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Archivio Sonoro

000 Marialba Russo, Marcianise2 1972

I documenti sonori della raccolta sono stati registrati il 15 Febbraio 1972 (Martedì Grasso) a Marcianise, in provincia di Caserta, da Marialba Russo (etno-fotografa, che scattò per l’occasione anche diverse foto) in collaborazione con Roberto De Simone. Da questi rilevamenti effettuati a Marcianise, e da quelli realizzati in quella stessa giornata a Maddaloni, altro paese del casertano, scaturì poi una vasta campagna di ricerca sui repertori campani legati al carnevale, che durò più o meno quattro anni (dal 1972 al 1976) e che vide coinvolti anche un gruppo di allievi di Annabella Rossi dell’Università di Salerno guidati da Paolo Apolito. I risultati di tale ricerca collettiva furono poi pubblicati nel 1977 nel volume Carnevale chiamava Vincenzo curato dalla stessa Annabella Rossi e da Roberto De Simone. Nel lavoro citato c’erano però diverse trascrizioni di testi e in alcuni casi anche delle musiche ma non vi erano le registrazioni sonore che, conservate presso l’allora Museo delle Arti e Tradizioni Popolari (oggi IDEA), vengono qui presentate integralmente per la prima volta. La raccolta contiene quindici documenti sonori eseguiti da due straordinarie cantatrici femminili quali Venere Veneruso detta ‘A spagnola, che all’epoca aveva sessantanove anni, e Francesca D.G. detta Chicchinella che era invece assai più giovane, entrambe ex raccoglitrici di canapa (si veda Carnevale si chiamava Vincenzo, 1977); e da un cantatore maschile, un tal Peppeniello, ovvero Giuseppe, di sessantotto anni,  di cui però purtroppo ignoriamo il cognome. Nella raccolta si segnalano in particolare le prime testimonianze campane di lamentazioni per la morte di Carnevale (brani 6 e 7) che secondo De Simone "dal punto di vista etnomusicologico si presentano come il modello più puro e arcaico di tale genere". Il canto di tali lamentazioni è articolato su distici di varia misura a rima baciata, ad assonanza o libera, seguiti dal tipico stereotipo Li gioia so (letteralmente "gioia sua") , secondo De Simone probabilmente mutuato dalle "vere" lamentazioni funebri: è riscontrato infatti, fin da tempi antichi, che nell’area campana per piangere i morti veniva spesso adoperata, come una sorta di nenia, l’espressione Ahi gioia mia o altre simili. A questa parte dal ritmo più lento segue, quasi sempre, una parte più vivace con accompagnamento ritmico (delle mani o del tamburo, per accompagnare la danza intorno al feretro di Carnevale o al fuoco sul quale brucia un fantoccio) a tempo di tarantella o tammurriata, una sorta di canzone a ballo (ad esempio il brano 03), per poi ritornare nuovamente alla lamentazione lenta.
Nella raccolta vi sono però anche alcuni interessanti canti a due voci femminili (01 e 02), anche questi caratterizzati dall’utilizzo di alcune formule stereotipe (Aitano, Aitano oppure ohè) e alcuni brani a voce singola con accompagnamento ritmico (04 e 05). Vi sono poi brevi interviste sul carnevale e sulla Rappresentazione dei Dodici Mesi (08 e 09) e anche due canzoni napoletane di quel periodo (ci riferiamo agli inizi degli anni ’70) cantate una da Peppeniello (Chitarra Rossa) e l’altra da Chicchinella (‘A meglio guapparia), a dimostrazione di come spesso i cantatori tradizionali passassero con disinvoltura dai repertori "contadini" a quelli invece più "urbani", come sono appunto le canzoni napoletane. La raccolta si conclude infine con una serie di canti dei carrettieri, altrimenti detti alla celentana o cilentane, eseguiti sia a più voci in una sorta di "botta e risposta" (12) che a voce singola (13,  14 e 15).

  • Genere: Audio