Raccolti quasi in contemporanea alle riprese de Il messiadi Luigi Di Gianni, i canti che troviamo ordinati in questa raccolta furono rilevati all’interno della piccola ed anomala comunità degli Ebrei di San Nicandro Garganico, fondata da Donato Manduzio (San Nicandro 1885-1948) e composti tra il 1930 ed il 1945. Nella Storia dell'Ebraismo di Puglia la vicenda di questa piccola comunità neo-ebraica ha suscitato spesso l'interesse di numerosi storici, tra i quali di recente Hobsbawm.
Donato Manduzio era un bracciante tornato invalido dalla prima guerra mondiale, con doti di guaritore e cantastorie e un fortissimo interesse per i temi della religione. Leggendo la Bibbia infatti, nel 1930 si convinse della necessità di seguire il Dio d'Israele e la Legge di Mosé, ritenendo però gli Ebrei scomparsi da secoli.
Un gruppo di adepti formò quindi la comunità che si sviluppò intorno a Manduzio, con un profondo attaccamento alle cose ebraiche e al culto del Dio d'Israele, osservando il riposo del sabato e nelle feste, e i digiuni prescritti dalla Torà. La comunità crebbe e sviluppò una propria letteratura poetica e musicale, in lingua italiana, con evidenti riferimenti alle scritture ebraiche da cui prende spunto.
Nel 1964 Leo Levi (Casale Monferrato 1912 – Gerusalemme 1982), musicologo e ricercatore italo-israeliano, che tra il 1954 ed il 1962 procedette per primo ad una classificazione dei canti in uso presso le comunità ebraiche italiane, effettuò una serie di registrazioni presso la comunità di San Nicandro Garganico. Il repertorio musicale degli Ebrei sannicandresi (circa 150 canti, prevalentemente inni e canti scritti dallo stesso Donato-Levi-Manduzio, Concetta Di Leo, Maria Frascaria) costituisce attualmente un unicum di inestimabile valore della tradizione popolare e religiosa pugliese ancora sconosciuto nel panorama culturale e musicale italiano.
Leo Levi, riferendosi ai canti già raccolti anni prima dai sannicandresi trasferitisi in Israele (Acc. Naz. Di S. Cecilia, Raccolta 134a, Leo Levi, 1952-1959), così li descrive: “I proseliti di San Nicandro Garganico si eran creati, per le loro funzioni religiose ebraizzanti, un ampio innario, ricchissimo di sincere ispirazioni religiose, dettate loro dalla lettura della Bibbia e - forse - dall'esempio delle comunità protestanti-pentacostali. Il linguaggio vi è l'italiano dei canti popolari meridionali (in fine di verso vale, p. es., l'assonanza e non la rima); i ritmi e le melodie sono in parte tolte a canti popolari pugliesi, in parte composte su quello stile: anche qui possiamo cogliere "al vivo" il passaggio dal canto popolare al canto religioso: ciò che è avvenuto nel 1932-48 a S. Nicandro, è avvenuto a Venezia tre secoli fa”.
Con ogni probabilità la presenza della raccolta nell'archivio di Leydi è da riferire alla sua curatela di Leo Levi, Canti tradizionali e tradizioni liturgiche. Ricerche e studi aulle tradizioni musicali ebraiche e sui loro rapporti con il canto cristiano 1954-1971, pubblicato dalla LIM nel 2002.
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000 Leo Levi, San Nicandro Garganico 1964 (Puglia 3, 26BD210).
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