Rilevazioni condotte da Paolo Apolito (probabilmente in compagnia di Annabella Rossi e altri ricercatori) a Piazza di Pandola, frazione di Montoro inferiore, in provincia di Avellino, per la tipica mascarata che dal 17 gennaio (giorno di Sant'Antonio Abate) al martedì grasso si realizza nella cittadina, o in comuni limitrofi (Torchiati, Solofra, Mercato Sanseverino, Fisciano ecc.).
Presumibilmente le registrazioni si riferiscono proprio al martedì grasso, l'11 febbraio del 1975, quando, secondo quanto si apprende nel volume Carnevale si chiamava Vincenzo, la mascarata di Piazza di Pandola si era trasferita nel paese di Fisciano, in provincia di Salerno: lì erano state eseguite le diverse parti di cui essa si compone: lo 'ntreccio, le improvvisatedi Pulcinella e del Notaio, le macchiette dei mestieri ecc. (per la descrizione della mascherata di Piazza di Pandola si rimanda a P. Apolito, 1973).
Le registrazioni documentano diversi esempi (dalla traccia 01 alla 09) della tarantella eseguita dalla piccola banda (i cui musicisti sono provenienti solitamente da Serino, altro comune dell’area avellinese), composta da ciaramella, tamburo a bacchette, grancassa e piatti, che accompagna tradizionalmente lo 'ntreccio (altrimenti chiamato ballintrezzo), una sorta di danza corale processionale guidata da un uomo mascherato da zingara incinta, con cerchi di botte infiorati retti dai danzatori durante il ballo a comporre le diverse figure coreutiche. Per gli aspetti musicali resta un riferimento privilegiato il commento di Roberto De Simone (Il ballintrezzo di Piazza di Pandolain Carnevale si chiamava Vincenzo) che sottolinea come il ritmo di base, dato dal tamburo con costanti terzine, sia quello tipico della tarantella campana, con la grancassa che batte il tempo allo stesso modo e con lo medesimo andamento con cui si accompagna il pazzariello napoletano. Le frasi melodiche suonate dalla ciaramella sono talvolta in maggiore e talvolta in minore, e spesso in maggiore e minore nella stessa frase, "come accade spesso nella tradizione", come sottolinea De Simone. Frequente però è anche l'utilizzo di melodie famose nel fraseggio della ciaramella: molto ricorrente è il ricorso alla Tarantella di Luigi Ricci tratta dall’opera Piedigrotta (composta nel 1852 su libretto di Marco D'Arienzo), ma anche l'uso della melodia della celebre canzone partigiana conosciuta col titolo Bella Ciao (che secondo Roberto Leydi discenderebbe testualmente da un’antica ballata indicata dal Nigra col titolo di Fiore di tomba, con melodia e ritornello ripresi da un’altra canzone narrativa dal titolo La bevanda sonnifera) oppure di una canzone come Mamma, celeberrimo brano del 1940 del fortunato binomio Bixio-Cherubini, portata al successo da Beniamino Gigli.
Altro documento interessante è quello che raccoglie le parti recitate da Pulcinella e il Notaio (traccia 10): le due maschere esibendosi in strofette sullo stile delle ’mpruvvesate o sparate tipiche di personaggi della tradizione campana come il pazzariello, il Don Nicola ecc., prendono di mira notabili locali (in questo caso il sindaco e il vicesindaco di Fisciano, dove erano ospitati) o commentano avvenimenti che avevano coinvolto la gente del posto, (fanno riferimento al rigido ottobre del 1974, che aveva compromesso le coltivazioni nelle campagne). La raccolta si chiude con una breve intervista sulla mascarata ad un cittadino di Fisciano (traccia 11).
(184, 184A)