
Mimmo Ferraro
16 Quanta botte dongo pe’ 'stu maglio
000 Maria Mengoli di Cutrofiano
Cantrice estroversa e creativa, depositaria di canti e racconti della tradizione, Maria usa le categorie espressive della tradizione per raccontare alcune sue vicende quotidiane.
000 L'osteria di Otranto
Nell'osteria di Otranto ci sono capitato per caso. Dopo una giornata trascorsa fra Giurdignano e Uggiano la Chiesa, in cerca di notizie sulle "tavole di San Giuseppe", mi sono recato con alcuni amici a Otranto e precisamente nel centro storico, vicino alla torre dell'orologio, in cerca di un'osteria o "putea" per mangiare. Avevo con me il registratore UHER 4400. Non lo lasciavo in macchina per paura dei furti. Dall'osteria sentivamo delle voci per lo più maschili. Siamo entrati e immediatamente ci siamo resi conto che alcuni avventori stavano cantando a piena voce. Senza esitare ho piazzato i microfoni fra i tavoli e ho registrato sette belle canzoni della tradizione eseguite a "cappella" e secondo i canoni della musica popolare della tradizione salentina: prima voce, seconda, terza, bassi e "finta". Nel gruppo c'era anche una signora minuta minuta, forse la moglie dell'oste. Ha eseguito dei canti da sola ma non ha voluto essere fotografata, a differenza degli altri che nemmeno si erano accorti che stavo registrando e fotografando. Dopo qualche minuto il canto è finito e ognuno dei cantori è andato via. Non ho fatto in tempo a rilevare nomi e cognomi. Uniche informazioni: la donna si chiamava (chiama) Chicchina, la prima voce del gruppo Ciccio. Era settembre del 1976. Nel centro storico di Otranto quell'osteria non c'è più, sostituita da un elegante ristorante, senza suoni nè anima.
000 Le tarantate d'acqua
La ricerca a San Vito dei Normanni è stata suggerita da Fernando Giannini, medico originario di San Vito ma residente a Perugia. Da ragazzino aveva fatto il garzone presso il salone da barba di Costantino Vita, virtuoso del mandolino e suonatore in un'orchestrina che eseguiva musiche per la guarigione delle tarantate. A San Vito dei Normanni si racconta che vi fossero diverse "squadre" di suonatori per tarantate. La terapia musicale si svolgeva secondo due precise modalità. La prima consisteva nell'allagare la stanza, dove si svolgeva la ritualità, con acqua e nel piantare ai quattro angoli della stanza dei grossi chiodi che servivano sia da amplificatori del suono sia per tenere “inchiodata” la taranta in quel preciso luogo. La seconda consisteva nell'immergere le tarantate in delle botti tagliate a metà e piene d'acqua e nel farle ballare lì dentro. Questa particolare caratteristica della presenza dell'acqua era determinata dalla convinzione che le tarante del luogo fossero tutte ‘d'acqua’. Le varietà di pizzica pizzica presenti a San Vito, secondo Costantino Vita, sono pizzica in La minore, in Re minore, in Sol, e l'Originaria.
La ricerca è stata realizzata fra dicembre del 2000 e gennaio del 2001 a casa di Lino Sabatelli e Titina Fasano, con Costantino Vita e una vicina di casa dei Sabatelli. Titina, oltre a cantare e a conoscere il repertorio della musica popolare della zona, è anche un'abile suonatrice di tamburello. La seconda seduta di registrazioni è stata realizzata a casa di Lelli Margherita, cantrice e straordinaria suonatrice di tamburello.
000 Le sorelle Tridici di Ruffano (1996)
Le registrazioni sono state realizzate la sera del 16 aprile del 1996, insieme a Cici Cafaro, straordinario suonatore di armonica. Eravamo stati invitati da Giorgio Di Lecce e Biagio Panico a un convegno sulla musica popolare presso la masseria Meriglia. A cena le sorelle Tridici (Lucia, Teresa, Jolanda, M. Antonietta) con il fratello Umberto, come era per loro naturale, si misero a cantare. E io a registrare. Conoscitrici finissime della tecnica di canto: prima voce, seconda, terza, bassi, finta. Una serata squisita. Cici naturalmente non ha resistito e ha cercato di accompagnare le sorelle con la sua armonica. E per la verità anche qualche cane che allora era nei paraggi oggi risulta in archivio.
000 Le sorelle Maiolo di Copertino (2009)
Registrazioni di diversi canti della tradizione salentina, raccolti nell'arco di due anni, in casa di Gaetana, detta Lilli, Maiolo, 63 anni, con la sorella Maria Annina, e con la partecipazione saltuaria del fratello Armando.
000 La Famiglia Mighali (gli Zimba di Aradeo)
Li ho conosciuti dopo un concerto a Aradeo: abilissimi tamburellisti, alla fine dello spettacolo hanno voluto “provare” i miei tamburelli nelle loro mani sapienti e fattrici di suoni d’amore e di guarigione. Da quel giorno il nostro rapporto è stato amicale e fraterno, complice, vero e senza mediazioni. Ogni volta che arrivavo a Aradeo, a qualsiasi ora e con qualsiasi tempo, da solo o in compagnia, era festa. Vino, cibo e canti. Interpreti abilissimi di pizziche pizziche e di storie legate alla loro famiglia e al contesto contadino, di cui erano fieri paladini, contro le angherie dei padroni denunciate nei loro canti. Tarantati e suonatori per le tarantate/i.
000 Ippazia Ferraro di Ruggiano (2001)
Quando siamo andati a trovarla, io e Vincenzo Santoro che già la conosceva, nella sua bella casa a Ruggiano, Ippazia ci ha accolto con grande affetto: era il 2 gennaio 2001. Ippazia è una notevole conoscitrice di storie, soprattutto quelle legate ai santi e ai relativi miracoli a favore della gente. Canti narrativi e leggende del territorio arricchiscono la sua personalità mite e serena.
000 Gli Ucci e gli altri cantori di Cutrofiano
Uccio Aloisi e Antonio Bandello li ho conosciuti nel 1974 in compagnia di Cristina Ria, prima, e con Eugenio Barba, dopo. Durante l’inverno ho cominciato a frequentare Cutrofiano e la casa di Bandello in via Mantova. Bandello mi raccontava della sua grande passione per il canto “colto”. Aveva anche frequentato per alcuni mesi una scuola di “bel canto” a Lecce, e mi parlava di come si canta, delle tecniche di emissione della voce e dei ruoli che ogni cantore deve avere e rispettare nel canto.
Di Aloisi si ricorda la sua grande contro voce, genuina, terragna, vera. Grande suonatore di pizzica e stornellatore indomito. Insieme a loro Angelelli alla fisarmonica, Ugo Gorgani al mandolino, Giuseppe Luceri alla chitarra, Antonio Melissano e Leonardo Vergaro, voce intonatissima sulla quale sia Bandello che Aloisi si “poggiavano” per eseguire i virtuosismi, melismi e ghirigori che le loro straordinarie voci permettevano.
Durante la settimana delle Palme andavano di “casello in casello” a cantare la vita e la morte di Gesù. In cambio chiedevano qualche uovo, formaggio o anche un “avi pace” (vai in pace).