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Archivio Sonoro

Mimmo Ferraro

Mimmo Ferraro

Mercoledì, 27 Giugno 2018 17:40

000 Annabella Rossi, Capaccio 1975

La raccolta documenta una preliminare indagine sul campo, coordinata da Annabella Rossi per l’Università di Salerno, sul tarantismo in Campania. Le interviste, realizzate dalla studiosa e da alcuni suoi allievi, sono una sorta di esplorazione iniziale, con dati e testimonianze che di fatto avvieranno il lavoro strutturato sul tarantismo nei mesi successivi, a Capaccio e in altre aree limitrofe. Si trovano in queste registrazioni i primi elementi su storie e persone che hanno vissuto direttamente o indirettamente la possessione e il male della tarantola (trumiento), informazioni e dati che guideranno la ricerca e confluiranno nella pubblicazione curata dalla Rossi E il mondo si fece giallo.

(194-195B, 108797-99)

Mercoledì, 27 Giugno 2018 17:35

000 Aurora Milillo, Trentinara 1976

La raccolta contiene una serie di interviste a contadini e braccianti agricoli vittime o testimoni indiretti di casi di tarantismo. Da questo gruppo di colloqui realizzati a Trentinara, inscritti nella più ampia indagine sul tarantismo in Campania, emergono con maggiore continuità alcuni temi: gli habitat delle tarantole e le specie velenose presenti nell’area, gli effetti dei morsi e dei differenti veleni, la personificazione delle tarantole, le musiche utilizzate nella cura coreutica, la maggiore medicalizzazione della società moderna e la conseguente riduzione dei casi di tarantismo.

(286, 108845)

Mercoledì, 27 Giugno 2018 17:30

000 Aurora Milillo, Contursi Terme 1976

La raccolta contiene una serie di interviste realizzate a Contursi Terme (frazioni di Santigloria e Templa San Nicola) nel contesto della ricerca sul tarantismo in Campania, e può essere intesa in due sottogruppi caratterizzati da differenti dati e argomenti d’indagine. Nella prima parte, composta dai primi cinque brani, le informazioni riservate alla tarantola e al tarantismo sono minime, maggiore spazio trovano le testimonianze storiche e i racconti di vita, ai quali si aggiungono recitazioni di filastrocche e favole. 
La seconda parte è formata da tre ampie interviste, gli ultimi tre brani, tra le più significative analizzate nell’indagine condotta da Annabella Rossi sul tarantismo in Campania. I due informatori narrano la propria esperienza di possessione determinata dal morso della tarantola, fornendo descrizioni dense degli stati del malessere: i sintomi della sofferenza, gli effetti del veleno, l’agitazione continua, il dolore, la necessità di cercare "i suoni" e ballare (nel caso di Carmela), o l’esigenza di camminare senza tregua (nel caso di Vito). Inoltre, ampia parte delle interviste raccoglie pensieri e visioni degli informatori sulla società moderna e questioni come lo sfruttamento della terra da parte dell’uomo.

(283-284 108842-3)

Collocata all’interno del lavoro di ricerca sul tarantismo campano, la raccolta contiene tre interviste realizzate a Capaccio e Contursi Terme presenti nel testo curato da Annabella Rossi E il mondo si fece giallo. Gli informatori narrano le proprie testimonianze, una diretta, quella di Salvatore Lenza vittima del morso della tarantola, le altre indirette, su alcuni casi di tarantolismo verificatisi agli inizi del Novecento nell’area. Le informazioni e i dati riguardano i sintomi e la risoluzione del male, la funzione e il tabù dell’acqua come rimedio, i tempi e i luoghi in cui si incontravano le tarantole, le possibilità e l’efficacia della cura.

