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32 Novena e preci delle "parenti di san Gennaro"

  • Genere: Audio
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  • Descrizione:

    A una forma extraliturgica di culto per il Santo, per secoli, è stato addetto un esiguo gruppo di quindici donneanziane – vergini o vedove – denominate gianuariane o "parenti di san Gennaro", che si dichiaravano discendenti del Santo, o della sua nutrice Eusebia la quale, secondo la tradizione, ne avrebbe raccolto il sangue in due ampolle, dopo la decapitazione (305 d.C.). Il gruppo era presieduto da una priora, una leader, che aveva il compito di designare novelle gianuariane, di stabilire le adunanze, e di guidare le preci e i canti nel corso della novena al Santo, o nell’attesa della liquefazione del sangue. Negli anni Settanta, conobbi una vegliarda leader: Esterina Sellitti, che godeva di grande prestigio, e che a sé rivendicava il diritto di interpretare l’umore del Santo e di trarre auspici fasti o nefasti relativi al tempo in cui si compie l’evento prodigioso, nonché al colore e alla fluidità del sangue. Ma è pur vero che, una volta, alle "parenti" era riservato in Cattedrale un posto di privilegio e che, quando l’attesa della liquefazione si protraeva, alcune di esse mostravano una insofferenza che si manifestava con espressioni ambivalenti rivolte al Santo o addirittura con crisi di trance mistica. Dopo gli anni Settanta il tradizionale gruppo di quindici parenti si estinse per la morte di Esterina e delle altrequattordici vegliarde che non lasciarono discendenti. Successivamente, si costituì un nuovo gruppo di donne anziane devote del Santo che, in ottemperanza alle indicazioni della Curia, si chiamarono "consorelle", alle quali, tuttora è consentito di recitare le antiche preci in stile rogatorio, ma è vietato esprimere la fase più parossistica del rito di attesa, quando le antiche parenti imploravano il miracolo ad alta voce, si percuotevano il petto, si strappavano i capelli, ricollegandosi ad arcaiche forme di compianto funebre. Oggi, difatti, tali donne, perpetuando un’antica tradizione, nei nove giorni che precedono l’attesa del "miracolo (19 settembre o il sabato precedente la prima domenica di maggio), si radunano nel "succorpo", ovvero nella cripta sottostante l’altare maggiore della Cattedrale, lì dove si conservano i resti del Santo, e compiono un lungo rituale durante il quale recitano un singolare rosario, in cui convergono canti e preci secolari. Il documento sonoro fu registrato, giù nel "succorpo", la vigilia del sabato antecedente la prima domenica di maggio. L’esecuzione, come si può rilevare, presenta una variegata campionatura espressiva da cui emergono moduli di evidente lamentazione funebre, di accentuazione ritmica dello stesso genere, di formule iterative che alla medesima classificazione possono ricondursi. Ma, nell’ultima parte, declamata e cantata, convergono profili melodici seicenteschi di connotazione popolaresca, i più entusiastici moduli, le acclamazioni e gli inni che preannunziano e seguono la prodigiosa liquefazione del sangue. La novena è preceduta da un richiamo di questua, rivolto specificamente alle gianuariane.

    Data: 1998

     

  • Durata: 08:35
  • Luogo: Napoli
  • Provincia: Napoli
  • Regione: Campania
  • Autore: Roberto De Simone