Nella raccolta in oggetto sono riuniti materiali registrati nel 1973 dal musicista-musicologo Roberto De Simone e dall’etnofotografa Marialba Russo a Celzi, una delle tre frazioni del comune di Forino (le altre due sono Castello e Petruro) nella provincia di Avellino, in occasione del carnevale locale. Anche questo lavoro di ricerca confluì nel vasto progetto d’indagine sui repertori carnevaleschi campani che portò alla pubblicazione nel 1977 del volume Carnevale si chiamava Vincenzo, curato dallo stesso De Simone e dall’antropologa Annabella Rossi. La rappresentazione carnevalesca della piccola cittadina avellinese sembra caratterizzata da quattro momenti tra loro connessi e introdotti da una sorta di voce narrante che funge quasi da presentatore: c’è prima la presentazione delle varie maschere dei Mestieri (brano 04) divise in Maestranze (‘o castagnaio, ‘o ricuttaro, ‘o ramaro, ‘o fravecatore, ‘o scarparo e ‘o pisciaiuolo) e Professioni (il Notaio, l’Avvocato, il Dottore e l’Arcivescovo); c’è poi la canzone di Zeza (brano 05), qui cantata senza alcun accompagnamento strumentale e incentrata sui quattro personaggi tipici (Pulcinella, sua moglie Zeza, la loro figlia Vicenzella e il pretendente Don Nicola); infine il balletto, detto ’o ntreccio (brano 06), eseguito su una musica registrata (una tarantella) con accompagnamento di tamburi e percussioni suonate invece dal vivo per festeggiare il matrimonio appena celebrato dall’Arcivescovo tra Zeza e Don Nicola; per ultima la morte di Carnevale (brano 07) il quale, dopo i vani tentativi operati dal dottore, muore per un’indigestione dovuta alla troppa carne mangiata. La raccolta si apre con frammenti d’intervista e alcune registrazioni del paesaggio sonoro dei momenti immediatamente precedenti alla rappresentazione carnevalesca (brani 01-03).
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