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Archivio Sonoro

Mimmo Ferraro

Mimmo Ferraro

Domenica, 25 Febbraio 2018 08:22

000 Gorgoglione

La seduta di registrazione, tenutasi il 30 agosto presso la sede dell’amministrazione comunale, ha visto protagonisti in particolare Antonio Metere, cantore e suonatore di tamburelli, il cantore Vincenzo De Rosa, che si è esibito anche "alla cupa cupa", Claudio Urgo, suonatore di organetto, e Giovanni Abbondanza, il più giovane del gruppo, suonatore di fisarmonica e organetto. La registrazione ha interessato anche ragazzi molto giovani le cui conoscenze e attività musicali testimoniano il perdurare di processi di trasmissione ed apprendimento di saperi propri delle culture orali che, in questo caso, si articolano attorno all’esperienza musicale di Antonio Metere, considerato da tutti un "maestro", non solo per i suoi ottanta anni.

Domenica, 25 Febbraio 2018 08:21

000 Aliano

La decisione di includere nella ricerca anche Aliano, non interessato dalle rilevazioni del 1952, deriva non solo dall’obiettiva importanza di questo paese sul piano storico e culturale, dati i profondi legami e nessi con l’opera di Carlo Levi, ma anche da precise indicazioni mutuabili dalle opere dello stesso De Martino, evidentemente interessato ad estendere le riprese anche a questo paese: nelle Note preparatorie alla spedizione si trovano infatti appunti sulle persone da contattare in loco, in buona parte estrapolati dall’opera leviana, mentre nelle annotazioni, raccolte nel volume L'opera a cui lavoro, si trova una più circostanziata nota sulla "possibilità di assistere ad una tarantella ben eseguita" proprio ad Aliano. Con l’intento particolare di documentare uno dei canti più emblematici della tradizione lucana, la ballata Fronni d’alia registrata non a caso in differenti versioni, le riprese si sono svolte all’aperto, in una delle piazze del centro storico del paese, concentrandosi su Giuseppe Verzica e Antonio Donnazita, che hanno dato vita a interessanti duetti non solo musicali ma anche colloquiali, Caterina Marzano, e ancora Giuseppe Verzica, che ha eseguito anche alcuni brani strumentali utilizzando il "fischietto" che aveva con sé, un comune flauto diritto accomodato secondo personali esigenze esecutive tagliandone gli ultimi due fori.

Domenica, 25 Febbraio 2018 08:17

00 Laboratorio di Etnomusicologia

Coordinato da Nicola Scaldaferri e con specifiche finalità didattiche estese a studenti e giovani etnomusicologi provenienti da diverse università italiane, il Laboratorio di Etnomusicologia, tenutosi nell’agosto del 2002, aveva anche l’obiettivo di documentare lo stato delle tradizioni musicali regionali a cinquant’anni di distanza dalle ricerche di Ernesto De Martino: da qui l’immersione in uno dei luoghi più significativi della ricerca del 1952, Stigliano, e l’estensione ad altri centri limitrofi, Aliano e Gorgoglione, sui quali non vi era alcuna documentazione sonora. 
Gli esiti, estremamente significativi per una più vasta ricerca sulle musiche tradizionali della regione proseguita poi da Scaldaferri con Stefano Vaja in vista della realizzazione del volume Nel paese dei cupa cupa, attestavano il sostanziale disinteresse delle nuove generazioni nei confronti delle forme musicali del passato, che sopravvivono soprattutto nella memoria degli anziani e in quella di molti migranti che rientravano nei paesi di origine. Nello stesso tempo era risultata di impressionante vitalità la partecipazione all’evento che chiudeva il Laboratorio, vale a dire il pellegrinaggio alla Madonna di Viggiano, la prima domenica di settembre: pullman interi di devoti partiti da Stigliano e Aliano, con in prima fila i più anziani informatori delle rilevazioni effettuate durante il Laboratorio (come Anna Arcieri di Stigliano e Antonio Donnazita di Aliano) ma anche tantissimi giovani per cui il terreno della devozione religiosa si rivelava particolarmente importante per la trasmissione di alcuni repertori musicali: al di fuori dei momenti più marcatamente religiosi e di quelli controllati dalle autorità ecclesiastiche, nel corso del pellegrinaggio si eseguivano infatti canti profani, brani strumentali e danze con organetto e zampogne ad attestare che, quanto rilevato alla festa della Madonna del Pollino, costituisce non un caso isolato ma una prassi diffusa quanto consolidata.
Le rilevazioni audio sono state realizzate da Elisa Piria ed Agostina Lavagnino,  le riprese video da Rossella Schillaci.

