebbe quindi l'incongruenza riscontrata. In secondo luogo, essendo i canti legati allo svolgimento di un pellegrinaggio, non è possibile avere la certezza che le registrazioni abbiano avuto luogo nel paese di provenienza dei pellegrini invece che in qualsiasi altro posto raggiunto durante il pellegrinaggio, tanto più che, come è documentato da De Simone, i canti vengono eseguiti solitamente mentre il gruppo è in movimento. É quindi ipotizzabile che l'indicazione si riferisca al paese di provenienza del gruppo di cantori anziché al luogo in cui è stata effettuata la registrazione.
Le seguenti tracce, dunque, documentano diverse esecuzioni di un canto di pellegrinaggio il cui testo, in un latino corrotto e foneticamente adattato ai dialetti locali, deriva direttamente da quello delle litanie lauretane; la relativa uniformità nella ripetizione dei segmenti melodici, rende il canto riconoscibile anche quando, a causa della bassa qualità della registrazione, non risulta integralmente comprensibile il testo.

(554-56, 108930-31)

Martedì, 26 Giugno 2018 17:19

000 Annibale Ruccello

Annibale Ruccello nasce a Castellamare di Stabia il 7 febbraio 1956 da Ermanno Ruccello e Giuseppina de Nonno. Si laurea con il massimo dei voti presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Napoli nel 1977 con una tesi in antropologia culturale sulla Cantata dei pastori di Andrea Perrucci dal titolo Il sole e la maschera. Una Lettura antropologica della cantata dei pastori (Luigi Maria Lombardi Satriani ne supervisionerà la pubblicazione per l'editore Guida nel 1978; il testo è stato poi ristampato nel 2008 dalla Stamperia del Valentino di Napoli). 
Gli anni tra il 1976 ed il 1978 lo vedono impegnato nel lavoro di ricerca sul campo per raccogliere musiche e tradizioni popolari in Campania, in special modo nell'agro vesuviano, spesso in collaborazione con Roberto De Simone. I materiali documentati (molti dei quali conservati presso il Museo delle Arti e Tradizioni popolari di Roma) lo ispireranno per il lavoro in ambito teatrale, la sua grande passione: Annibale Ruccello è considerato, infatti, tra i maggiori drammaturghi della cosiddetta "area napoletana". Inizia a recitare a Torre del Greco presso la fondazione del Teatro del Garage di Gennaro Vitiello,  nel 1978 fonda la cooperativa Il carro e, con la collaborazione di Lello Guida, inizia a scrivere e a mettere in scena i suoi primi lavori teatrali: la prima opera composta da Annibale è Il Rione, una commedia in due tempi scritta nel 1973.
Il 1980 è l'anno della svolta: si licenzia dalla Sovrintendenza ai Beni Etno-antropologici di Napoli (dove era stato assunto l'anno precedente come antropologo) e decide di dedicarsi completamente al teatro. Nello stesso anno scrive Le cinque rose di Jennifer e nel 1983 Weekend (con cui vince il premio IDI under 35) e Notturno di donna con ospiti. Nel 1982 prende vita la cooperativa Teatro Nuovo-Il Carro,  nata dal sodalizio tra Il Carro ed il Teatro Nuovo, di Napoli che risulterà essere tra le migliori produzioni teatrali di quegli anni. Quello che viene considerato dai critici il suo capolavoro lo scrive nel 1985. Si tratta della commedia Ferdinando con la quale vince ben due premi IDI: il primo nello stesso anno per il testo teatrale ed il secondo l'anno successivo come miglior messinscena. 
La promettente carriera di Annibale Ruccello è stroncata il 12 settembre 1986 a causa di un incidente automobilistico sull'autostrada Roma-Napoli, muore con lui anche l'attore Stefano Tosi che si trovava alla guida del veicolo.
Nel 2007 viene pubblicato dall'editore Gremese il volume Scritti inediti con una commedia inedita e dieci brevi saggi su argomenti della tradizione culturale campana scritti da Annibale Ruccello (i titoli dei dieci saggi sono: Mistero NapoletanoL’irrazionale e il prodigio di S. ArpinioIl presepe tradizionaleLa Festa della Madonna delle Galline a Pagani, Il teatro popolare in Campania, Pulcinella, La tradizione gastronomica ritualizzata, La festa di Sant’Antonio Abate, Carnevale e il ciclo invernale, L’al di là e l’al di qua). In uno degli articoli in questione, quello sulla Madonna delle Galline, Ruccello descrive le origini del culto, i momenti centrali della festa, i comportamenti devozionali dei fedeli ed il ruolo simbolico della gallina e degli uccelli. Considerevole spazio è dato, inoltre, all'analisi dei canti sul tamburo eseguiti durante la festa documentando strumentazione, testi, il ballo ed il ruolo simbolico dei partecipanti.
Figura originale e creativa, Annibale Ruccello ha continuamente nutrito il suo teatro con gli studi antropologici sulla cultura popolare in Campania; considerato uno dei massimi esponenti della drammaturgia napoletana, ancora oggi le sue opere vengono rappresentate in Italia e all'estero.

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