Nei paesi della Grecìa Salentina, per tutta la settimana che precede la Domenica delle Palme, alcuni cantatori, accompagnati da un suonatore di organetto, ora più spesso di fisarmonica, recando con sé un ramo d'ulivo addobbato con nastri colorati, fazzoletti, immaginette di santi e arance, eseguivano il canto di questua della passione di Cristo chiamato in grecanico I Passiuna tu Christù.
Il canto aveva una funzione di questua, e veniva eseguito nelle masserie e nei paesi fermandosi ai crocicchi dei vicoli, in modo che le voci potessero espandersi in tutte le direzioni e la gente potesse accorrere ad ascoltarli e omaggiarli.
Dopo un periodo di obsolescenza di questa pratica, grazie ad un rinnovato interesse per la propria cultura d'origine, la Passione iniziò ad essere cantata e rappresentata, sui sagrati delle chiese, in occasioni organizzate appositamente con lo scopo di divulgarla e salvarla dall'incombente oblio: è proprio in queste occasioni che Salvatore Panizza ha documentato alcuni degli esecutori più rappresentativi di Corigliano D'Otranto.
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000 I canti della Passione
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