Domenica, 25 Febbraio 2018 08:16

00 Rosa Nappi

Le registrazioni che costituiscono il fondo Rosa Nappi sono state realizzate da Annalisa Giordano che partecipava alla ricerca come studentessa di Pietro Sassu. Rosa Nappi di Tolve è depositaria di un ampio repertorio vocale che comprende canti narrativi, canti religiosi, tarantelle e ninne nanne ed è una delle figure musicali principali di Tolve tanto da poter essere considerata un "magazzino", termine che Roberto Leydi utilizzava per definire un'interprete che si distingueva sia per la quantità che per la qualità del repertorio che era in grado di eseguire. Le sue qualità vocali sono ben evidenziate dai documenti prodotti da Annalisa Giordano.

Domenica, 25 Febbraio 2018 08:14

000 Concerto tradizionale

Tra i vari rilevamenti effettuati nell'ambito della ricerca promossa da Pietro Sassu nel 1997, vi è anche la registrazione parziale del concerto di musiche tradizionali arbëresh tenutosi a Villa Nitti, Maratea,  nell'ambito della scuola di Musica e Filosofia promossa dalla rivista Sonus. I rilevamenti, effettuati dalle allora studentesse dell'Università della Basilicata Jessica Boccia e Clementina De Biase, si presentano in parte incompleti e con qualche deficienza dal punto di vista tecnico; ciononostante, rappresentano una testimonianza assai significativa di un importante evento per la valorizzazione delle tradizioni arbëresh lucane. Il concerto era stato organizzato da Nicola Scaldaferri, sulla scia di quello che si era svolto nel 1992 in Francia presso la Fondation Royaumont, con la presenza di voci provenienti da S. Costantino e S. Paolo Albanese, e con la presenza dello stesso Scaldaferri alla zampogna e alla surdulina. I brani musicali eseguiti sono tra i più celebri e rappresentativi della tradizione dei due paesi. Uno studio assai ampio di questa tradizione musicale si può trovare nel volume di Scaldaferri Musica arbëreshe in Basilicata (Lecce, Adriatica Editrice Salentina, 1994) e nel cd book Polifonia arbëreshe della Basilicata (Udine, Nota, 2005).

Domenica, 25 Febbraio 2018 08:13

000 Acerenza

Nell’ambito delle indagini effettuate nel 1997, è stata presa in considerazione l’area dell’alto Bradano, e in particolare Acerenza, centro di notevole importanza anche per la sua prestigiosa cattedrale e per il ruolo svolto nelle vicende storiche lucane. Le registrazioni ad Acerenza sono state effettuate dall’allora studentessa Geraldina Lopez, che avrebbe poi realizzato la sua tesi di laurea presso l’Università della Basilicata (aa. 2002-2003) proprio sulla tradizione musicale di Acerenza. La qualità della registrazione non sempre è buona, e i dati sono assai spesso incompleti, inclusi quelli relativi agli informatori di cui in questo caso non viene indicato il nome. Tuttavia tre brani presenti, appartenenti ai repertorio dei canti narrativi, sono di notevole interesse e di lunghezza piuttosto insolita rispetto ad altre versioni degli stessi canti di altri esecutori. In particolare, la traccia 01, dove l’informatore racconta la storia dello spaventoso terremoto, avvenuto nel 1456, che portò allo sterminio della popolazione locale, e anche al danneggiamento della famosa cattedrale, restaurata a iniziare dal secolo sucessivo. Nel brano 02 vi è il classico tema della giovane ragazza che si innamora del soldato; vi sono presenti tuttavia anche riferimenti storici assai puntuali al re Borbone e all’arrivo del re galantuomo dal Piemonte. Il brano 03 è invece il classico lamento della moglie del pastore, trascurata dal marito che ritorna a casa ogni quindici giorni e preferisce la compagnia delle pecore a quella della moglie.