(282, 108841)

Mercoledì, 27 Giugno 2018 17:14

000 Aurora Milillo, Capaccio 1976

La raccolta, realizzata nel 1976 a Capaccio, si colloca nel più ampio corredo di documenti sul tarantolismo in Campania ed è parte centrale del lavoro d’indagine guidato da Annabella Rossi e analizzato nel testo E il mondo si fece giallo. Gli informatori, tutti contadini, sono a volte testimoni indiretti di casi di tarantolismo, altre volte vittime del morso della tarantola. Le interviste narrano vari aspetti del fenomeno: i luoghi e gli habitat delle tarantole, gli effetti e le risoluzioni delle crisi, i nomi e le personificazioni che il ragno poteva assumere durante la possessione. Ampio spazio è dato alle anamnesi, all’investigazione delle differenti modalità risolutive del malessere e alla descrizione dei vari tipi di tarantole. Di particolare interesse la testimonianza di un musico terapeuta originario di Capaccio, Antonio C., suonatore cieco di fisarmonica e mandolino, che ricorda alcuni casi di tarantismo per i quali fu convocato a suonare, i repertori utilizzati, le varie fasi e azioni della possessione. Fondamentale per il lavoro di analisi degli autori risultò anche un racconto sul simbolismo mitico religioso e l’origine delle tarantole narrato dall’anziano padre di Antonio.

Mercoledì, 27 Giugno 2018 17:07

000 Aurora Milillo, Battipaglia Capaccio 1976

Le registrazioni presenti nella raccolta sono realizzate a Battipaglia ma narrano eventi accaduti per lo più a Capaccio. Le testimonianze sono tra le più significative e rappresentative del lavoro di ricerca sul tarantolismo campano pubblicato nel testo curata da Annabella Rossi E il mondo si fece giallo. Aurora Milillo, studiosa di rilievo e figura centrale nella ricerca sul tarantolismo campano, individuando informatori straordinari segnati da un’esperienza diretta di malessere, fa riemergere una serie di testimonianze su casi di tarantolismo cristallizzati nelle memorie individuali e collettive, che attestano la presenza della tarantola in quest’area della Campania. Le narrazioni restituiscono visioni e consapevolezze della sofferenza, modalità espressive e sintomi dei tarantolati. Gli informatori parlano dell’efficacia risolutiva di azioni ben definite come ballare, cucire o camminare senza sosta, delle visioni determinate da stati alterati di coscienza, delle simbologie collegate alla tarantola, di peculiarità umorali e capacità possessive di tarantole "vecchie" e "giovani". Un complesso storico e simbolico che permette di accedere, non solo al principale fenomeno del tarantismo, ma anche ad una più ampia mole di informazioni sulle condizioni sociali e le vicende umane di gruppi agropastorali del passato.

(281, 108840)

