
Mimmo Ferraro
00 Le ricerche sul carnevale
Senza precedenti, per vastità nonché per l'intrinseco valore storico e culturale, la documentazione sui carnevali campani che si restituisce, per la prima volta, a una fruizione pubblica grazie al meticoloso spoglio di un numero impressionante di supporti di vario formato, peraltro ancora in gran parte da individuare e catalogare.
Per una ricostruzione dei tempi e contesti di quella ricerca ci rifacciamo all’introduzione di Jacopo Recupero, subentrato nel 1972 a Tullio Tentori come Soprintendente del Museo, al volume Carnevale si chiamava Vincenzo, esito significativo di quei "quattro anni di lavoro, condotto sul campo da un gruppo di studenti dell'Università di Salerno, guidati da Annabella Rossi, antropologa del Museo Nazionale di Arti e Tradizioni Popolari e docente di Antropologia culturale presso la Facoltà di Lettere di quell'Università, e dal musicista Roberto De Simone, profondo conoscitore del mondo musicale, colto e popolare, della tradizione napoletana.
La ricerca è cominciata nel 1972 come esercitazione, appunto, di un gruppo di giovani che frequentava le lezioni di antropologia culturale e si era assunto l'impegno di rilevare, con l'aiuto del Dr. Paolo Apolito, contrattista presso l'Istituto di Sociologia, la presenza di cerimonie popolari di vario genere nell'area campana. Nella stessa epoca Roberto De Simone e l'etnofotografa Marialba Russo studiavano e documentavano varie cerimonie nella stessa zona. […]
Tra le cerimonie osservate e documentate dai due studiosi ce ne erano anche di quelle interessanti il carnevale, come i rituali di Maddaloni e Marcianise, così che, nel 1972, i due gruppi si fusero per condurre insieme una ricerca specifica sul carnevale in tutta la regione campana, registrando e trascrivendo canti e testi drammatici, eseguendo fotografie e riprese con il video-tape. […]
Sono state scattate durante gli anni della rilevazione, n. 4.261 fotografie in bianco e nero (Museo 1837, Università di Salerno 755, Marialba Russo 1669) e n. 2.636 diapositive a colori (Museo 1661; Università di Salerno 975). Per quanto riguarda le registrazioni con video-tape, sono stati ripresi 14 rituali per una durata di circa 16 ore. Le registrazioni sonore sono state, invece, 65 per una durata di circa 30 ore".
Con l'augurio che tutta la documentazione raccolta in quegli anni di appassionante lavoro sul campo possa essere recuperata, ricordiamo anche i "giovani dell'Università di Salerno, che con entusiasmo hanno partecipato alla ricerca": Michele Angiolillo, Enzo Bassano, Luciano Blasco, Ennio Buonocore, Giancarlo Capacchione, Nadia Caragliano, Rosaria De Lucia, Nicola Martelli, Licia Novellino, Antonio Parente, Aurelia Raimo, Adriana Rienzi, Paola Taglé e Grazia Visaggi e i collaboratori del Museo Alessandro Anzini, Orazio Pistorio e Giorgio Vallone, partecipi della campagna di ricerca.
(1972-1977)
000 Il gioco della Jaletta a San Marco la Catola
Il gioco collettivo che si pratica a San Marco la Catola (Fg) il 20 di agosto, denominato Giostra della Jaletta, è una competizione equestre in forma di torneo di abilità. Alla originaria tradizione albanese risale la gara che fino a una ventina d'anni fa si disputava anche a Casalvecchio di Puglia (comunità albanese). Il gioco si svolge intorno a un vaso (a jalett) di legno a doghe, un tempo il secchio dove si metteva il latte munto, oggi un recipiente di metallo, che in base al suo utilizzo si trova come secchio da pozzo, da cantina, da casa, spesso usato dai muratori per la calce. Fino a non molto tempo fa si svolgeva a "Piano Castello" e vie limitrofe una giostra detta del Saraceno o Sarracino; questa, di origine medievale sarebbe alla base della giostra della Jaletta, che si svolge ogni anno in via Garibaldi sotto le mura del Castello Pignatelli. I partecipanti al gioco cavalleresco devono cavalcare un cavallo, un mulo o un asino variamente addobbato, senza sella. Lajaletta sospesa a una fune, deve essere infilata dalle aste dei cavalieri in corsa e rovesciata versando sul cavaliere l'acqua in essa contenuta. Partecipano da decenni al gioco, sfidandosi, i vari rioni del paese con una grande presenza di emigrati. Il gioco si svolge in concomitanza della festività del santo patrono San Liberato Martire (il 19 agosto).
