Documenti sonori raccolti da Roberto De Simone e Annabella Rossi nel 1976 tra Somma Vesuviana, Napoli ed Avellino, molto probabilmente tra la domenica precedente e il martedì grasso, ovvero tra il 28 febbraio e il 2 marzo di quell'anno.
Parte preponderante della raccolta è imperniata sul personaggio della Grande Imperatrice. I due ricercatori in un lunga e preziosa conversazione registrata in viaggio verso Somma Vesuviana, nel ripercorrere con la memoria le maschere osservate nei carnevali irpini (Pulcinella con cappelli a tre punte, Pulcinella sopra un altro Pulcinella, una Zeza nera ecc. ecc.) si soffermano a lungo sulla figura della Grande Imperatrice, rivelando la forte emozione provata al cospetto di questa (tale da "far seccare loro la gola"), cercando di interpretare le qualità di un personaggio "aristocratico", vestito con un abito di paglia intrecciata e conchiglie, con al seguito diverse guardie vestite sempre di abiti di paglia, con un tamburo in mano, estraneo alle maschere carnevalesche comuni (come la Zeza), forse personificazione della Grande Madre; decidono che la Grande imperatrice sarebbe diventata l'immagine di copertina del volume in cui dovevano confluire le ricerche sul campo e si ripromettono di trovare chi ne vestiva i panni così che, solo un paio di giorni dopo, ad Avellino riescono ad incontrarlo: è Giuseppe De Martis, contadino di settantasei anni, che racconta in quell’occasione ai ricercatori di fabbricare da sé i vestiti di paglia (ma, oltre ai vestiti, con la paglia costruisce anche altre cose, ad esempio un crocifisso), di prepararli durante l'estate ma che soltanto per il carnevale, con i suoi nipoti, esce mascherato. De Martis racconta anche la lunga trama di un'opera, Fior d'Oliva, rappresentata anni addietro ma di cui si parlava ancora, in cui era la Grande Imperatrice, madre dell'imperatore e nonna di Fior d'Oliva, principessa contesa in amore da due cugini: Ponte Marco e Ponte Argenio (talvolta chiamati Conte Marco e Conte Augenio). La vicenda narrata rimanda ad una storia tradizionale oggetto di una nota canzone epico-lirica, Verde Oliva e Conte Maggio (Bronzini), assai diffusa in Italia meridionale, in particolare in Basilicata (dove viene utilizzata anche per canti a cupa a cupa, all'altalena ecc., con l'incipit Fronni d'alia), ma con varianti diffuse anche in Italia centrale fino in Istria. Altre due tracce documentano (soltanto nel sonoro, ma probabilmente è stato girato anche un video) De Martis e i nipoti mentre si vestono, ciascuno con il proprio abito "regale" in paglia, e si apprestano ad uscire per le strade: "Appaiono corazze ed elmi di grano intrecciato, e, nel misero spazio, l'uomo veste, in un rituale difficilmente narrabile, le sue Grandi Guardie, il suo Grande Imperatore, e infine se stesso, la Grande Imperatrice. Così con due Grandi Guardie che gli sollevano la gonna, circondato da altri ragazzi che impugnano lunghe lance, si allontana dalla casa e si avventura per le strade della città con una regalità da antica divinità mediterranea" (in Carnevale si chiamava Vincenzo, p. 19). La raccolta è completata da una registrazione (traccia 02) raccolta a Napoli (difficile dire se in città o in zone limitrofe) che contiene una serie di lamentazioni in morte di Carnevale eseguite durante un corteo funebre mascherato rappresentato e inscenato per le strade mentre sullo sfondo imperversa il paesaggio sonoro festivo.
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000 Roberto De Simone, Annabella Rossi, Somma Vesuviana, Napoli, Avellino 1976
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