La raccolta contiene documenti sonori registrati da Roberto De Simone e Annabella Rossi ad Atripalda, comune dell’avellinese, nel 1974 durante il periodo del carnevale, probabilmente qualche giorno prima del Martedì Grasso che quell’anno cadeva il 26 febbraio. Le registrazioni sono incentrate sulla rappresentazione del Folle, ovvero un personaggio mascherato da clown che esegue delle pantomime accompagnato dalla musica: ritmi di marcia eseguiti con tamburo a bacchette, grancassa e piatti. Le foto scattate da Annabella Rossi, e pubblicate nel volume Carnevale si chiamava Vincenzo, dimostrano che il personaggio del Folle documentato ad Atripalda è mascherato e truccato da clown, porta un gigantesco papillon a pois e reca una sorta di bastone tra le mani, mentre i musicisti che lo accompagnano sono mascherati da animali fantastici; inoltre, sembra richiamare la figura del banditore di vino napoletano meglio conosciuto come pazzariello (il cui nome deriverebbe appunto da "pazzìa" ma anche da "pazziare", che in dialetto napoletano vuol dire "giocare"). La tipica scansione incitativa verbale con cui il pazzariello inizia la sua classica sparata (letteralmente "serie di spari" ma in senso figurato intesa anche come "atto di vanteria"), ovvero “Attenzione! Battaglione!”, è infatti spesso ripetuta dal folle registrato ad Atripalda, l’accompagnamento musicale in chiave soprattutto ritmica è simile (manca però la componente melodica, vale a dire l’ottavino o il piffero presente nelle orchestrine che solitamente accompagnano il pazzariello), l’esibizione per le strade con seguito di bambini festanti e anche l’elemento del bastone sembrano richiamare il celebre personaggio napoletano (immortalato anche da Totò in una famosa scena del film L’oro di Napoli), oramai da alcuni decenni del tutto scomparso dalle vie della città. Restano comunque diverse le occasioni esecutive e le funzioni del folle e del pazzariello: il primo si esibisce esclusivamente durante il carnevale, con lo scopo di suscitare stupore e far divertire, il pazzariello, invece, in qualsiasi momento dell’anno, ad esempio in occasione dell’apertura di una nuova cantina, e il suo fine è di tipo eminentemente "pubblicitario", anche se, inevitabilmente attrae un capannello di persone e bambini che seguono divertiti le sue sparate. De Simone evidenzia come spesso il pazzariello,nella tradizione campana, venga associato e accompagni anche la cosiddetta Vecchia del carnevale, mettendo in luce la componente "guerresca" del personaggio (sottolineata anche dall’abbigliamento in divisa) e la complessità dei significati ad esso legati, sospesi appunto tra "gioco" e "morte".
Il folle di Atripalda è interpretato da Mario Martino, giovane disoccupato del paese che all’epoca aveva soli diciannove anni, e, secondo quanto lui stesso racconta nell’intervista finale (brano 05), oltre al clown poteva vestire anche i panni di Charlot oppure della cantante lirica con voce da soprano. La raccolta comincia con una registrazione nella quale viene catturato il paesaggio sonoro negli attimi immediatamente precedenti alla sfilata mascherata guidata dal folle (brano 01), caratterizzato dal vociare dei bambini che si apprestano ad assistere allo spettacolo e dal dialogo tra De Simone e la Rossi che si organizzano per la documentazione. Seguono poi tre diverse registrazioni della sfilata e della rappresentazione del folle accompagnato dai musicisti (di queste purtroppo solo la seconda sembra completa, le altre due s’interrompono invece bruscamente), probabilmente eseguite in tre diversi punti della cittadina avellinese (brani 02-04).
(142, 108775)