Fino a pochi decenni addietro Corigliano d'Otranto era un paese in cui la danza tradizionale era molto sentita e praticata, sempre presente nelle feste in casa organizzate nel periodo di carnevale, durante i pellegrinaggi e nelle serate passate in campagna durante l'estate, quando intere famiglie si trasferivano per i grandi lavori agricoli. Parlando con gli anziani, ci si accorge infatti di quanto vivo sia il ricordo della tradizione dei suoni e dei balli, della frequenza con cui venivano praticati e dell'importante funzione ludica e sociale che rivestivano all'interno della comunità. Accanto alla pizzica pizzica, danza autoctona ritenuta tradizionale per antonomasia, erano in uso danze importate, come la quadriglia, lo scotis, la polca, la mazurca e il valzer, eseguite con gli strumenti in uso: organetto a otto bassi, tamburello, raschiatoio, tamburo a frizione. A Corigliano erano presenti numerosi suonatori di organetto. A differenza di altri paesi del Salento infatti, questo strumento, nonostante la diffusione solo recente, si è ben inserito nella cultura musicale locale, ricoprendo un ruolo centrale nell'esecuzione dei repertori da ballo.
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