Una selezione di brani musicali, canti ed interviste, registrata sul campo in presa diretta, che restituisce uno spaccato dei riti e della realtà culturale di Atena Lucana (Sa), in particolare l'eterogeno patrimonio musicale legato ai riti in onore di san Ciro, protettore di quest'antica cittadina nel Vallo di Diano.
Le ultime tracce, inoltre, propongono brevi interviste rivolte a romanì provenienti da Avellino, probabilmente accorsi ad Atena Lucana per partecipare alla processione in onore del santo patrono.
L'intera raccolta è compromessa da una bassa qualità dell'audio, dovuta al deterioramento dei nastri e probabilmente a processi di duplicazione; inoltre non sono pervenute informazioni per stabilire la datazione delle registrazioni, né l'identità degli esecutori e degli intervistati.
Bisogna ricordare che, tra la fine del '600 e l'inizio del '700, la diffusione del culto di san Ciro trovò nell'area napoletana un terreno particolarmente fertile a seguito dell'opera del predicatore gesuita san Francesco De Geronimo, che attribuiva al martire guarigioni prodigiose. Al 1860 risale un'ulteriore diffusione del culto di san Ciro nell'area campana, come attestano l'edificazione e la dedicazione di molte chiese, cappelle e santuari in suo onore, mete dei numerosi devoti del santo. Tra questi il santuario di S. Ciro ad Atena Lucana, una delle chiese più antiche del comune, le cui prime testimonianze risalgono al secolo XI, diventato poi centro di devozione e meta dei pellegrinaggi, elevato a santuario nel 1965 e dedicato allo stesso santo. In suo onore vengono celebrate due solenni processioni, una il 31 gennaio, la Solennità di san Ciro medico, eremita e martire, e l’altra la terza domenica di maggio, la festa di san Ciro con la tradizionale fiera del bestiame. Probabilmente le registrazioni qui riportate sono state rilevate durante i riti svolti per quest'ultima ricorrenza. La terza domenica di maggio, infatti, giungono ancora oggi numerosi devoti dai paesi limitrofi e non solo. Basti pensare che Atena Lucana ha stretto un gemellaggio per tali festeggiamenti con Grottaglie, comune in provincia di Taranto nel 2011, e con altri centri accomunati dallo stesso culto.
I riti sono incentrati attorno ad una processione che vede la statua del santo portata in spalla dai devoti, lungo le vie del paese, su un baldacchino.
Durante la processione, inoltre, sfilano le cente, costruzioni in legno leggero dalle forme più varie (barca, rotonde, quadrate, ecc.), recanti cento candele, disposte l'una accanto all'altra e decorate con nastri multicolori, fiori di plastica e l'immagine sacra del santo. Queste particolari offerte votive sono tanto pesanti che le donne le portano poggiate sulla testa e ancora oggi alcune di loro, per devozione o per chiedere una grazia, percorrono tutta la processione scalze, intonando canti in onore del santo [traccia 08, 10, 11, 12, 13, 19, 20], ringraziandolo per le grazie ricevute o richiedendo aiuto e intercessione. Come si può notare anche in alcuni brani di questa raccolta, i canti a volte vengono accompagnati da zampogne, ciaramelle e fisarmoniche, strumenti del patrimonio musicale locale, e dalla musica della banda del paese.
Di particolare interesse le ultime tre tracce [24, 25, 26] della raccolta: brevi interviste ad alcuni romanì di Avellino, giunti ad Atena Lucana per i festeggiamenti di san Ciro, in cui emergono alcune peculiarità della cultura rom, in particolare nell'ambito linguistico, rispetto ai sistemi parentali, sul rapporto con la religione cattolica, sulle problematiche relative alle dinamiche di integrazione. Bisogna, infatti, ricordare che con la parola zingari si indicano i lontani discendenti di popolazioni provenienti dal nord dell'India, che intorno all'anno Mille sono stati allontanati per questioni politiche ed economiche, e che in seguito si sono distribuiti in diverse zone dell'Asia, dell'Europa, del nord Africa e, successivamente, dell'America settentrionale e meridionale e dell'Oceania. Il romanì, con le innumerevoli varianti dialettali, è una lingua indiana nutrita di innesti di varia provenienza: tratti zingari e tratti allogeni si sono contaminati e trasmessi nei percorsi migratori. Elementi lessicali del romanì sono entrati a far parte di vari gerghi locali, mentre il vocabolario di marginali e artigiani non rom è penetrato nel romanì. Ciascun gruppo ha elaborato orizzonti culturali, sistemi mitici e religiosi, abitudini di vita modellati in buona misura su quelli delle popolazioni presenti nell'area di destinazione, sia pur salvaguardando delle specificità. In Italia attualmente sono presenti numerosi gruppi romanì, arrivati in epoche diverse, e seguendo percorsi differenti. Quello di più antica presenza è stabile nell'Italia centro-meridionale, proveniente da aree balcaniche via mare e insediatosi in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria fin dal XV sec.; esercitavano le attività di fabbri (treppiedi, pale, zappe, pale da forno, ferri da calza, ferri per fare la pasta, scacciapensieri) e mercanti di equini. Questi interpreti sono stati agenti, in misura rilevante, dell'importazione in Europa occidentale di strumenti e forme musicali di provenienza islamica che hanno contribuito in modo determinante alla formazione dei linguaggi musicali dell'Europa occidentale moderna. Oggi nella loro cultura musicale si può notare l'inserimento di strumenti moderni che vanno ad affiancare quelli della tradizione. Del linguaggio di tradizione però si mantengono i caratteri fondamentali (modi, strutture ritmiche, fraseggio, formularità del repertorio, materiali melodici, relazione tra strutture fisse e improvvisazione); si mantiene, soprattutto, la tradizionale disponibilità all'innovazione, all'ibridazione di forme e materiali. In questo dunque, cioè nelle modalità di interpretazione e nel ruolo di divulgatori e conservatori delle tradizioni, va individuata la specificità delle comunità romanì, assai più che nell'esistenza di tradizioni esclusive; l'unica, rilevante eccezione della lingua sembra ribadire, più che negare, questa particolare posizione di marginalità e, al tempo stesso, di arricchimento culturale nei contesti di destinazione.
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