Il 6 e 7 agosto del 1965 Luigi Di Gianni è a Montesano del Salento per girare un documentario su un fenomeno per molti versi analogo al tarantismo. Il patrono del paese è San Donato, protettore degli epilettici e dei malati di mente che accorrevano da tutta la regione per essere liberati dal male. Una volta in chiesa si abbandonavano a crisi parossistiche che finivano con il contagiare buona parte dei presenti, se non tutto il paese come racconta lo stesso Di Gianni: "si trattava di manifestazioni estremamente impressionanti, con persone che, in stato di trance, si rotolano sul pavimento della chiesa, rischiando anche di farsi male. Una specie di isteria collettiva, quasi che la malattia si potesse esorcizzare con la rappresentazione del male, dove tutto era assolutamente autentico, quasi privo di aspetti rituali, come sottolineato anche dall'assenza delle musiche che servono invece a curare le tarantolate. Tutto poi si placa non appena il santo concede la grazia, cioè la liberazione dal male che dura un anno, fino alla nuova festa e alla nuova celebrazione. C'era anche una processione notturna con tanto di fuochi d'artificio, dove qualche devoto dava ancora qualche leggero segno di alterazione". Girato in diretta, "perché il sonoro ha un'importanza determinante in una devozione che si manifesta soprattutto attraverso invocazioni", in sede di montaggio Di Gianni ha fatto poi ricorso anche ad altro materiale, tratto in parte da registrazioni di Diego Carpitella. Altro motivo di interesse del documentario il suo essere contestuale alle registrazioni di Annabella Rossi realizzate negli stessi giorni, in contemporanea dunque, a Montesano del Salento.
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