Il lavoro di ricerca di Rinaldi e Sobrero si è svolto in loco, in più giornate, dal 13 luglio al 20 agosto 1978 e ha documentato in videotape, registrazioni e fotografie l’organizzazione e le fasi della giostra, il coinvolgimento delle diverse squadre e gli aspetti spettacolari della stessa. Di contorno all'evento principale i ricercatori hanno raccolto interviste e documenti orali cantati da testimoni eccezionali per la ricchezza della memoria trasmessa: Giuseppina Mattia, con il bagaglio di ricordi tramandato dal padre, da frammenti di canti storici databili all'inizio dell'800 ai primi canti anarchici e socialisti dei primi anni del '900; Liberato Sangregorio, protagonista di un'intensa tradizione bandistica e filodrammatica; Giuseppe Fascia, attore popolare con le sue macchiette e scenette grottesche di tradizione carnevalesca.
000 Matteo Salvatore
Di notevole interesse, nel Fondo Profazio, le raccolte dedicate a Matteo Salvatore nelle quali è continuo lo scambio di commenti musicali e narrazioni autobiografiche tra i due protagonisti, entrambi sospesi tra tradizione e folk revival. Tre delle cinque raccolte presentano le registrazioni effettuate da Profazio nella veste di ricercatore e documentatore (“M. Salvatore” - “M. Salvatore e A. Doriani” - “M. Salvatore. Un progetto... licenzioso”), anche in vista di progetti discografici sulla musica popolare del sud Italia. Le altre due (“M. Salvatore. Quando la gente canta” - “M. Salvatore. Il nostro sud”) contengono le registrazioni (quelle realizzate come prova o quelle messe poi in onda) delle due omonime trasmissioni radiofoniche proposte dalla Rai nei primi anni ’70 che vedono conduttore Otello Profazio e protagonista principale Matteo Salvatore. Alcune presentazioni di Profazio non sono seguite dai brani cantati da Salvatore, segno che in certi casi, non avendolo come ospite in studio, venivano mandate in onda le incisioni discografiche. Costante, in queste registrazioni, la presenza di Adriana Doriani (scomparsa nel 1973), che propone anche, da solista, le canzoni composte per lei da Matteo Salvatore.
In questa raccolta Profazio registra canti eseguiti da Matteo Salvatore con l’accompagnamento di Adriana Doriani. Le registrazioni sono state probabilmente eseguite con lo scopo di realizzare un prodotto discografico. Nella seconda parte della raccolta infatti, qui non proposta, sono presenti anche i canti tradizionali eseguiti “a ricalco” da Carmelita Gadaleta che saranno poi presentati, nel 1974, in “Canti popolari di Puglia e Lucania. La buona sera” nella collana Albatros.
00 Fondo Piccolo Teatro di Milano
Il fondo raccoglie il libretto di sala e le fotografie di Luigi Ciminaghi dello spettacolo promosso e curato da Roberto Leydi per la stagione 1966-67 del Piccolo Teatro di Milano "Sentite buona gente. Incontri con il mondo popolare: prima rappresentazione di canti balli e spettacoli popolari italiani". Realizzato con la collaborazione di Diego Carpitella e con "la messa in scena" di Alberto Negrin, lo spettacolo si configurava come una rassegna delle espressioni più significative della cultura popolare italiana, dagli Spadonari di Venaus alla Compagnia Sacco di Ceriana, dalle sorelle Bettinelli ai violinisti e ballerini di San Giorgio di Resia fino ai Tenores di Orgosolo e i suonatori di Maracalagonis. La Puglia era rappresentata dai suonatori di Carpino e i musici del Salento che si esibirono con diversi esempi tratti dai repertori musicali dei due "estremi" della Puglia. Nel fondo Leydi sono consultabili le registrazioni effettuate a Nardò e Carpino in vista dello spettacolo.