012 E meta met’ e quanda voi mete
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Testo: E meta met’e quanda voi mete
invece da i ‘nniende i vaia’rrete
e meta mete ‘nghi la fauciie
ca lu padrone mi vo da lu fiie
ffacciat’ a la finestra o ricciolone
dammi nu riccio dei tuoi capelli
feri lu vende e tozzi la castagne
l’amore ‘miezz’a Callier’ e i ‘ngambagne
aria San Pietr’e aria San Giuvanne
e che bell’arie l’amora mi manne
o che bell’arie l’amora mi manne
l’arie li piie l’amore li lande
ma l’acque di lu mare fa li spricchitte
ma l’uocchie di l’amore fa li ccinnitte
vulesse passa lu mare ‘nghi la cannucce
[…] di Carminucce
vulesse passà lu mare si ie putesse
[…]
la mamma di l’amore ma ditti ladre
e ca so ‘rrubbate lu cor’a lu fiie
apprima ti vuleve mo nin di voie
e fatti lu paiarelle ca mi ta piia
fatti lu paiarella la casi pure
allora mi ta pie e cchiù sicure
coma facime amore si s’ingundreme
…abbasse lu core ci saluteme
Canto di mietitura. I canti di mietitura costituiscono il fulcro dell'espressione cantata nel repertorio regionale: lavoro, polivocalità, espressione di genere/condizione (quella femminile), uso della voce e timbro, trattamento dei testi.
Tra i canti di lavoro la stragrande maggioranza è chiamata canti di mietitura: i lavori connessi al raccolto del grano erano infatti, nella civiltà contadina, i più importanti: quelli che richiedevano un maggior dispendio di energie, e il cui risultato condizionava il resto dell'anno. Seguendo le differenze climatiche, da alcuni paesi abruzzesi si migrava a mietere nelle Puglie, poi si mieteva al proprio paese, ed infine, a luglio, nelle zone interne di montagna. I canti detti di mietitura venivano però eseguiti anche in contesti lavorativi diversi, che comunque si svolgevano all'aria aperta. Tale repertorio non è di genere essendo collegato a momenti di lavoro promiscuo. Le voci femminili, comunque, sono quelle che conducono il canto. Le caratteristiche proprie del canto di lavoro (andamento della melodia, rapporti tra le note) e le modalità di esecuzione (tipologie diverse, qualità delle voci) ne fanno sicuramente una testimonianza arcaica del modo di cantare contadino. Credo si possa dire che entrambe le "tipologie" di canto conosciute dalla cultura popolare abruzzese, monodico e polivocale, siano fortemente influenzate dallo stile dei canti di mietitura, che rimane l'occasione primaria di espressione. Il canto polivocale, soprattutto, nasce nei contesti lavorativi per poi essere praticato in situazioni diverse senza perdere la connotazione originaria. Questo modo di cantare è infatti fortemente caratterizzato dall'interpretazione individuale, se monodico, e dalla qualità timbrica, se polivocale.
La costruzione della bivocalità di base di questo repertorio è visibile nel sonogramma Caldarimin9:55, corrispondente al distico ai minuti 09:55, in questo caso eseguito da due sole esecutrici a cui avevo chiesto di farmi "sentire lu avete e lu basse". - Durata: 09:27
- Data: Mercoledì, 24 Giugno 1992
- Luogo: Caldari di Ortona
- Provincia: Chieti
- Regione: Abruzzo
- Esecutore: Argentina Lanari, Maria Scopinaro, Maria Vincenza D'Annibale, Maria Tamagnini: voce
- Autore: Domenico Di Virgilio