Documenti sonori registrati nel 1974 presso il santuario della Madonna dell’Arco (Sant’Anastasia, Napoli) durante il pellegrinaggio annuale del lunedì in albis a documentare alcune fasi del rito di entrata nel santuario dei gruppi di devoti detti battenti.
Gran parte della raccolta (tracce 1-9) è stata registrata vicino all’ingresso principale del santuario catturando il paesaggio sonoro che connota il momento dell’entrata dei battenti; risultano particolarmente evidenti, nella complessa stratificazione di voci e rumori presente nella registrazione, alcuni momenti del rito in cui la musica assume un ruolo centrale e dominante: si tratta degli interventi bandistici (tra cui predomina un arrangiamento strumentale dell’inno Noi vogliam Dio) che accompagnano le funzioni dei gruppi di battenti e ne coordinano i movimenti, enfatizzandone la componente coreutica e la marcata scansione ritmica. La musica delle bande, durante la funzione, spesso si interrompe per lasciare posto a una tradizionale voce di questua intonata da un singolo battente: è riconoscibile dal profilo melodico marcato (seppure soggetto a un certo margine di variazioni e abbellimenti individuali) e dall’incipit (Chi è devoto), invariabile a differenza dei versi seguenti, che si articolano in diverse versioni con piccole varianti. Più che come semplice richiamo da eseguire nell’ambito delle questue pubbliche, essa è considerata dai battenti una tra le più personali e sentite espressioni di devozione, e come tale viene eseguita spesso durante le funzioni (delle quali costituisce uno dei momenti apicali) oltre che durante la fase culminante del pellegrinaggio che si svolge all’interno del santuario, quando i gruppi di battenti si sciolgono e i singoli devoti si rivolgono individualmente al santo.
L’ultima traccia, della durata di pochi minuti, documenta un fenomeno radicalmente differente da quelli finora descritti, che ha luogo nella parte posteriore del piazzale antistante al santuario: qui convergono da varie località della Campania (tra le quali Somma Vesuviana e Giugliano) gruppi di musicisti e cantori tradizionali, molti dei quali esperti nei repertori di canti sul tamburo, fronne e canti a figliola, per dare luogo a prolungate performance in grado di attirare e coinvolgere un buon numero di spettatori e curiosi.
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