Domenica, 25 Febbraio 2018 08:10

00 Sud e magia

Un programma in quattro puntate di Claudio Barbati, Giancarlo Mingozzi e Annabella Rossiche ritornano sui luoghi consacrati in ricerche esemplari come Morte e pianto rituale nel mondo anticoSud e magia e La terra del rimorso, edite tra il 1958 e il 1962. Come dichiarato da Barbati al RadioCorriereTv, l'intento del programma era porre in evidenza come, "tra vecchio e nuovo, tra cultura contadina e modelli imposti dall’alto, tra credenze arcaiche e disincanti recenti, il mondo magico resiste, magari venendo a patti con la società dei consumi, ma più spesso mettendo nuove radici proprio nel suo vuoto e nei suoi squilibri". 
Dopo i documentari che, dalla fine degli anni '50, avevano realizzato registi e documentaristi accomunati dalla sensibilità per il mondo popolare svelato dalle ricerche di De Martino, come Luigi Di Gianni, Cecilia Mangini e lo stesso Mingozzi, con Sud e magia si realizzava così "il viaggio più lungo e approfondito sui luoghi demartiniani", a oltre vent'anni dalle ricerche di De Martino e a dodici anni dalla sua morte.
Con interviste ad alcuni dei protagonisti e testimoni, come in primo luogo la moglie Vittoria De Palma, e con l'ausilio di fotografie e filmati del tempo, si  descrivono contesti, presupposti ed obiettivi di quelle ricerche che segnarono uno spartiacque decisivo nell'antropologia contemporanea ma, allo stesso tempo, ampliando l'ambito di indagine, si offrono materiali inediti di grande interesse storico e culturale.  Nel succedersi delle puntate, scorrono infatti figure di guaritori e santoni che, non toccate dall'indagine di De Martino, avrebbero sicuramente richiamato la sua attenzione come Michele Acquaviva di  Cerignola, Domenico Masselli sul Gargano, il mago di Padula, zia Vittoria e il glorioso Alberto, sui quali da tempo si andavano orientando gli interessi di studio e di ricerca di Annabella Rossi, allieva di De Martino e tra le più rilevanti espressioni dell'antropologia italiana. 
Autore e sceneggiatore per il cinema e la televisione, Claudio Barbati aveva avviato dal 1970 con Mingozzi un rapporto di collaborazione nel lavoro di ricerca, trattamento e sceneggiatura di diversi progetti.
I tre autori pubblicarono un resoconto di questo loro viaggio nei luoghi e temi di De Martino in Profondo Sud, edito per Feltrinelli nel 1978.  

Domenica, 25 Febbraio 2018 08:07

00 Programmi d'informazione

Programmi di informazione per documentare la considerazione e rappresentazione, su un piano nazionale, delle musiche di tradizione e dei loro contesti sociali e culturali nel corso dei decenni.

Domenica, 25 Febbraio 2018 08:00

00 Nel sud di Ernesto De Martino

Nel Sud di Ernesto De Martino è un programma in tre puntate che, realizzato da Luca Pinna con la consulenza scientifica e la presenza in studio di Clara Gallini, intendeva ripercorre la storia del documentario italiano ispirato alle ricerche di Ernesto De Martino. Oltre a sollecitare più volte una stretta collaborazione tra ricerca scientifica e riprese audiovisive, in vista di un’auspicata e mai realizzata "enciclopedia cinematografica", De Martino aveva collaborato direttamente, in qualità di autore dei testi o come consulente scientifico, alla realizzazione di alcune opere divenute dei classici dell’antropologia visuale: Lamento funebre di Michele Gandin del 1953,  Magia Lucana di Luigi Di Gianni del 1958,  La passione del grano di Lino Del Fra del 1960, La taranta di Gianfranco Mingozzi del 1961 e I maciari Il ballo delle vedove di Giuseppe Ferrara del 1962.
Con una sorta di epilogo, rappresentato dal lavoro di Michele Gandin e una coda alquanto significativa nel 1978 con Sud e magia di Gianfranco Mingozzi, la fase fondativa del cinema documentario italiano (caratterizzata da un’attenzione pressoché esclusiva per i grandi temi delle ricerche demartiniane come il lamento funebre, i rituali magici e il tarantismo) può essere idealmente circoscritta con due opere (Magia Lucana del 1958 e La madonna del Pollino del 1971) di Luigi Di Gianni che ampliò il suo ambito di ricerche verso tematiche che, non toccate dalle ricerche di De Martino, avrebbero sicuramente incontrato il suo interesse.
Anche per questo nelle tre puntate del programma, a parte Stendalì di Cecilia Mangini e La passione del grano di Lino Del Fra, vengono mandati in onda esclusivamente documentari di Luigi Di Gianni, la cui produzione è assunta come la più rappresentativa di una stagione del cinema italiano segnata indelebilmente dall'influenza di De Martino: tra i documentari proiettati e commentati anche Il male di San Donato.

Domenica, 25 Febbraio 2018 07:53

000 Dal Radiocorriere

Gli articoli di approfondimento, le schede e i rimandi che, dal 1925 al 1995 e poi dal 1999 fino al 2008, hanno accompagnato la programmazione televisiva della Rai, settimana dopo settimana, con firme anche di grande prestigio e temi ed argomenti del tutto impensabili oggi su un periodico di grandissima diffusione.

 

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