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Archivio Sonoro

Ritorno a Kurumuny

  • Genere: Filmato
  • Filmato:

  • Descrizione:

    Un film documentario girato nel 2003, un viaggio nella tradizione sonora del Salento firmato da Pietro Cannizzaro, cineasta e documentarista milanese, che con questo lavoro ha vinto il premio Ischia Film 2004 nella sezione documentari alla seconda edizione del concorso internazionale Foreing Film Festival “per la forza documentaristica e antropologica di una testimonianza di cultura popolare e di tradizione locale che supera i limiti del reportage, nella sincera evocazione di un mondo contadino e rurale tramandato con spirito di ricerca e sincera affettività”. Kurumuni è un piccolo scorcio di Salento in cui ogni Primo Maggio si rivive una festa popolare con canti, musiche, balli, poesie, in uno spirito glocal, dove passato e futuro proseguono con continuità un viaggio culturale ed esistenziale e il lavoro di Piero Cannizzaro si inscrive all’interno dell’intensa e stimolante stagione di ricerca e riorganizzazione della memoria orale nel Salento, inscritta nel più vasto processo di globalizzazione, entro il quale ogni singolo territorio ha riscoperto l’alterità e la diversità culturale. In questo processo si rivelano centrali le tematiche che riguardano la cultura del territorio, che diventa bene immateriale da tutelare. Ritorno a Kurumuni, nelle parole degli ideatori, contiene l’invito a recuperare l’attualità che non risiede tanto in una serie di topoi consolidati e stereotipi anacronistici, quanto in un esercizio dell’immaginazione dei sensi, un modo di attraversare un territorio, una città, un paesaggio e di indovinarne il senso attraverso prospettive multiformi, suggerite da modi di percepire e raccontare il paesaggio diversi da quello abituale. Ritorno a Kurumuny coglie l’occasione della festa del Primo Maggio “per documentare un caso abbastanza insolito per i tempi che viviamo, di organizzazione di una festa nazionale, secondo i modi della cultura popolare. […] La continuità di una cultura tradizionale, al di là del tempo, perché capace di assimilare le istanze della modernità, senza per questo tradirsi, è il tema di questo documentario. […] Tra i ruderi ristrutturati di antiche abitazioni contadine, dove un’antica vegetazione si fa strada fra i muretti a secco, centinaia di persone hanno festeggiato il sogno di una comunità che vuole rimanere se stessa” (Rina Durante). Kurumuny si impone dunque come luogo di memoria e di trasformazione, dove antichi valori umani e sociali convivono con la realtà contemporanea. L’associazione Ernesto de Martino e le Edizioni Kurumuny hanno cominciato a festeggiare il Primo Maggio nel 2002. Nelle parole dei promotori, l’idea di questa giornata nasce dal desiderio di annodare i fili della memoria di un luogo particolare, non molto distante dal paese, dove sono vissute persone depositarie di saperi antichi e che svolgevano ruoli comunitari. Qui vivevano alcune delle ultime repute di Martano e alcuni cantori già protagonisti nelle storiche ricerche etnomusicali realizzate da Alan Lomax nel 1954 e da Gianni Bosio nel 1968 e da altri ricercatori dopo il 1970. L’intento è stato quello di legare questo filo della memoria a un avvenimento che presenta tutti quei requisiti di una grande festa popolare in cui si festeggia la fatica quotidiana dei lavoratori. Festa del lavoro e dei lavoratori che naturalmente si apre sino a comprendere il tema della multiculturalità, dei diritti dell’altro, la necessità della salvaguardia delle radici, in qualunque parte del mondo affondino. Riferimento ideale per l’organizzazione della festa a Kurumuny sono state le stesse modalità con cui inizialmente si svolgeva il Primo Maggio a Bari. L’incontro per i festeggiamenti avveniva in qualche località fuori porta con bandiere, fave, vino e musica. Tra i furnieddhi, allora, si incontrano ogni anno musicisti di diverse provenienze e generazioni: si arricchiscono i repertori, con le differenti intonazioni locali, o il diverso respiro del canto tra giovani e anziani, come spiega Enza Pagliara mentre accompagna Niceta Petrachi, detta “la Simpatichina” che racconta della raccolta del tabacco, del caffè e delle olive, dello sforzo sublimato dalla passione per la terra e per il canto. Maurizio Nocera sottolinea come spesso questi canti di lavoro non siano di protesta ma versi poetici reiterati, che parlano d’amore, che trascendono la fatica, cantati a paravoce da “sule a sule”, dall’alba al tramonto, per esorcizzare coralmente le dure condizioni di vita. Alle immagini di Cannizzaro fa da commento la memoria familiare di Luigi Chiriatti, animatore culturale salentino, che racconta come la sua esperienza di ricercatore sia cominciata proprio lì, a partire dalla sua famiglia. Scorrono i ricordi delle donne, come Lucia De Pascalis, impegnate a preparare la silicurda (verdure e pane raffermo) per il pasto serale, o sul konì a cantare e ballare accompagnate dal tamburo. La partecipazione di Rina Durante, le letture di testi di Antonio Verri, Salvatore Toma, Maurizio Nocera, e ancora la musica, suonata e danzata, chiudono il lavoro del regista sulla ricca umanità di Kurumuny.

    Data: 2003

  • Durata: 36:00
  • Luogo: Martano
  • Provincia: Lecce
  • Regione: Puglia
  • Autore: Piero Cannizzaro