Mercoledì, 27 Giugno 2018 17:05

00 Il tarantismo in Campania

Realizzata tra il 1975 e il 1976, l’indagine sul tarantismo in Campania nacque dalle segnalazioni di alcuni studenti dei corsi di Annabella Rossi tenuti all’Università di Salerno, sulla presenza di riti possessivi nell’area cilentana; tali indicazioni determinarono l’organizzazione della ricerca sul campo che produsse i documenti presenti in queste raccolte. Le registrazioni, effettuate dalla stessa Annabella Rossi, coadiuvata da Aurora Milillo, Patrizia Ciambelli e Vincenzo Bassano, con la collaborazione di alcuni studenti, rientravano in un progetto più ampio che avrebbe coinvolto anche altri studiosi (Roberto De Simone e Paolo Apolito) ma che purtroppo si realizzò solo in parte. Il vasto corpus di rilevazioni contiene testimonianze dirette e indirette sulla tarantola e il tarantismo, esecuzioni musicali, canti religiosi devozionali, tarantelle e forme di accompagnamento utilizzate durante i riti di esorcismo coreutico, oltre a varie testimonianze storiche su aspetti sociali e religiosi dell’area. I luoghi d’indagine sono: Albanella, Battipaglia, Borgo San Cesareo, Capaccio, Contursi, Fasani, Giungano, Gromola, Matinella, Paestum, Roccadaspide, Sanza, Tempalta e Trentinara. Molti dei dati e delle testimonianze raccolte confluirono nel testo E il mondo si fece giallo pubblicato postumo (1991) alla scomparsa di Annabella Rossi. 
Gli informatori, per la maggior parte contadini e pastori, ricordano episodi avvenuti fino a quindici-venti anni prima dell’indagine fornendo testimonianze dirette o indirette sulle possessioni. Oltre ai tarantati che narrano le proprie esperienze di possessione e malessere, nella ricerca si trovano le testimonianze di medici condotti e musici terapeuti che hanno conosciuto la diffusione del male e partecipato ai riti curativi. Ampia la varietà di descrizioni dell’aracnide: i colori, le caratteristiche fisiche, gli habitat preferiti, le necessità fisiologiche, le tipologie e le personificazioni (giovane, vecchia, vedova o con titoli notabili come "Donna Alessandrina dalla Spagna"), il veleno e gli effetti determinati dal morso, le azioni richieste durante la possessione; una vasta serie di dati che permettono di esaminare un complesso sistema culturale e simbolico partendo dalla presenza della tarantola nella dimensione quotidiana delle aree indagate.
La comparazione con il tarantismo pugliese, per gli studiosi quasi immediata e imprescindibile, indica coesistenze e alterità simboliche oltre che strutturali. Nelle sintesi comparative, indicate dagli autori nel testo E il mondo si fece giallo, emerge l’assenza di un legame con la pubertà o l’ultima fascia dell’età evolutiva: nei casi riferiti di tarantismo campano dall’infanzia all’età matura le manifestazioni ricorrono senza precise periodizzazioni. Inoltre, il tarantismo campano non registra predominanze di genere ma un sostanziale equilibrio tra esorcismi e adorcismi femminili e maschili. Gli studiosi ne sottolineano poi il carattere individuale e privato: la possessione è sempre risolta in una dimensione domestica e di sostanziale intimità; in alcuni casi si registra la presenza di una forma di ereditarietà in famiglie con più casi di tarantismo, sintomo di un orizzonte simbolico di riferimento e di un sistema di conoscenze nel quale il male era inquadrato, interpretato e risolto. L’impianto della possessione coreutica cilentana si colloca al di fuori del riferimento e dell’ambito cattolico istituzionale, mancando di un senso simbolico religioso sul modello individuato da De Martino nella figura mediatrice di San Paolo in Salento. Le testimonianze presenti in queste raccolte indicano pochi punti di contatto tra mondo contadino e mondo religioso, riconducibili ad alcuni casi di metempsicosi delle anime di defunti personificate in tarantole, e ad una singolare narrazione del mito di fondazione del tarantismo attribuito alla figura di Cristo.
Le ambiguità del tarantismo, espresse nelle costruzioni e rappresentazioni, sociali e individuali, si muovono tra sacro e profano, fasto e nefasto, condizioni di malessere e dimensioni di festa. Il male si manifesta con inversioni di ruoli, fughe, alterazioni e trasgressioni delle norme, sintomi indubbiamente estranei alla nosologia della medicina ufficiale. Elemento simbolico e ricorrente nelle testimonianze è l’acqua, con la sua ambivalenza tra tabù e dispositivo terapeutico, fonte di attrazione e repulsione del ragno. Le conseguenze del morso, oltre alla frenesia del ballo, impongono di camminare, correre, galoppare, partire, cantare, piangere, essere dondolati; azioni che mirano alla risoluzione di sofferenze e inquietudini profonde, in contesti spesso marginali dove i tempi sono scanditi dalle fatiche delle stagioni agricole. Il vasto corpus di documenti restituisce un complesso sistema culturale, definitivamente scomparso ma con il quale gli studiosi possono ancora confrontarsi.  

Mercoledì, 27 Giugno 2018 15:20

12 È preparate l’ore

Mercoledì, 27 Giugno 2018 15:09

31 […] o madre di pietà

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