Nel febbraio del 1967 il Piccolo Teatro di Milano aprì una finestra sul mondo popolare italiano presentando a un pubblico urbano il frutto di importanti ricerche condotte sul campo da Roberto Leydi e Diego Carpitella. Con la direzione artistica e la consulenza dei due mostri sacri della moderna etnomusicologia, gruppi di cantori e musicisti appositamente giunti in città armati di strumenti tradizionali di ogni genere misero in scena un ricchissimo repertorio fatto di ballate storiche, canzoni narrative, canti di lavoro, mutettus, stornelli, sos tenores, sunetti e rituali come la terapia musicale del tarantismo pugliese, la danza delle spade, il ballo tondo, la tarantella, la Resiana.
La raccolta contiene le registrazioni effettuate a Nardò da Leydi e Carpitella nel 1966 che, insieme a quelle raccolte a Carpino nello stesso anno, furono utilizzate dai due studiosi come materiale documentario per la preparazione della parte pugliese dello spettacolo del Piccolo Teatro di Milano. Si tratta registrazioni di straordinario interesse, nelle quali alcuni dei più noti esecutori dei rituali del tarantismo sono ripresi in giovane età, nel pieno del loro vigore espressivo e performativo.
Luigi Stifani è certamente il personaggio più noto legato al tarantismo pugliese. Di lui scrisse Ernesto De Martino, al quale il violinista-barbiere aprì le porte del mondo popolare salentino. Raccontò di aver curato fin dall'età di 14 anni una cinquantina di tarantate, mantenne contatti con studiosi e intellettuali ai quali riferì i segreti del tarantismo pugliese fino al momento della morte, avvenuta proprio nel giorno della vigilia della della festa di San Paolo, il 28 giugno del 2000. Nelle registrazioni di Roberto Leydi e Diego Carpitella, il violinista delle tarantate introduce a voce i pezzi eseguiti dal suo “complessino” composto da chitarra, fisarmonica, violino e tamburello. Spicca la figura di Salvatora Marzo, straordinaria tamburellista dall'inconfondibile stile percussivo e profonda conoscitrice dei repertori tradizionali. Conosciuta come Zà Tora, è stata fra i più assidui collaboratori di Stifani nelle performance terapeutiche che il violinista-barbiere di Nardò orchestrava per curare le tarantate. La sua tecnica percussiva estremamente energica era perfettamente funzionale alla terapia e insieme ai caratteristici fraseggi di violino costituisce senza dubbio uno degli ingredienti fondamentali delle due pizziche presenti nella raccolta, la cui efficacia espressiva ha davvero pochi eguali nei repertori oggi a nostra disposizione.
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000 Diego Carpitella e Roberto Leydi, Nardò 1966 (Puglia 7, 18BD432)
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