Un'eterogenea raccolta di canti, storie, testimonianze, raccolte a Salvitelle, comune della provincia di Salerno, al confine con la Basilicata. La ricercatrice, in un ambiente a lei familiare, ricostruisce, attraverso la testimonianza di un uomo e di una donna, dei quali purtroppo non si conosce l'identità, il ricco patrimonio di cultura orale del paese: tra canti devozionali, cunti, filastrocche e storie di vita si delineano la storia, le tradizioni e le credenze di un'intera comunità. La lunga intervista, raccolta probabilmente poco tempo dopo il terribile terremoto che colpì l'Irpinia il 23 novembre del 1983, ricostruisce, in un racconto intimo e sofferto, i difficili momenti attraversati dalla gente di Salvitelle e descrive le ferite, ancora vive, lasciate nelle vite e tra le strade del paese. Attraverso l'esecuzione di canti e descrizioni minuziose, arricchite di ricordi e storie familiari, gli intervistati presentano l'ingente patrimonio di usanze e culti praticati paese. In particolare, si soffermano sulla devozione verso il santo patrono: la festa in onore di San Sebastiano cade il 20 gennaio, quando si svolgono le liturgie religiose, mentre i riti civili sono stati spostati, per evitare la rigidità del clima, all'ultima domenica di agosto; la statua del santo viene portata in processione per le vie del paese unitamente alla statua di san Giuseppe, precedente protettore, ed i cittadini si contendono all'asta tale privilegio, il cui ricavato viene utilizzato per l'organizzazione dell'anno successivo. In tale occasione si svolgono anche il "torneo di lotta greco-romana" e la tradizionale corsa a piedi nudi "Serra San Giacomo": i partecipanti, rigorosamente nati o residenti a Salvitelle, scendono a piedi nudi tra rovereti e sterpi dalla cima del Monte San Giacomo alla chiesa di San Sebastiano dove baciano per devozione il piede alla statua prima di immergere i propri, inevitabilmente feriti a causa del terreno accidentato, in tinozze di vino risanante. Si parla, inoltre, in un tono intimo e familiare, di ricette, riti ed usanze legati alla magia e alla medicina contadina, tra rimedi erboristici e formule magiche. Un ricco patrimonio di cultura orale, dunque, che si presenta come esito di un'osservazione partecipante, dove la distanza tra ricercatore e testimone si riduce al minimo, in una narrazione corale, probabilmente specchio di una condivisione da parte della studiosa della realtà culturale e dell'esperienza di vita dei suoi interlocutori.
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