Indagine condotta da Annibale Ruccello il 12 settembre 1979 nei pressi del santuario di Montevergine a Mercogliano (Av) in occasione della juta a Montevergine (pellegrinaggio a Montevergine).
Il santuario, voluto da Guglielmo da Vercelli nel primo quarto del XII secolo (i primi pellegrinaggi cristiani sono documentati già in quel periodo), è attestato da Papa Urbano IV come un importante centro di preghiera e raccoglimento in un documento del 12 settembre del 1263 . Il quadro della Madonna seduta su un trono con in braccio il bambino Gesù custodito nel santuario risale al secolo XII-XIV ed è venerato dai pellegrini con l'appellativo di Madonna Nera, Mamma Schiavona o più semplicemente Madonna di Montevergine. Il mito delle Sette Madonne della Campania racconta che all'inizio erano sette sorelle, sei belle ed una brutta e nera. La fondazione del culto è legata al trasferimento di quest'ultima sulla montagna di Montevergine. I pellegrinaggi in passato erano caratterizzati dal digiuno; altra tradizione vuole che a recarsi in pellegrinaggio fossero donne o ragazze non ancora sposate, le quali, durante la salita verso il monte, intrecciavano rami di ginestra, promettendo alla Madonna di tornate l'anno successivo e di sciogliere il nodo in compagnia dello sposo. Ragazzine molto giovani, inoltre, vanno scalze al santuario per conto di terzi per ringraziare la Vergine delle grazie ricevute. Durante la discesa gli uomini sono soliti svolgere una corsa su carri, la recanata, mentre le donne intonano canti tradizionali. Lungo tutto il pellegrinaggio, inoltre, vengono eseguiti canti e balli sul tamburo e i caratteristici canti a figliola in onore di Mamma Schiavona. Un tempo, al ritorno da Montevergine ci si fermava nella piazza di Nola per una sfida di canti a figliola. A Montevergine inoltre si possono degustare i caratteristici torroni di nocciole.
La qualità generale delle registrazioni è molto bassa. La maggior parte delle tracce documenta testimonianze del pellegrinaggio dei fedeli di Pagani a Montevergine seguito dal ricercatore probabilmente anche durante il viaggio in pullman (brani 01–08). Gli altri documenti contengono tre canti sul tamburo con voci maschili e femminili (brani 09, 16 e 18), un ballo sul tamburo (brano 17), due esecuzioni del canto polivocale Addio a Montevergine (brani 10 e 20) e alcuni canti devozionali per la Madonna di Montevergine. Nei canti per Montevergine, come in altri repertori legati a pellegrinaggi verso santuari difficili da raggiungere, c’è spesso il riferimento "all’andata e al ritorno": qui si canta "simme jute e simme venute, quanta grazia c’avimme avute", alludendo alla difficoltà del viaggio resa sopportabile solo da una profonda devozione. Il brano 11 contiene, invece, un'intervista a due pellegrine.
(557-61, 108932-3)