La presente raccolta riunisce tre documenti sonori registrati a Bellizzi Irpino, frazione di Avellino, nel 1974 da Roberto De Simone e Annabella Rossi. I primi due sono stati rilevati il 25 febbraio del 1974, precisamente il lunedì precedente il Martedì Grasso, contestualmente ad un’esecuzione all’aperto della Canzone di Zeza (per la cui descrizione generale si rimanda alla raccolta San Potito 1973, per quella più specifica invece a Bellizzi 1973). Il terzo documento sonoro è stato invece registrato dalla sola Rossi, sempre nel 1974, ma alcuni mesi mesi dopo (per la precisione durante il periodo di commemorazione dei defunti, quindi presumibilmente agli inizi di novembre) e si tratta di una lunga e interessante intervista con Ferdinando Tomeo, una delle figure storiche della Zeza di Bellizzi che ne racconta la storia a partire dagli anni '30, in cui lui ha iniziato a prendervi parte, la preparazione e l’organizzazione (brano 03).
Se il primo documento testimonia il paesaggio sonoro bellizziano nei momenti immediatamente precedenti alla rappresentazione della Zeza, il successivo invece restituisce l’intera esecuzione della Canzone di Zeza di Bellizzi (le due versioni raccolte nel 1973, vedere la raccolta sopra linkata, dallo stesso De Simone con Marialba Russo risultavano invece entrambe incomplete) nella quale il contrasto matrimoniale messo in scena dai quattro personaggi principali (Zeza, Pulcinella, Porzia e Don Zinobio, ai quali si aggiungono anche altre maschere, come i Cacciatori o il Giardiniere, che però non partecipano alla parte recitata-cantata) appare nella struttura tipica di Bellizzi che può essere ripartita in cinque sequenze:
1) coro iniziale con incipit testuale "Azzeccatevi cacciatori/ mo’ che è l’ora dello magnà" su un motivo melodico autonomo non ripreso in seguito (come una sorta di preludio);
2) prima parte del contrasto ingaggiato da Pulcinella ("Aimm’a serrà sta port’a mantice/ e mettince sta puntella) cantata su motivi melodici vicini a quelli riportati dalle fonti scritte ottocentesche (si confronti con la trascrizione di Guglielmo Cottrau pubblicata nella terza edizione dei Passatempi Musicali del 1829), con tratti modali che De Simone definisce di stile semi-colto, sottolineando anche delle affinità con le villanelle cinquecentesche;
3) seconda parte introdotta invece da Zeza ("E contraste so fernute/ ca nun ce vonne potere né querele") cantata su un ritmo più lento e su motivi melodici di stampo operistico e melodrammatico;
4) una terza parte più veloce, nuovamente annunciata da Zeza ("E con li violini e volincelli/ li violoncelli e triccabballachhe") su motivi melodici che sembrano richiamare invece alle danze da salotto ottocentesche (quasi a voler anticipare la quadriglia che solitamente chiude la Zeza di Bellizzi);
5) coro finale con l’incipit "E scusateci cari signori/ ca voi c’avete state a sentire" sui motivi melodici operistici già usati nella seconda parte.
C’è da aggiungere che a Bellizzi alla rappresentazione della Canzone di Zeza fa sempre seguito, come già ricordato, il ballo della quadriglia che però non è qui documentato (si veda invece Bellizzi 1973, la raccolta è linkata sopra).
(143-143A, 108776)