Di seguito i brani del cd allegato al volume che, rimandando nel titolo a un’espressione utilizzata da Diego Carpitella per indicare la Basilicata, voleva offrire, a cinquant’anni di distanza dalle spedizioni demartiniane, una più estesa ed aggiornata ricostruzione della musica tradizionale della regione, esito di una pluriennale ricerca sul campo. Evitando facili esotismi e distaccandosi da raffigurazioni stereoripate di un meridione in costante ritardo sui processi di modernizzazione e dunque più autentico e incontaminato, Nicola Saldaferri e Stefano Vaja sono partiti dall’attualità di un contesto sociale disgregato e frammentario dove la presenza contadina e pastorale è ormai sempre più marginale.
Lamenti funebri, giochi di mietitura, canti di lavoro e ninne nanne risultano pressoché scomparsi dalla prassi ordinaria così come è scomparsa la Lucania consegnata nelle foto di Pinna, Zavattini e Gilardi. Questi repertori sopravvivono nei ricordi delle persone più anziane per cui figure eccezionali, depositarie della memoria collettiva, possono ancora eseguirli su richiesta, animando non senza ironia "sceneggiate" utili ad evocare le cose di una volta. Si tratta però di sopravvivenze di un passato che non fa più parte delle manifestazioni sonore condivise dalla popolazione. In Lucania, come altrove, gli ambienti domestici e lavorativi sono saturi di suoni di altro genere, per lo più di provenienza radiotelevisiva: le ninne nanne sono state sostituite da musica per bambini riprodotte industrialmente, le attività lavorative non sono più accompagnati dai canti alla pisatura e le feste da ballo e i pranzi di nozze sono allietate da musiche da discoteca.
In un quadro musicale estremamente composito e fortemente condizionato dalla cosiddetta globalizzazione, si registrano però processi di rivitalizzazione e riappropriazione di alcuni fenomeni musicali agitati spesso, non senza contraddizioni, come veicoli di affermazione identitari dalle comunità locali. I repertori di strumenti come il tamburello, la zampogna e l’organetto, meno legati a specifici momenti occasionali o rituali, sono oggetto di una forte attenzione da parte di giovani esecutori che, formatisi talvolta in conservatorio, rimettono in circolazione strumenti e musiche dei "nonni" trascurati dai "padri", mentre si registra anche la ripresa di una tradizione artigianale che si riteneva prossima a scomparire. Più che da appartenenze territoriali, etniche o sociali, la produzione musicale lucana è oggi vissuta tramite processi che si attuano in un sistema di pratiche che coinvolgono la memoria e gli affetti. I momenti più significativi risultano quelli che registrano grandi aggregazioni collettive, come le feste calendariali e religiose, in cui si creano comunità temporanee dove persone di diversa provenienza trovano la ragione del loro stare insieme proprio nella condivisione dell’esperienza musicale e dove avviene la trasmissione di repertori musicali dai vecchi musicisti ai giovani esecutori.
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