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Archivio Sonoro

01 Sui Mesi, la Zeza e occasioni processionali

  • Genere: Audio
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    Intervista a Giovanni Iadeluca sulla rappresentazione dei Mesi di San Clemente, frazione di Galluccio, rimessa in scena nel 1972 dopo circa vent'anni; numerosi gli attori che vi prendono parte, si tratta per lo più di giovani studenti e operai: dodici interpretano i mesi dell’anno, c’è poi Capodanno con la sua sposa, i quattro personaggi principali che inscenano la Zeza, il Prete e altre parti secondarie come la Morte, il Gigante, il Dottore e il Vecchio con la Vecchia, ecc. Le parti recitate dai più giovani sono apprese oralmente dagli anziani che avevano partecipato alle edizioni del dopoguerra. Lo svolgimento della rappresentazione prevede una sfilata che attraversa le vie principali del paese fino alla piazza dove si iniziano a cantare i Mesi. Iadeluca parla poi della Zeza che a suo avviso è una farsa popolare settecentesca in un dialetto sincretico napoletano-calabrese; il testo utilizzato è ricavato da quello che ricordano i più anziani; i personaggi principali sono quattro: il padre, chiamato Pacchisecca (è probabile che Iadeluca si confonda: nella trascrizione dei ricercatori in Carnevale si chiamava Vincenzo il personaggio del padre è, come nelle altre Zeze, Pulcinella), sua moglie Zeza, la loro giovane figlia Vincenzella e il prete seminarista Zì Don Nicola. Pulcinella è dappertutto e interviene con battute salaci a rappresentare il coro popolare; la Zeza e i Mesi si sono rappresentate sempre nella stessa giornata, almeno così ricordano i più anziani.
    Folco Plinio, professore di scuola media e da diversi anni sindaco del paese, considera quella dei Mesi una rappresentazione della vita campestre mentre la Cantata di Zeza una scena di vita paesana con tutti gli ingredienti tipici: non ha origini scritte, è un'interpretazione estemporanea talvolta ammodernata con l'aggiunta di fatti e avvenimenti contemporanei - come il riferimento in quegli anni al divorzio - dal punto di vista dei contadini. Oltre a Galluccio i Mesi erano rappresentati da due anni anche a Falciano del Massico, lì era però una cosa più in grande e "manierata": sfilavano indossando costumi del '700 fittati a Napoli. I Mesi si rappresentavano anche in un'altra frazione di Galluccio, ovvero Sipicciano con attori sempre del posto ma non gli stessi di San Clemente. Anche a Sipicciano la tradizione si era interrotta con la Guerra per mancanza di "materiale umano", molti erano emigrati in America o comunque all'estero: erano rimasti i vecchi che tramandavano solo la "dizione" visto che per la loro età non potevano più sostenere la rappresentazione scenica; solo da pochi hanni la presenza e l'interesse dei giovani aveva consentito di riprendere la tradizione dei Mesi, come anche quella dei fuochi per Sant’Antonio Abate del 17 gennaio. Su richiesta della ricercatrice il sindaco indica le principali mete di pellegrinaggio degli abitanti di Galluccio: la Madonna dei Lattani di Roccamonfina, dove si andava a Pasqua e il lunedì in albis, e prima della guerra la Madonna della Civita a Itri, dove si arrivava a piedi dopo aver attraversato la pianura del Garigliano e costeggiato le montagne di Formia.

  • Durata: 10:51
  • Data: Martedì, 06 Marzo 1973
  • Luogo: Galluccio
  • Provincia: Caserta
  • Regione: Campania
  • Esecutore: Giovanni Iadeluca, Folco Plinio: voce
  • Autore: Annabella Rossi